Tavecchio e Malagò «Un atto eversivo» «Ora leggi speciali»

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La Gazzetta dello Sport (A. Catapano) – Sconcerto. Ma non stupore. Il Viminale lo dice da tempo: «Prima o poi ci scapperà un altro morto». E, solitamente, aggiunge: «Se il calcio non dà il suo contributo…». Ora sbotta anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, durissimo nel commentare gli episodi criminali di Torino. «Non se ne può più, sono stanco — dichiara il numero uno dello sport italiano —. In tutti i fine settimana si vorrebbe commentare quanto di buono arriva dagli altri sport e invece si finisce sempre soffocati da quello che succede sui campi di calcio. E questo nonostante i rimedi e gli sforzi degli ultimi mesi. Evidentemente — annuncia Malagò —, bisogna affrontare nuovamente il problema. Domani (oggi per chi legge, ndr) incontrerò Alfano e gli chiederò leggi speciali». RISPOSTA DURA Dunque, il calcio, ancora una volta, finisce sotto accusa. È un ritornello sempre più stanco, ma non passa mai di moda: l’atteggiamento delle società nei confronti dei violenti, a parte rare eccezioni, continua ad essere ambiguo; gli investimenti per prevenire le violenze ridotti all’osso; le dichiarazioni dei dirigenti, a parte quelle più recenti di James Pallotta, apprezzate dal ministero dell’Interno ma non a caso rimaste isolate nel mondo calcistico, assenti o faziose. E non fanno eccezione, in questo senso, gli interventi di ieri di Giuseppe Marotta e Pierpaolo Marino, che il Viminale non ha gradito. Perciò, il 16 aprile scorso nessuno si stupì che al convegno sulla violenza negli stadi organizzato da La Sapienza con le massime autorità di pubblica sicurezza, le istituzioni calcistiche fossero assenti in massa. E nessuno si è stupito che ieri, pur di fronte a episodi criminali, sia pervenuta solo una voce delle istituzioni calcistiche, quella di Carlo Tavecchio. La questione, presumibilmente, riempirà il Consiglio federale di oggi, che già aveva all’ordine del giorno la discussione sulle sanzioni da applicare ai giocatori che intrattengono rapporti con gli ultrà. Ma i club faranno sul serio? «Buttare una bomba carta in una curva di uno stadio è un atto eversivo, oltre che premeditato — dice il presidente della Figc —. Cosa c’è di più grave che lanciare una bomba? Ora per i responsabili ci vogliono sanzioni penali di massimo livello». Non solo. «La società è intrisa di violenza e il calcio non può rimanerne fuori, anche se c’è bisogno di risposte repressive — annuncia il presidente federale —. Bisognerà valutare attentamente quanto accaduto, sentiti gli organi di giustizia, per poi prendere provvedimenti conseguenti di ordine pubblico». TUTTO E NIENTE I primi provvedimenti arriveranno oggi e li firmerà Gianpaolo Tosel. Il lancio di pietre al pullman juventino è fuori dalla sua giurisdizione, la bomba carta che ha fatto dieci feriti nella curva torinista ci rientra benissimo. Il giudice sportivo deciderà sulla base del referto degli ispettori federali. Per il Codice di giustizia sportiva quanto accaduto all’interno dello stadio Olimpico è catalogabile come «fatto violento da cui derivi un pericolo per l’incolumità pubblica o un danno grave all’incolumità fisica di una o più persone ». Punibile, in casi particolarmente gravi o se il club sia già stato diffidato, con una o più gare a porte chiuse o con una o più gare con un settore privo di spettatori. Qualora il club sia già stato sanzionato, invece, possono arrivare anche uno o più turni di squalifica del campo. Di contro, c’è anche la possibilità che il club sfrutti una serie di attenuanti o esimenti, previste per le società più diligenti in materia di contrasto alla violenza: è il caso della Juventus, che in linea di principio, quindi, potrebbe ottenere un alleggerimento della sanzione. Non è tutto. Codice alla mano, per l’introduzione della bomba carta il giudice potrebbe rilevare anche una responsabilità oggettiva del Torino, come società ospitante. Un solo dubbio, invece, sulla sanzione da applicare per il cazzotto di German Denis a Tonelli nel post-Atalanta- Empoli: se la condotta violenta del centravanti argentino sia da considerarsi o meno particolarmente grave, nel qual caso gli arriverebbe una stangata (almeno 5 turni di squalifica). «Mi aspetto sanzioni molto gravi — auspica Tavecchio: i giocatori devono darsi una calmata, il campo e i suoi dintorni non sono un ring».

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