Szczesny-Edin, è uno schema

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Corriere Dello Sport (R.Maida) – E’ nato un nuovo schema nella Roma: si chiama schema Dzeko. Dzeko prende palla addosso, si gira e punta la porta, come ha fatto lunedì nel primo tempo (due volte) contro Donnarumma. Ma a Dzeko, certe volte, per incidere sulle partite basta un lancio lungo di un ex avversario di Premier League: il portiere Szczesny, che «ha piedi da trequartista» secondo Spalletti anche se non si riconosce affatto nel ruolo di smistatore di palloni. Pensate che, secondo uno studio Opta, da nessun altro compagno di squadra Dzeko ha ricevuto così tanti passaggi in questo campionato: 44.

RIFIATARE – Per molti aspetti il lancio lungo verso il totem davanti è una risorsa antica. Il Bologna di Ulivieri viveva delle spizzate del suo centravanti, lo svedese Kennet Andersson, che di testa era così immarcabile da suggerire agli avversari di non sfidarlo neppure. Quando il pallone transitava dalle sue parti, i difensori si preparavano al tocco aereo cercando di prevederne nel più rapido tempo possibile la destinazione. Con Dzeko non sempre succede lo stesso perché il romanista ha una qualità in più rispetto al rivale: sa giocare molto bene anche palla a terra. Lasciargli lo spazio per atterrare il pallone e utlizzarlo può essere addirittura controproducente. Fatto sta che Dzeko, specialmente nel secondo tempo di Roma-Milan, ha contribuito almeno quanto il marcatore Nainggolan alla vittoria, facendo salire la squadra, consentendole di respirare, e anche innescando alla sua maniera i movimenti offensivi dei compagni. Pur non segnando, come è successo nelle ultime due partite, Dzeko ha saputo imprimere il suo timbro sulla partita. Guarda caso giusto ieri mattina il quotidiano Marca, nel commentare il sorteggio di Euroleague che opporrà il Villarreal alla Roma, ha definito Dzeko (5 euroreti nel girone) «il leader di un attacco che spaventa».

COMPARE – Ma anche Szczesny, con i piedi e con le mani, ha dato una spinta alla squadra. Il rigore parato sullo 0-0 è stato un momento da ricordare: l’ultimo portiere a neutralizzare un rigore decisivo con la maglia della Roma era stato il brasiliano Julio Sergio in un derby, nell’anno dell’appassionante rincorsa di Claudio Ranieri all’Inter di Mourinho. Sei anni sono passati da allora. «Ma ho solo rimediato a un mio errore – minimizza Szczesnyil fallo era stato mio. Dovevo per forza farmi perdonare». Obiettivo riuscito da parte di un professionista che passa ore a studiare gli avversari prima delle partite. Aveva già fermato Palladino in Roma-Crotone e ipnotizzato Berardi in Sassuolo-Roma. Su 47 rigori in carriera, ne ha fatti sbagliare 12 all’interlocutore: non sono pochi. Aveva studiato anche Niang, verificando le sue abitudini di tiro («Dopo che sbagliava un rigore, cambiava angolo»). Per il resto, per completare il suo compito, ha dovuto soltanto lanciare Dzeko: come si dice a Londra, la sua Londra, la comfort zone della Roma.

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