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As Roma Match Program (T.Riccardi) – Torino-Roma del 24 settembre 2016 è stata una delle partite peggiori dell’ultimo anno della Roma. Difficile dire se la peggiore in senso assoluto, ma sicuramente paragonabile alla sconfitta di Lione in Europa League e ai derby della scorsa stagione tra Coppa Italia e ritorno di campionato. Sì, una delle più brutte, finita 3-1 per la squadra di Mihajlovic dopo i gol di Belotti e doppietta di Iago Falque. Tanto negativa che il tecnico Luciano Spalletti a fine partita fu durissimo nei confronti della squadra come probabilmente mai: “Bisogna cambiare il modo di pensare di certe menti deboli della squadra. Le partite si vincono con il sacrificio, non con il nome sulla maglia. Questi alti e bassi non vanno più bene. Ci sono sempre stati nella storia della Roma, bisogna fare qualcosa per cambiare questo atteggiamento”. Torino-Roma 3-1 del 2016, però, ha rappresentato una sorta di svolta per la Roma di oggi. Non solo per le dichiarazioni del tecnico che ora non c’è più, ma anche per un ideale passaggio del testimone. Quell’uno, quell’unico gol giallorosso lo segnò Francesco Totti su rigore. Non certo la più bella rete della sua collezione, ma con un significato preciso. È stata l’ultima in Serie A della carriera. La prima la segnò al Foggia all’Olimpico, l’ultima al Torino e sempre in uno stadio chiamato Olimpico. In maglia giallorossa la prima, in maglia bianca l’ultima. Non sarà l’ultimo sigillo in senso assoluto perché poi segnerà anche in Coppa Italia al Cesena, regalando la qualificazione alle semifinali. Statisticamente, però, quello ai granata è il numero 250 in campionato. Cifra tonda e definitiva. Il numero 10 è anche il migliore in campo tra i giocatori di movimento. Il voto più alto lo prende il portiere Szczescny (7), ma Totti strappa comunque la sufficienza. La Gazzetta dello Sport gli dà 6 in pagella: “Applausi bipartisan. Tocca quota 250 gol, diventa anche mediano”.

Tra gli insufficienti, invece, spicca un altro attaccante. È Edin Dzeko. Il centravanti sbaglia un paio di occasioni ghiotte e poi viene trascinato dalla prestazione no del collettivo. Forse è il punto più basso dell’esperienza del bosniaco nella Capitale. Facile è cadere in errore, molto più complicato è rialzarsi e far ricredere tutti. Ecco, Dzeko da quella partita si trasforma in uomo gol implacabile e immarcabile. Da quel 24 settembre 2016 “switcha”. Cambia passo. Inizia a fare un gol a partita – più o meno – e non si ferma più. Nella gara successiva segna con l’Inter e fa la differenza contro i nerazzurri. Dopo ancora va al San Paolo e spariglia con una doppietta mortificando gli azzurri di Sarri. Una dopo l’altra, arriva a 39 gol stagionali. 39. Mai nessuno ci era riuscito con la maglia della Roma in una sola annata. Non solo, non ci era riuscito nemmeno nessun altro giocatore del campionato italiano. Né Van Basten, né Batistuta, né Higuain, né nessun altro specialista acclamato e strombazzato dell’area di rigore nella storia della Serie A, dal 1929. E in questa nuova tornata targata Di Francesco, non ha pensato di fermarsi nemmeno per un attimo. Dieci gol nelle prime dieci partite. Una doppietta da impazzire contro il Chelsea nell’ultima sfida di Champions League allo Stamford Bridge. Ora Roma, la Roma, sono ai suoi piedi. Lui è rimasto lo stesso di sempre. Dalle vignette vergognose a oggi che è definito sul Corriere della Sera da Mario Sconcerti inferiore solo a Messi e Cristiano Ronaldo. Ma sullo stesso livello dei top player europei tra Suarez, Cavani, Icardi. No, anzi, per l’editorialista è anche meglio del centravanti dell’Inter. Perché Dzeko gioca per la squadra e segna. È un calciatore totale. Ora, a distanza di un anno, da quella gara di Torino, si può dire che la Roma abbia trovato anche un sicuro e affidabile dopo Totti in termini realizzativi. Già, perché il capitano con la fascia al braccio la porta Daniele De Rossi ed è un’assicurazione di romanismo. Ma dopo il più grande marcatore della storia, dal 1927, con 307 gol tra campionato e coppe, ora la Roma ha un bomber infallibile e invidiato da tutta Europa. È bello pensare che in quel Torino-Roma 3-1, nel giorno dell’ultimo gol in Serie A di Totti e in una delle partite più incolori di Dzeko, ci sia stato un ideale passaggio di testimone. Da Totti a Dzeko. Dal 10 al 9.

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