Stop allo stadio, la Regione attacca: “Comune confuso”

La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – Più bastone che carota. Conferenza chiusa, non si poteva fare altrimenti. Per motivi così noti da risultare, ormai, quasi ridondanti. Preso atto «dei pareri trasmessi dalle varie amministrazioni interessate e ribaditi, alla fine di marzo, con i pareri negativi dei rappresentanti unici di Roma Capitale e della Città Metropolitana» e considerato «il mancato completamento della variante urbanistica da parte di Roma Capitale e l’avvio del procedimento di apposizione di vincolo da parte del Mibact», ieri la Regione ha fatto calare il sipario sullo stadio della Roma a Tor di Valle, chiudendo il primo atto. E come era logico attendersi, dopo mesi di guerra fredda tra Campidoglio e Pisana, ha accompagnato l’esito negativo con un piccolo impietoso riassunto di come si è consumata la vicenda. «Si chiude una prima fase richiesta dal Comune di Roma Capitale che, per sette mesi, ha impegnato molte pubbliche amministrazioni anche a decifrare pareri confusi e contraddittori», dichiara l’assessore all’Urbanistica Michele Civita. Uno schiaffone, non c’è che dire. Mentre l’avviso che lancia ai naviganti, più che fare male, fa riflettere. «Auspichiamo che la revisione, da poco avviata, per modificare il progetto, sia rapida e chiara, a garanzia dell’interesse pubblico». Che sia chiaro a tutti: sulla pubblica utilità del progetto, la Regione non farà sconti.

CHANCE – La carota, invece, è nella piccola finestra che si concede alla Roma per accorciare di 2-3 mesi i tempi della prossima Conferenza. «Il proponente, anche considerando che Roma Capitale, con propria deliberazione di giunta comunale del 30 marzo, ha avviato il procedimento di revisione del progetto come condizione necessaria per la dichiarazione di interesse pubblico – si legge nella nota della Pisana -, avrà tempo fino al 15/6/2017 per presentare le controdeduzioni, anche mediante una diversa formulazione che, mantenendo le opere pubbliche e di interesse generale e garantendone la contestuale esecuzione con quelle private, potrà determinare l’avvio di una nuova conferenza dei servizi». Una chance per bypassare la fase preliminare della nuova Conferenza, ma ad una condizione: che, di fatto, il nuovo progetto mantenga la pubblica utilità del vecchio, compreso l’obbligo di completare tutte le infrastrutture prima dell’apertura dello stadio. Riuscirà l’amministrazione a Cinque stelle a mantenere questo impegno? Sarebbe già un passo avanti se entro la metà di giugno votassero pubblica utilità e variante al piano regolatore. «Entro giugno la delibera andrà in aula e il ritardo sarà solo di qualche mese – assicura il capogruppo Paolo Ferrara -. Comunque la prima pietra potrà essere posata nel 2018». All’inizio o alla fine?

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