Spalletti: «Roma stanca? No, abbiamo ancora da dire tante cose…»

La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – «Non siamo stanchi. Anzi, siamo pronti. E io ho tante cose da dire e i giocatori tante cose da fare». La ripartenza di Spalletti è tutta qui, nel voler mettersi subito alle spalle il derby perso in Coppa Italia con la LazioLoro ora hanno il 70% di possibilità di andare in finale e hanno festeggiato, ma noi non abbiamo paura») e, magari, ipotecare fortemente il secondo posto, battendo oggi il Napoli, spedendolo poi a -8. Del resto, Spalletti alla guida della Roma non ha mai perso contro i campani (sei vittorie e due pareggi) e lo stesso Sarri non ha ancora mai vinto contro i giallorossi (due pareggi e quattro sconfitte, tra Empoli e Napoli). Insomma, i numeri sono tutti dalla parte di Spalletti. Ma forse è anche per questo che, alla fine, forse è meglio non fidarsi poi troppo.

NIENTE ALIBI – Ed allora il leit motiv alla vigilia è proprio quello, dare una spallata all’ipotesi stanchezza. «Quella di oggi è una partita delicata, difficile per tanti motivi – continua l’allenatore della RomaCi vorrà attenzione, forza e qualità. Poi è vero, le partite ravvicinate tolgono anche energie. Ma noi non siamo stanchi e non vogliamo fare compassione a nessuno: ci giocheremo la gara con le stesse possibilità del Napoli, nonostante loro abbiano riposato un giorno in più». E per Spalletti l’incubo stanchezza non riguarda neanche Dzeko. Almeno per ora. «A Milano ha giocato una grande partita, con la Lazio è stato sottotono. Ma per dire che è stanco ci vogliono almeno un paio di gare, altrimenti può essere anche solo una partita sbagliata, che capita». Oggi, dunque, ci può essere anche qualche indizio in più.

IL RARO… – Poi Spalletti scivola su altri temi, probabilmente anche più importanti per il peso specifico e la valenza che hanno nella vita quotidiana e nell’educazione civica e sociale. Il razzismo e i buu rivolti mercoledì dai tifosi della Lazio a Rüdiger (che ieri, tra l’altro, ha compiuto 24 anni). «Per essere al pari con il calcio europeo ci vuole un percorso etico, queste cose ci fanno restare indietro – dice Spalletti – Non vedo nessun significato educativo nelle nostre prese di posizione, mentre bisognerebbe attaccare chiunque si macchi di queste cose. Personalmente penso che i razzisti meriterebbero di vivere come un mio vecchio amico, “il raro”, che aveva due grandi occhi celesti ma era cieco. In Toscana nel mondo del calcio lo conoscevano tutti. E io, Montella e Prandelli lo abbiamo portato spesso in giro. Quando avvertiva una persona spalancava quegli occhi lì perché voleva vederle, conoscerle. Ecco, i razzisti dovrebbero vivere per un po’ come lui. Poi avrebbero la possibilità di valutare le persone per come sono fatte e non per il colore della pelle».

IL FUTUROChiusura, inevitabile, con la questione contratto. Stavolta indirettamente, di rimbalzo dalla questione Luis Enrique: «Potrebbe essere diverso annunciare il proprio addio nell’ambiente Barcellona o in quello Roma. Qui siamo più bravi a discutere di molte cose, c’è una passione dialettica alimentata dalle radio. La cosa più corretta, secondo me, è informare la società e poi lei ne fa l’uso che preferisce. Il giusto è questo. E se mi chiamano io la risposta alla società la do…». È un messaggio? Forse sì…

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti