Spalletti: “La squadra è maturata. Vogliamo vincere questa semifinale. Il derby vale triplo. Nainggolan è un animale raro” – FOTO e VIDEO

Pagine Romaniste (F.Biafora – E.Bandini) – Luciano Spalletti, tecnico della Roma, è intervenuto in conferenza stampa alla vigilia della partita contro la Lazio. Queste le sue parole:

Inizia Spalletti con il bollettino: “Rispetto a Florenzi lo sapete, deve rifare tutto il percorso, sarà abbastanza lungo. L’ho incontrato ora, l’ho visto dentro lo spogliatoio, ha sempre questo sorriso stampato fin dal primo momento che gli è risuccessa questa cosa impossibile e quello secondo me è il miglior viatico per essere il prima possibile a disposizione. Nura sta proseguendo tutto regolarmente e fra un po’ si allenerà con noi. Emerson ieri si è allenato e non ha sentito niente, se tutto va bene oggi è a disposizione. Spalletti nessuna novità, niente di nuovo, si prosegue sulla stessa strada“.

Come è cambiata la Lazio in questi mesi?
Secondo me la Lazio era stata costruita perché avesse un successo come sta avendo, è stata costruita bene. L’unico dubbio mi sembrava fosse l’allenatore, ma lui ha dimostrato di non essere il rincalzo di nessuno, può ambire ad allenare squadre di questo livello. Abbiamo di fronte un avversario forte.

Le tre partite della settimana cosa tolgono di più?
Sono tre partite che stimolano moltissimo e non tolgono assolutamente niente. Questo è il nostro mondo, il livello di calcio e di confronto che volevamo raggiungere, ci siamo dentro fino al collo, è il nostro ambiente, è una cosa normale. Dal punto di vista fisico ci saranno delle dispersioni, saremo costretti a cambiare qualcuno in queste tre partite, però sono convinto che la squadra si farà trovare pronta in qualsiasi scelta che farò e cercherò di creare meno problemi possibile, ma non dipenderà mai dai calciatori. Loro hanno fatto un’evidente maturazione ormai, nel discorso di domenica sera prima della partita si è toccato questo tasto con la squadra, si percepisce che c’è un cambiamento, una sostanza che si chiama maturazione, che la squadra ha fatto. E’ una cosa fondamentale, soprattutto la forza mentale per andare ad affrontare questo periodo, che ci vede di fronte a delle squadre di grandissimo spessore.

La Roma arriva meglio al derby. Si aspetta un atteggiamento conservativo da parte della Lazio?
Io non so come ci arrivo, non sappiamo mai come ci arriviamo dentro le cose, è una questione di quello che è successo, ma sappiamo come possiamo uscirne. Perché possiamo determinare dentro la partita come uscirne. Quello che riusciremo a fare è che come ne usciremo e come ne usciamo. Noi vogliamo uscirne bene. Loro giocheranno la partita che sono abituati a fare, non li ho mai visti cambiare totalmente il suo modo di essere, li ho visti spesso. Riescono a compattarsi benissimo sotto palla e ripartire, ma ogni ripartenza è fatta di corsa e qualità, hanno giocatori di forza fisica, velocità e tecnica. In tutte e due le cose che sceglieranno sono e saranno squadra e noi dobbiamo fare altrettanto mettendoci qualcosa in più, perché vogliamo vincere questa semifinale.

E’ una sfida tra due grandi tridenti d’attacco. Qual è la forza, l’unicità di Dzeko, Nainggolan e Salah insieme?
Proprio per le qualità un po’ diverse fra loro possono essere il completamento di un assieme di una forza che dà sempre sbocchi importanti. Uno è fisico e tecnico, uno è veloce e leggero, ma velenosissimo quando va attaccare la porta come Salah, l’altro è un giocatore che sa fare tutto, gli puoi chiedere qualsiasi cosa e lo sviluppa. A volte ho visto che vi siete divertiti a trovare degli aggettivi che lo riguardassero, a fare dei paragoni, io direi che lui è l’evoluzione della specie calciatore. Se ne hai 10 di Nainggolan, sono convinto che fai una squadra fortissima, anche senza badare al ruolo. Prendi 10 Nainggolan e li butti dentro la partita viene fuori una squadra fortissima. Diventa facile trarre delle conclusioni che è un reparto fortissimo e un reparto di quelli che fanno da traino alla squadra. Sono importanti e sono convinto che ci porteranno fino in fondo in questo modo che stanno gestendo adesso.

Cosa cambia nella preparazione del derby visto che c’è anche il ritorno?
Secondo me è molto simile alle altre, perché deve essere una costante quella di dare tutto quando fai questo lavoro qui, quando hai alle spalle una città e un pubblico come quello della Roma. Quando sei un professionista, come dicevo prima, hai degli obblighi di professionalità e di competenza, devi far vedere convinzione e forza, da parte mia, ma anche dei calciatori. Il derby vale triplo, non doppio: la partita, l’accesso alla finale, che si giocherà a Roma, poi sta a cuore ai nostri tifosi e noi siamo sensibili a ciò che sta a cuore ai nostri tifosi. Secondo me abbiamo raspato sul fondo del barile sempre nell’avvicinarsi alle partite. Non ho mai visto l’atteggiamento o il sopracciglio di quelli che non gli interessa la causa per il motivo per cui siamo qui. Questa volta, se ci fosse ancora dello spazio, si va ancora più dentro per raspare ancora più in profondità.

Nel derby si annullano le differenze tecniche o è un pensiero provinciale?
Dipende dalle differenze, se si fanno degli accostamenti dipende dalle differenze. Anche se il derby avvicina molto quelle che sono le qualità e le possibilità, qualsiasi partita ha dei punti in comune, il derby ne ha molti di più, li avvicina ancora di più. In questo caso qui c’è meno differenza, tra Roma e Lazio c’è meno differenza che tra Juventus e Torino, per cui sarà sicuramente e probabilmente una partita più equilibrata di quella che potrebbe essere l’altro derby. Ha fatto vedere spesso che il fattore emotivo ti può dare e ti può togliere qualcosa, c’è un po’ di paura, di timore ad affrontare delle situazioni e portare avanti dei concetti dentro la partita. Quando ti bussa il timore alla volta ci deve essere il coraggio di aprire e di guardarla, così che va via da solo.

E’ meglio arrivare favoriti o sfavoriti al derby?
Chi dice che la Roma è favorita a volte è chi ha fatto i tweet dicendo che, per vedere Dzeko fare gol, bisogna togliere le porte da fondo campo, dicendo che Emerson non è da considerare nei venti calciatori della rosa, dicendo che Jesus è un avanzo dell’Inter. C’è da vedere chi lo dice. I tweet rimangono, quello che si scrive non va via. Non vedo la Roma favorita. Ci sono due squadre forti che si confronteranno ad armi pari, tutte e due hanno portato avanti un discorso fatto di gioco e di vittorie, di componente squadra, di assieme, senza andare ad approfittare di niente, ma solo della loro forza. Noi abbiamo probabilmente degli obiettivi ugualmente importanti oltre a quello che può essere questa partita qui, ci sono delle altre cause di quello che è la composizione di un lavoro, di un programma di squadra e societario, loro danno molto a questa, dipende anche lì come la gestiranno questa tensione di dare tutto a questa partita qui. Intanto siamo migliorati, non ho visto video girare intorno a questa partita che richiamano guerre ed armamenti, per cui è segno che siamo migliorati.

Quanto incide il pubblico in questo derby? Ci saranno solo 8mila romanisti…
Per me, per fare una sintesi finale, conta questo derby, l’ultimo, i derby precedenti non contano niente. Se qualcuno verrà vedere nella partita di domani una curva vuota quella non sarà la nostra, quella è un luogo di riferimento della passione dei nostri tantissimi sportivi, quella è casa nostra, la Curva Sud è casa nostra. Se si guarda a casa nostra si vede sempre piena, io se mi immagino casa mia la vedo sempre piena, idealmente è così. Le statistiche dicono che siamo tantissimi ed in continua crescita. Ovunque si respira aria giallorossa, qui è dipinta l’aria, non è solo annusabile, è visibile. Domani curva piena, pienissima. Dentro il cemento della curva scorre giallorosso, per cui è il nostro luogo, casa nostra, un riferimento, che sarà sempre un luogo affollatissimo e che noi vedremo sempre pienissimo.

La più grande intuizione da quando è allenatore è quella di Nainggolan?
Perrotta è uno che gli assomigliava molto a Nainggolan, se gli si chiede di fare un tempo lo farebbe ancora, soprattutto domani, è fisicamente a posto. Sono dei giocatori che sanno far tutto, sono partiti dal niente e non hanno bisogno di essere etichettati per ritagliarsi i loro spazi. Mi ricordo la prima volta che incontrai Perrotta a cena da Checco alla Scapicollo, lo trovo lì e lui mi viene a salutare dicendomi che aveva difficoltà e che poteva giocare ovunque. Lì ancora il concetto di squadra era labile. Nainggolan lo puoi mettere dove vuoi, si adatta a fare qualsiasi cosa, se tu gli chiedi, lui codifica e va, se lo lasci stare va più di quello che gli chiedi, perché immagini che abbiamo 10 di benzina, lui in riserva ti dà lo strappo per fare altri due chilometri e fare il pieno al distributore. Vuol dire andare a cercare di farmi dei complimenti che in questo caso non ho, perché lo abbiamo visto che è un giocatore forte. Se lo metti davanti alla difesa magari ti raddoppia quella qualità lì, lui racchiude la personalizzazione di tanti altri ruoli e tanti altri calciatori. Ti bastona con quei gol e ti rincorre uno al limite dell’area arpionando la palla. Non ce ne sono tanti che fanno entrambe le cose. Ti porto due esempi che sono difficilmente accostabili, ma ne posso mettere altri: fa un dribbling nello stretto sul primo gol e allo stesso tempo rincorre dieci giocatori e fa sette, otto battute addosso agli avversari per togliergli il tempo e lo spazio di giocata. E’ un animale raro, per cui non ho nessun merito.

Viste le caratteristiche di Nainggolan la squadra potrebbe correre il rischio di diventare troppo dipendente dalle sue caratteristiche?
No, anche perché la squadra è forte. E’ un po’ quello che abbiamo cercato sempre. Se si parla di maturazione è proprio attraverso l’esser cresciuti su delle qualità complessive dell’addizione dei calciatori stessi, sennò non potremmo dire questo. Ci sono anche delle partite dove lui non ha giocato, anzi c’è un mini periodo dove lui non ha giocato, ho scelto altri e la squadra ha vinto lo stesso. Sennò si torna a rifare gli stessi errori che abbiamo fatto fino a questo momento qui, la Roma non è un calciatore solo, la Roma è una squadra, una società, un assieme di impegno e di conduzione professionale che poi porta ad un confronto contro un’altra grandissima società o contro altre grandissime società. Radja ha risposto bene domenica: “Io faccio questo per la squadra perché loro mi aiutano a fare questo” ha detto a fine partita. Quella è la soluzione a tutto, è lo svolgimento di tutto, perché probabilmente essendo una squadra che ora ha questo equilibrio lui riesce a metterci qualcosa in più, perché altrimenti non poteva darci sempre un contributo esclusivo e fondamentale. Messo dentro una squadra forte il suo contributo è ancora più evidente. Il ragionamento generale è quello lì, abbiamo bisogno di un’addizione di calciatori forti per avere una squadra forte. Un calciatore forte da solo non può mai far vincere una squadra. Il potere assoluto toglie qualsiasi voglia di cercare soluzioni, il potere assoluto a volte ti dà l’interesse della gestione e basta della tua gestione, non ti fa andare a cercare qualcosa in più rispetto al momento che stai vivendo, perché non hai nessun confronto. Diventa fondamentale la crescita generale di una squadra forte.

De Rossi potrebbe riposare domani?
E’ un modo carino per chiedermi qualcosa della formazione, io ti capisco, ma tu devi capire me, in questa partita qui diventa difficile andare lì dentro. Effettivamente li devo rivedere. Qualcuno ha giocato questi 90 minuti giovedì e altri 90 minuti domenica. De Rossi l’ho fatto giocare giovedì proprio per dargli quel senso ad una partita che sembrava scontata, è il capitano ed è una partita importante. Poi non l’ho messo nelle giuste condizioni, ma l’intenzione era quella lì. Si tiene conto un po’ di tutto. La risposta voleva evidenziare che sempre si sta attenti a più di un dettaglio, per cui ci si fa attenzione anche adesso. Però è soprattutto quello che fanno vedere loro nell’allenamento di oggi pomeriggio, devo vederlo in campo, bisogna vedere le botte prese e le sensazioni, per cui non te lo dico se gioca domani.

Secondo lei domani è un esame che deve superare anche l’Olimpico?
Io sono sempre fiducioso, è un’occasione importante da cogliere quella messa a disposizione. Quando ci sono due pensieri totalmente diversi, come successo per lo stadio, il punto di incontro sta sempre a metà. E’ difficile che uno poi sia nelle condizioni di doverti concedere tutta la sua ragione, dobbiamo fare quello che è il nostro ruolo, fare bene quello che è il piacere, il nostro obiettivo, ovvero vivere queste serate e questi momenti qui. Noi tutti dovremmo avere quello come punto più alto nella nostra ricerca in quello che sarà il nostro comportamento domani sera. Se vado ad assistere a Roma ad una partita di notte, con le luci, è più bello, c’è più atmosfera. Mi è capitato di andare in giro per il mondo e le più belle partite si giocano in notturna, ci si diverte, si ride, si mischiano i colori, deve essere così. Loro ci danno un’occasione, il punto d’incontro sta a metà e noi dobbiamo andare verso questo punto d’incontro. Se non fossi in campo domani andrei a vedere la partita. Tiferei per la squadra, accetterei qualsiasi risultato e tornerei a casa raccontando le cose belle a mia figlia nel percorso di strada per tornare a casa.

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