Spalletti: “Immagino cosa sarebbe vincere un campionato a Roma dopo aver visto la festa di Francesco ieri”

Il tecnico della Roma Luciano Spalletti è stato intervistato durante il programma “La partita perfetta“. Queste le sue parole:

Sei andato vicino a vincere quest’anno…
Finire il mio lavoro, è stato sistemato il discorso e la conclusione è stata questa. Sono venuto perché la Roma era in un brutto momento, si viene a lavorare cercando di creare quei presupposti che la Roma deve avere. Non abbiamo vinto ma chi la vuole intendere come una sconfitta deve sapere che abbiamo lavorato tanti anni per raggiungere la “sconfitta” di ieri.

Il Napoli?
Ha giocato un calcio e un campionato da paradiso. Quella tecnica, quella velocità, quel capire quando venire tra le linee e andare dietro i difensori, è una roba bellissima da vedere.

Le tue idee tattiche quando sei tornato? Hai dovuto cambiare molto?
Chiaro che l’idea si ha, a me piace il 4-2-3-1 ma poi bisogna conoscere quello che hai a disposizione. Subentrando si deve valutare quella che è la condizione generale e la qualità dei calciatori. Vanno considerate anche altre cose tipo la condizione mentale, c’è subito da fare risultato. Infatti pareggiammo col Verona non appena arrivato, però poi il cambiamento psicologico la squadra lo subisce. Il vantaggio del subentro poteva essere attuato, anche perché il Verona ti permetteva di reagire, senza nulla togliere a loro.

Si è fatta strada la difesa a 3 e mezzo…
Questo è un po’ il calcio più vecchio, quando giocavamo anche noi che avevamo il tornante e il fluidificante che rientrava e riformava tutti e sei. Abbiamo fatto questa sintesi dei calciatori che stavano meglio, bisognava riprendere confidenza col gioco e poi vennero fuori queste punte mobili che non davano riferimento e che erano bravi a fare movimento. La sintesi è che l’anno scorso la squadra era più corta, quest’anno l’abbiamo allungata di più. Non vuol dire meglio o peggio, ma è chiaro che allungarla ti toglie quella densità intorno alla palla, cosa che il Napoli ha trovato con Mertens che non dà riferimenti. El Sha, Salah, la vogliono sui piedi perché poi ti puntano. In questo accorciare spazi c’è il problema per la linea difensiva avversaria.

Simone Beccaccioli?
Figura importantissima, è una persona squisita e poi ha una professionalità totale, è quello che ci fa tutto. Mi dice che è così.

Quanto fai vedere i video ai tuoi giocatori?
Dipende che video, ma in genere 20 minuti. Noi ne vediamo uno per le palle inattive e poi sulla tattica di squadra, poi anche sugli avversari per prenderci qualche vantaggio. E poi quando rientriamo il lunedì o il martedì analizziamo noi stessi.

C’è qualcuno che guida la linea difensiva a voce?
Di solito devono parlare tutti, cosa che noi facciamo poco. Poi diventa difficile mantenerli allineati, i gol di ieri raccontano che non siamo allenati benissimo.

Le disattenzioni difensive da dove provengono?
Manolas può recuperare 2 metri a tutti, così come Rudiger, Fazio un po’ meno. Noi abbiamo avuto complicazioni o forse quel ritardo di non aver potuto lavorare con tutta la linea difensiva in estate. È lì che si hanno quando stai quei 20 giorni assieme i lavori e i recuperi assieme. Stai in campo a fare quelle cose particolari che sono riservate per queste intese, dove metti in atto quella compattezza di reparto o le intuizioni assieme. Fazio è arrivato tardi, Juan Jesus è arrivato a Pinzolo. Lo stesso Mario Rui arrivò tardi, per cui quel periodo lì tu perdi quei giorni di lavoro. Quest’intesa così si posticipa un po’.

Sarri pretende di lavorare 20 giorni con tutti in ritiro…
Sarri è il più forte di tutti sotto quest’aspetto. Ha fatto vedere sul collettivo che ha inciso moltissimo. Ha ragione ad essere dispiaciuto per essere arrivato terzo perché la sua squadra ha giocato un grande calcio. Secondo me l’ha giocato anche la Roma, mi piace poco quando parla dei rigori anche se è un amico. L’anno scorso siamo arrivati a un punto, lui è stato bravo sul finale e noi nel periodo in cui ci sono stato io abbiamo avuto solo un rigore, mentre loro diversi di più.

Gli mostrano una foto di un’esultanza tra Dzeko, Salah e Strootman…
Questo è un bell’abbraccio, poi c’è lui che è il capocannoniere del campionato, gli va dato merito.

Che aveva l’anno scorso?
Succede che per esaltare una troppo una situazione se ne appiattisce un’altra e si verifica. Allora prendi posizione affinché siano esaltati più di una, lui l’anno scorso si sentiva più appiattito di tutti. Questa è proprio una chimica che si verifica nello spogliatoio, poi io ho peggiorato la situazione facendo scelte diverse ma Dzeko l’anno scorso forse stava peggio di altri dal punto di vista mentale. Io avevo da palleggiare, quindi forse gli altri erano più adatti a questa richiesta. Quest’anno ho fatto una scelta diversa sin da subito, gli ho detto di stare con me e di far vedere il suo valore. All’inizio gli ho detto qualcosa per farlo stimolare, poi quando lui risponde come è successo un paio di volte è segno che hai raggiunto l’obiettivo.

Quanto ha inciso Guardiola negli allenatori del calcio moderno?
Moltissimo. Ci sono stati allenatori che hanno lasciato il segno, Zeman, Sacchi, il taglio sullo spazio è tutto frutto di Zeman. Guardiola è stato bravissimo per il fraseggio palla sui piedi. Guardando il Barcellona dicevo che forse era esagerato, ma poi ho capito. Gli altri così faticano di più, corrono dovendo lavorare e fai fatica enorme. L’hanno preso un po’ tutti, il gioco di Sarri è un po’ questo, anche il Bayern di Ancelotti. Il Sassuolo di Di Francesco è più zemaniano, con gli esterni che tagliano e hanno una continua intercambiabilità tra le posizioni tra centrocampisti e punte. Anche questa è una cosa che ti devasta se non sai bene scambiarti l’uomo.

Potrebbe essere Di Francesco l’allenatore giusto?
Questa domanda si fa domani.

Gli mostrano l’assist di Totti a Dzeko in Roma-Sampdoria…
Questa è una palla che con i piedi che ha questo ragazzino può giocare anche dall’esterno. Un marchio di fabbrica, quando la palla va a lui, gli altri sono talmente abituati che lui la gioca di prima. Sanno che lui ha il potere di guardare dove non vede. Di questa cosa se ne parla, è diventato Totti perché ha queste intuizioni qui. Lui sceglie sempre la soluzione migliore quando ha palla tra i piedi, c’è il seguito poi a quella che è la sua scelta. Dzeko ogni volta che aveva palla lui andava la, aveva il guadagno.

C’era il rischio di far saltare la festa ieri?
Come facevamo a festeggiare se il risultato fosse stato diverso? Sarebbe stato un dispiacere, meno male.

Il sentimento di ieri?
L’ho subito questo sentimento, in questo anno e mezzo me lo ricordano tutti. Questo che abbiamo visto allo stadio ieri è un conto che mi è stato presentato, da allenatore devo fare scelte. Questo viene usato da me per dare stimoli alla squadra, lui non ha subito l’esaltazione perché se l’è guadagnata sul campo, lui è stato campione nella Roma che ha vinto dove erano presenti tanti altri campioni. In una Roma dove ci sono meno campioni e subiscono qualcosa anche per il pubblico che c’era ieri, può capitare che qualcuno vedendo l’ambiente di ieri inciampi nell’ultimo scalino dell’Olimpico. Con Emerson all’inizio per esempio, o Dzeko all’inizio.

Quest’amore non si poteva sfruttare in maniera diversa?
Secondo me ci si è lavorato, su quello che è stato il contenuto Totti in generale. Nella sua possibilità di distribuire le qualità nelle funzioni dell’affetto e delle qualità. Ho pagato 40 biglietti da regalare, ma di amici tifosi di altre squadre che volevano venire per Totti.

Ti capita di notte di pensare alla tattica?
Stanotte mi è preso un crampo e ho gridato aiuto, perché mi ritornava il film di finale di partita. Questo gol era tutto, la corsa è naturale. Noi eravamo qui per questo gol da un anno e mezzo.

Ci si lavora tanto alla fasi difensive?
Le difese su cui si lavora tanto si vedono, Sarri è il più bravo a fare tante cose. Ma anche la Juve, la sua linea difensiva è di quelle che hanno le capacità di muoversi assieme e di capire le intenzioni. Quei 3 magari si trovano anche messi male e sanno trovare la soluzione comunque. Chievo, Sampdoria, Empoli, sono quelle che ti stanno più addosso.

Gasperini e l’Atalanta?
Hanno strapotere fisico imbarazzante. Una corsa in tutti gli elementi nel mettersi uomo contro uomo che diventa difficile. Questo potere creano problemi, ti seguono sempre a uomo per il campo, loro arrivano prima nel buco che ti crei. La mettono sulla continuità per 90 minuti. Gasperini lavora sulla copertura di questi spazi con un lavoro 7 contro 7 sul campo normale. Se non hai chi fa 100 metri in 12 secondi diventa difficile.

Hai un rimpianto che ti porterai?
Io immagino cosa sarebbe vincere un campionato a Roma dopo aver visto la festa di Francesco ieri.

E di Francesco che ne sarà adesso?
Dal punto di vista mio gli si deve far fare il vicepresidente, non me ne vogliano Pallotta e i direttori. Dico quello che è il mio pensiero schietto, mi sembra che anche lui abbia l’idea che questo lo gratificherebbe. Anche parlando con lui, quest’incarico farebbe piacere, è giusto per quello che è il suo valore e la sua figura che la Roma può ancora utilizzare.

Se non ci fossero state le conferenze stampa quest’anno sarebbe andata meglio o peggio?
Sono importanti, si mandano segnali che lo spogliatoio assorbe. La mia prossima conferenza stampa sarà importantissima, vi dirò che siamo in Champions.

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