Spalletti II, lo zar. Bacchetta i suoi decide su tutto. Roma sull’attenti

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La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Dieci anni fa non era partito così bene. Ma d’altronde 10 anni fa Luciano Spalletti non aveva una Roma così forte e non doveva neppure rincorrere le prime posizioni della classifica: nel 2005 nelle prime 5 giornate fece 8 punti (con 7 gol fatti e appena 2 subiti), stavolta è a 10, tre vittorie, un pareggio e una sconfitta, peraltro ampiamente prevedibile, seppur in bilico per tre quarti di partita, contro la Juventus. Ha già superato Garcia, non certo quello perfetto del primo e del secondo anno, ma quello di questa stagione, che all’andata contro Verona, Juve, Frosinone, Sassuolo e Samp si è fermato a 8.

COMANDANTE – Mentre il tecnico francese fa il turista per sentieri di guerra, a Trigoria Spalletti, oltre ai punti, cerca di prendersi anche tutto il resto. E non tralascia nessun aspetto: dalla comunicazione («cerco di leggere tutto o quasi »), alla preparazione atletica («ascolto tutti, ma poi faccio come mi pare»), passando per la logistica (andare in hotel non serve, il ritiro si fa di nuovo a Trigoria) e, naturalmente, il lavoro sul campo, il tecnico toscano, forte anche dell’esperienza da manager in Russia, è comandante a 360 gradi. E non risparmia nessuno, anche pubblicamente, vedi Florenzi a Torino o Manolas e Rüdiger contro la Samp. Affronta tutte le questioni a viso aperto, per informazioni chiedere a Zukanovic, che quando voleva chiarimenti sulle dichiarazioni in merito a una sua presunta lentezza, ha ricevuto in cambio una spiegazione chiara con tanto di video della conferenza stampa in cui Spalletti gli ha fatto ascoltare le parole precise.

CALCIATORI FONDAMENTALI – «Io però non risollevo niente, perché un allenatore deve fare meno danni possibili e contano i calciatori», ci ha tenuto a precisare ieri, arrivando insieme a De Sanctis allo stadio Olimpico per l’incontro con gli arbitri. Cappello di lana, sorridente, certamente più sereno vista la vittoria contro la Samp e i pareggi di Inter, Fiorentina e Milan, Spalletti ha voluto anche chiarire di aver rivisto (a notte inoltrata) la partita contro la squadra di Montella: «Mi è sembrata migliore, però dobbiamo essere ancora più bravi, soprattutto nell’essere una squadra corta, altrimenti diventa difficile aiutarsi». Florenzi ha ammesso che i carichi di lavoro adesso sono più pesanti, Spalletti quasi contemporaneamente domenica notte ha ribadito che per lui allenamento e lavoro settimanale sono fondamentali e non ha problemi a confermare il concetto: «Noi dobbiamo evidenziare il sentimento che si porta dietro il nome di Roma, dobbiamo avere qualità interiori da mettere in mostra».

ORGANIZZAZIONE – Qualità, appunto. Parola chiave, da menzionare quando si parla del big match di sabato sera tra Juventus e Napoli: «Sono due grandi squadre, con due grandi allenatori e due grandissime società, è giusto, per quello che hanno dimostrato, che si giochino una partita del genere. Esprimono grande organizzazione, per come ti vengono a prendere alte e ti pressano. La Juventus per le qualità che ha fa delle scelte diverse con la linea difensiva, mentre il Napoli ti gioca più addosso e gioca più sull’attenzione alla palla che non all’avversario. Il Napoli rischia di più, ma non ti dà tempo come la Juventus, obbligandoti spesso a sbagliare». L’obiettivo sarebbe quello di creare la sintesi perfetta: la qualità di gioco palla a terra di Sarri e il carattere di Allegri. Spalletti, pur consapevole che soltanto la prossima stagione avrà a disposizione la sua vera Roma, ha intenzione di lavorarci già ad adesso. Da oggi, in particolare. Ieri ha concesso un giorno di riposo alla squadra, da stamattina tutti di nuovo sull’attenti.

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