Corriere dello Sport (D. Rindone) – Qui giace un guerriero, Sinisa Mihajlovic. È l’amico di tutti, lo circondano gli amici di sempre, lo onorano i popoli calcistici d’Italia arrivati davanti all’altare maggiore del Campidoglio, una cattedrale civile, dove è posto il feretro. È coperto dal drappo della Serbia, dalle maglie vestite nella Lazio con il numero 11 consegnate dal presidente Lotito, piangente.
Le sciarpe delle squadre che ha vissuto (Stella Rossa, Roma, Samp, Lazio, Inter), che ha guidato (Torino, Milan, Bologna) e che ha sfidato formano un rosario. Sulla bara grandeggia una foto di Sinisa, sorride alla vita prima che lo tradisse. C’è un’altra foto, risale a Bologna. Sinisa è col cappellone alla francese, è nominata “tutti per uno”, porta le firme del suo staff. Sedute da ore, accanto al giaciglio funebre, ci sono la moglie Arianna e la mamma Viktorija, le sue marie.
Poco più in là i figli e il fratello Drazen, il vice Tanjga. L’enormità corale del saluto a Mihajlovic è raffigurata dall’incessante corteo di gente iniziato alle 10 di ieri, terminato alle 18. Dieci, quindicimila persone, s’è perso il conto.
È stato l’assessore Onorato a fare le veci del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, impegnato fuori città, sarà presente oggi ai funerali: “Con il sindaco studieremo il modo più adeguato per ricordarlo al meglio perché la sua forza gentile è rimasta nei nostri cuori“. Dal corteo funebre, nascosti tra la folla, sono spuntati amici di Sinisa, compagni di vita e calcio, colleghi, dirigenti, leggende: Montella, Corradi, Fiore, Spalletti, Pradé, Corvino, Andrea Della Valle, Bruno Giordano, Giannini. E si è capito ancora di più quanto Sinisa sia riuscito a rendere la malattia un valore.
Accanto al feretro, per un paio di ore, sono rimasti Arnautovic e Soriano, fedelissimi di Sinisa a Bologna. La bara di Sinisa è rimasta in Campidoglio, stamattina sarà trasportata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Sarà l’ultima immagine della sua vita terrena, poi il guerriero accarezzerà i Campi Elisi.