Sindrome De Rossi. Dall’autogol con la Svezia a quello con il Barcellona, ma i compagni credono in lui

Corriere dello Sport (R.Maida) – Non è mai stato famoso per gli autogol, semmai per le frequenti reazioni nervose e per le conseguenti squalifiche, ma in cinque mesi ha determinato suo malgrado due delle sconfitte più importanti della carriera: prima dell’incredibile intervento in anticipo su Messi che ha trafitto Alisson al Camp Nou, si era trovato per caso sulla traiettoria innocua di Jakob Johansson deviando nella sua porta il tiro che ha deciso lo spareggio tra Svezia e Italia, sbattendo gli azzurri fuori dal Mondiale.

PANCIA – Evidentemente Daniele De Rossi, grande calciatore e uomo appassionato, deve quasi sempre fare i conti con un imprevisto nei momenti topici, ogni volta nuovo e ogni volta meno gestibile. Mercoledì a Barcellona aveva cominciato benissimo, era stato molto attento e preciso nel ruolo di schermo davanti alla difesa, aiutando i due centrali nel chiudere a tenaglia gli spazi al fraseggio tra Iniesta, Messi, Rakitic e Suarez. Poi però, terrorizzato dall’ennesimo tentativo di imbucata di Iniesta, è entrato con foga sul pallone diretto a Messi e l’ha trasformato in un fuoco amico letale. Non è un caso che il Barcellona provochi così tante autoreti alle avversarie di turno: sono state già 5 in questa edizione di Champions, che con il nuovo regolamento internazionale salva-attaccanti sono tantissime. Dipende dal fatto che, sotto poste a una continua aggressione, le difese vanno in tilt sul piano fisico e mentale, commettendo errori di goffaggine più che di inadeguatezza. Però quello che è successo alla Roma, con la triste auto doppietta completata da Manolas, è destinato a rimanere nella memoria dei protagonisti per molto tempo ancora.

TESTA – Dal momento dell’1-0 De Rossi non è più tornato davvero in partita. I compagni lo hanno rincuorato, battendogli il cinque e dandogli pacche sulle spalle, perché ne riconoscono il ruolo carismatico all’interno della squadra. Ma il suo rendimento è vistosamente calato fino alla sostituzione decisa da Di Francesco, arrivata al minuto 77 quando ormai il Barça era avanti 3-0. La sciagura nella sfortuna è stata Gonalons: entrato come mezz’ala al posto di Pellegrini, è stato spostato nel ruolo di sentinella difensiva proprio dopo l’uscita di De Rossi. Ma quando si è trovato nella posizione naturale, ha regalato il quarto gol a Suarez.

PRECEDENTE – Non è la prima volta che un errore di Daniele frena la Roma in un quarto di Champions: dieci anni fa, a Manchester, De Rossi si prese la responsabilità di battere un rigore sullo 0-0, dopo il brutto 0-2 incassato all’andata all’Olimpico. Ma il tiro finì alto sopra alla traversa, soffocando le già flebili speranze di risalita.

GESTIONE – Anche ieri De Rossi era comprensibilmente dispiaciuto per l’amara notte del Camp Nou. Ma è pronto a rimettersi al lavoro come al solito per aiutare la squadra. Se Di Francesco glielo chiedesse, giocherebbe domani con la Fiorentina. Stavolta non ritiene di dover chiedere scusa ai compagni e ai tifosi, come fece a caldo a Genova dopo lo schiaffone (sempre a novembre) costato espulsione e 2 punti in classifica, perché il suo è stato un autogol di generosità, se così si può definire: è andato su quel pallone con l’idea di strapparlo a Messi, mica a Lapadula.

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