Silvana Di Francesco: “La gioco io da mamma e nonna…”

Corriere dello Sport (R.Maida) – Non puoi spezzare a metà il cuore di una mamma che è anche nonna. L’amore si raddoppia, non si dimezza. Silvana Di Francesco stasera sarà allo stadio OlimpicoE’ la prima volta da quando Eusebio allena la Roma») per una partita di Serie A che si è trasformata in una riunione familiare: suo figlio in panchina, suo nipote Federico in campo con il Bologna. Non capita tutti i giorni. Non capita mai.

Signora Silvana, come si fa a scegliere da che parte stare?
«Non si può. Infatti vi dico cosa vorrei: un bel gol di Federico e una bella vittoria della Roma».

Beh, i romanisti saranno felici…
«Il motivo è semplice: Federico è un calciatore e non deve rispondere degli altri, Eusebio invece è responsabile per tutti».

Come stanno vivendo questo strano derby?
«Non li chiamo per non disturbarli. Però sono emozionati, immagino. Ma lo è tutta la famiglia. Anzi, se non avessi deciso di andare a Roma forse non avrei neppure visto la partita in tv. Mi agiterei troppo. Dal vivo almeno posso sfogarmi».

Che persona è suo figlio?
«Un uomo tranquillo, determinato, appassionato, che bada al sodo e non alle chiacchiere». E suo nipote? «Un ragazzo buono, generoso, forse troppo per fare il calciatore. Pensi che stava per smettere quando era al Gubbio».

Perché?
«Perché gli pesava il fatto di essere etichettato come il figlio di Eusebio. Invece io sapevo quanto valesse. E ora lo sta dimostrando».

Lavorerà mai con il padre?
«Non credo. Mio figlio non vorrebbe».

Come è nata l’idea di giocare a calcio di Federico?
«Lui era maniaco di pallone sin da piccolo. Pensate che prendeva appunti a casa, guardando le partite del padre. E poi quando Eusebio tornava a casa gli diceva: papà, questo non va bene».

Eusebio invece com’era nel rapporto con il pallone?
«Lui è un tipo più freddo. Dipende anche dal percorso: a differenza di mio nipote, è andato via di casa giovanissimo. E io non volevo lasciarlo partire».

Quattordici anni aveva: si racconta di lacrime copiose il giorno del trasferimento da Pescara a Empoli…
«Beh sì. Però non potevo fermarlo. In questo senso Eusebio ha il mio carattere: gli piace mettersi sempre alla prova».

Parliamo anche di Luca?
«Parliamone».

(Luca è il terzo figlio di Eusebio e della moglie Sandra: è dunque il fratello più piccolo di Federico. In mezzo c’è Mattia, che ha 20 anni e gioca in Eccellenza abruzzese con il Sambuceto)

E’ vero che il nome scelto sia una specie di “risarcimento”?
«Verissimo. Anche Eusebio si doveva chiamare Luca. Fu mio marito Arnaldo a cambiare idea all’ultimo momento, mentre andava all’anagrafe: era pazzo di quel grande calciatore. E così lo chiamammo Eusebio Luca».

Giocherà a calcio il piccolo?
«Sì. Già sogna la Roma. Ma ha solo 11 anni…».

Chiudiamo con un augurio a Eusebio?
«Spero che tu vinca lo scudetto. Te lo meriti».

E a Federico?
«Vorrei che tu andassi presto in Nazionale, magari in tempo per il Mondiale. So quanto ci tieni».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti