Ripresa campionati: è palla avvelenata

Il Messaggero (R.Buffoni) – La pandemia da Covid-19 ha messo ko il calcio mondiale, costringendolo a fermarsi come solo le guerre mondiali avevano fatto. Però il pallone moderno chiuso nello sgabuzzino si sgonfia velocemente. “Ricominciare appena possibile e finire la stagione“, ripete ai quattro venti da settimane il presidente della Figc Gabriele Gravina. Mercoledì la Commissione medico scientifica allestita ad hoc ha steso un protocollo: ripartenze scaglionate, prima la A, poi B e C; ritiro isolato per i cosiddetti gruppi squadra da definire con scrupolo; esami per tutti 72-96 ore prima di isolarsi; luoghi del ritiro sanificati. Ma la strada resta in salita e il rischio di un crac economico aumenta con il passare dei giorni. Ieri sono volati stracci tra la Lega di Serie A e Giovanni Malagò. La confindustria del pallone ha espresso “stupore per la leggerezza e l’ingerenza del Presidente del Coni nel descrivere i rapporti tra la stessa Lega e i licenziatari dei diritti televisivi”. Il massimo dirigente dello sport italiano aveva espresso perplessità su come il calcio sta gestendo la questione, auspicando che ogni componente faccia delle rinunce. Martedì la Uefa vedrà in videoconferenza le 55 Leghe europee per fare il punto in vista dell’Esecutivo di giovedì 23. Si cercano conferme per il riavvio del nastro, per ora da noi la data del 4 maggio è quella del ritorno agli allenamenti.

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