Scusate il ritardo. La Roma di Coppa cerca «ex titolari»

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) Ad un certo punto, la storia ha preso un altro corso. Sfortuna? Senz’altro, ma non solo. La parabola di Alisson, Vermaelen e Mario Rui ha il crisma della imprevedibilità di questa stagione giallorossa.

EX TITOLARI – Se vogliamo, anche della meritocrazia, perché c’è stato un momento – durante l’estate – che tutti e tre i giallorossi stasera chiamati a sfidare la Sampdoria in Coppa Italia per meritarsi i quarti di finale contro il Cesena, apparivano titolari fissi della Roma. Poi le cose sono cambiate. Il portiere brasiliano è stato scavalcato da Szczesny (fortemente voluto da Spalletti), il difensore centrale belga ha avuto problemi di pubalgia così grandi da essere prima sostituito e poi accantonato da Fazio & Co., mentre l’esterno di difesa portoghese è stato messo fuori causa da quel grave infortunio al ginocchio che solo oggi, probabilmente, gli consentirà di esordire con la maglia giallorossa.

RIVOLUZIONE – Esordio morbido? Non è detto, perché la Sampdoria di Giampaolo in genere mostra una fase difensiva di grande livello, senza contare che in avanti i possibili titolari di stasera – Muriel e Schick – sono due giocatori in gradi di mettere in difficoltà qualsiasi difesa.

ROSA DA ALLUNGARE   Ma la fiducia che Spalletti nutre nel suo terzetto è enorme. Fiducia se vogliamo «interessata» perché, nel ciclo terribile che si concluderà il 26 febbraio contro l’Inter, l’allenatore giallorosso avrà bisogno anche di loro tre. Attesi però da un futuro assai diverso. Alisson con tutta probabilità sarà il portiere titolare della Roma del futuro, Mario Rui resterà di sicuro per cercare di duellare con Emerson per il ruolo di esterno sinistro, mentre Vermaelen – se non avrà una impennata di rendimento nella seconda metà della stagione – difficilmente sarà riscattato dal Barcellona.

LA DECIMA – Il futuro però è ancora da scrivere, e per questi tre giocatori in qualche modo oggi sarà un giorno chiave. La Coppa Italia per Spalletti è un obiettivo primario. Vincere aiuta a vincere, teorizza (giustamente) l’allenatore giallorosso. Ancor di più perché la vittoria di questa Coppa avrebbe un sapore storico, il numero dieci, e aprirebbe le porte di un’altra finale, quella della Supercoppa Italiana. E la Roma affamata, ormai, ha già l’acquolina in bocca.

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