Sabatini: “Totti? Una luce che non si spegne, vuole continuare. Spalletti ha fatto risultati straordinari, è un grandissimo, mi ha sbalordito, ma era doveroso proteggere Garcia. Nessun rimpianto per lo scudetto vista questa Juve, sono marziani. Sono orgoglioso di Pjanic, ha la Roma sulle spalle. Nainggolan è seguito da molti club”

roma-fiorentina-sabatini

Walter Sabatini, direttore sportivo della Roma, è intervenuto ai microfoni di Mediaset nel corso del pre-partita della sfida tra Real Madrid e Manchester City. Queste le sue parole:

Vedrà stasera la semifinale di Champions tra Manchester City e Real?
Sono partite di una grande suggestione, sarà uno spettacolo grandissimo. Per Manchester City-Real Madrid ci saranno in campo calciatori di grande caratura.

La Roma con il Real Madrid ha creato tantissimo ma poi non è riuscita a concretizzare…
Non li potrei definire rimpianti perché abbiamo perso, però è vero che ci siamo espressi su livelli accettabili e abbiamo creato molto. Non posso evocare la sfortuna perché sarebbe sbagliato. Però abbiamo giocato dignitosamente tutte le partite. In una frazione della partita di ritorno in cui ci ho creduto veramente, all’inizio del secondo tempo abbiamo creato due palle gol importanti,  li ho pensato che saremmo potuti rientrare nel match, ma purtroppo non è successo. Ci rifaremo almeno lo speriamo. Speriamo anche di rigiocarla anche l’anno prossimo la Champions e in quel caso cercheremo di farcela.

Rammarico per non aver preso Spalletti prima?
La Juventus rimarrà nella storia del calcio. Perché 24 vittorie su 25 è inimmaginabile. Però noi in quel frangente potevamo essere più competitivi. E’ chiaro che Spalletti ha fatto dei risultati in classifica straordinari, non ci sono dubbi. La sue media è una media da scudetto nell’ambito di una competizione normale, senza marziani. Perché il percorso di Spalletti è nettamente da scudetto. Però noi abbiamo usufruito di un altro allenatore prima, Garcia, che aveva fatto 155 punti in due anni quindi era doveroso proteggerlo fino in fondo.

Pastore è uno da tenere al PSG, anche se gioca poco, o è un giocatore che può ancora dare molto?
Pastore ha 27 anni è dell’89 quindi è ancora nel pieno della sua maturità. Al PSG ha avuto un percorso un po’ altalenante, da protagonista assoluto subito poi si è un pochino addormentato. Quest’anno stava facendo bene anche se è stato tormentato da qualche problema muscolare. E’ un giocatore che è auspicabile riportare in Italia, perché è un talento puro che riesce a trasformare qualunque palla in una situazione importante per la sua squadra. Ha coraggio ed è intraprendente, punta l’avversario e lo dribbla. Va in percussione, sembra un falso lento perché quando corre palla al piede è velocissimo. E poi è molto generoso, che vuole giocare per i compagni e per la sua squadra. Anche se qualche volta il suo talento lo porta a qualche giocata un po’ bizantina. Qualche bizantinismo che potrebbe evitare, però tutti noi abbiamo visto fargli fare certe cosa a Palermo difficili anche da raccontare. Gli ho visto fare 80 metri di corsa con la palla e dribblare il portiere e fare gol. Gli ho visto fare assist con entrambi i piedi con giocate in controtempo. Spero che rimanga al PSG, oppure che vada in Inghilterra, perché se deve tornare in Italia non credo che possa venire alla Roma (ride, ndr).

Benatia, che lei prese in una trattativa lampo con Pozzo, lo consiglierebbe qua in Italia alla Juventus?
Non mi sento di dare consigli alla Juventus, mi pare che non ce ne abbia bisogno. Perché in questi anni non hanno sbagliato niente. E di questo fatto ce ne siamo accorti tutti quanti in Italia. La Juventus si è staccata in maniera netta da tutte le contendenti dello scudetto. Tutti parlano della mentalità vincente, dell’ambiente, del rigore con cui si fanno le cose, ma poi servono le scelte giuste al momento giusto e questa società non ha sbagliato niente. Non ha sbagliato allenatori e calciatori. Quindi di certo non hanno bisogno dei miei consigli. Mehdi è un giocatore formidabile, anche se per la verità è un po’ logorroico, ma è una logorrea riferita alla costruzione di un qualcosa intorno a lui, lui ama il progetto di squadra.

Perché è un grande logorroico?
Lui è un grande parlatore. Parlato tanto ma finalizza tutto quello che dice all’ottenimento di una struttura di gioco e di un sistema difensivo, è molto partecipe.

Un po’ il Ciro Ferrara marocchino…
Non credo siano molto diversi. Penso che sarà stato un calciatore pedante anche Ciro. Avrà ripetutamente corretto i compagni e invocati dei comportamenti in campo, Mehdi è così. Però poi la sua forza intrinseca e le sue qualità sono quelle di stare bene sul campo, ha un livello di attenzione altissimo ed è molto forte in proiezione offensiva sulle palle inattive, è un giocatore molto molto forte.

Lei disse che il procuratore stava facendo il menestrello… E parò di simulacro…
Dissi ai tempi al suo procuratore che stava facendo il menestrello, che andava in giro ad allietare le corti in un’altra epoca storica. Così faceva il procuratore di Benatia in quell’epoca perché si presentava a tutte le grandi società che sarebbero potute essere interessate al giocatore. In quel momento io non volevo e la Roma non lo voleva vendere, poi si è presentata una situazione che non potevamo sopportare davanti a certe richieste che sono state fatte. Poi definii un simulacro Benatia, perché era un giocatore che stavo vendendo e perché ormai non era più il giocatore che giocava nella Roma, era solo un’imitazione e mi venne questa definizione. Ogni tanto io vado fuori con il mio vocabolario, uso un lessico che comprendo solamente io. Qualche volta sono in solitudine.

Pjanic è stato un gran colpo che arrivò un po’ in sordina, ci può raccontare qualche retroscena?
Quel giorno c’era una confusione incredibile, era la prima Roma nel 2011, fu uno dei primi acquisti. Ci siamo trovati io, Claudio Fenucci e Tonino Tempestilli chiusi in un salottino dell’AthaHotel, insomma combattendo con tutte le componenti che costituiscono una trattativa. Miralem doveva fare subito le visite mediche e quindi abbiamo affittato di corsa un aereo privato perché lo portasse a Roma, non c’era accordo col procuratore… Mi ricordo che fu una giornata convulsa e stressata, ma la ricordo molto volentieri perché abbiamo portato nella Roma altri giocatori che hanno fatto bene come Borini, che poi è stato venduto l’anno dopo al Liverpool. Però di Miralem sono particolarmente orgoglioso, perché è un calciatore di grande livello che risolve situazioni. E’ molto presente nel gioco. Una caratteristica ignota ai più, visto che viene pensato come un principe del calcio, un fine dicitore, lo è in effetti, ma quando si va a controllare il metraggio del giocatore lui corre come un mediano di riconquista, fra circa 13-14 chilometri di corsa a partita, ma è una corsa qualitativa. Oggi sta arrivando alla sua piena maturità, è del ’90 ha 26 anni e ha un po’ la Roma sulle spalle. Mi ha dato grande gioia.

Giocatori come Isco o James possono andar via dal Real Madrid?
Penso sia molto difficile. E’ difficile anche portarli via da quel tipo di calcio, un calcio molto remunerativo, perché questo tipo di giocatori difficilmente abbandona una piazza importante. Lucas Vazquez devo dire che rappresenta la bellezza del calcio. Lui ha scavalcato giocatori che hanno un pedigree molto migliore del suo. Questo è il romanticismo del calcio, la forza del calcio, in cui i ragazzi emergono anche se davanti a loro hanno giocatori che sono dei campioni o calciatori di supposta caratura migliore. Il calcio è sempre in discussione. Poi sulla questione legata a Cristiano Ronaldo stamattina ho appeso in bacheca un pensiero che in realtà non è mio ma l’ho rubacchiato e dice: “Il talento coglie un bersaglio che altri non sanno cogliere. Il genio coglie un bersaglio che altri non sanno vedere”. Questa sera ci saranno tantissimi talenti in campo, ma Cristiano Ronaldo è un genio e per il Real Madrid non è una perdita da poco.

Per sostituire Zeman c’erano 4 allenatori: Bielsa, Blanc, Allegri e Garcia. Vero?
Sì, confermo.

Mi concentrerei su Allegri…
Devo dire che quando parlammo lui aveva già le idee chiare, aveva vinto lo scudetto, non era proprio un novizio e aveva già fatto qualcosa di importante. Però quello che è riuscito a fare nelle Juventus è diverso perché stava in un contesto difficilissimo per un tecnico che arriva a sostituire un tecnico che aveva vinto ripetutamente. Ha fatto vedere che conosce il calcio e il campo. E’ stato molto molto bravo nel gestire questo gruppo che emergeva da un ciclo vincente e per questo era particolarmente difficile. Ma lui ha vinto con strumenti nuovi e probabilmente quella chiacchierata che abbiamo fatto e la volontù che avevamo di portarlo a Roma non era del tutto sbagliata.

Poi che successe, non si liberò dal Milan?
Sì esatto successe questo.

Perché avete scelto Spalletti per sostituire Garcia?
Perché Spalletti è veramente un grandissimo allenatore, istrionico quanto volete, con caratteristiche psicologiche che saranno anche divertenti, ma è una persona serissima. Sa lavorare dentro al campo, sa sfruttare i suoi collaboratori e con loro programma l’allenamento, la metodologia e l’impatto con i giocatori. Veramente è un grande allenatore di grandissimo profilo. I risultati confortano questa mia tesi, che poi non è una tesi ma un’osservazione. Sono sbalordito di quello che è riuscito a fare con questo gruppo. Chi pratica il mio lavoro sa che non basta comprare alcuni buoni giocatori, ma è l’allenatore quello che conta. E’ un luogo comune, ma se non hai un conduttore del gioco in campo, che conduce il gruppo e porta i giocatori in alto, non si va avanti. Anche i grandi calciatori in Serie A vanno guidati con un lavoro e sforzo quotidiano. E in questo Spalletti è un maestro. A volte in Serie A e nei massimi campionati viene trascurata la fase didattica, che invece ha una grande importanza e viene fatta solo nelle categorie inferiori. Anche sotto questo aspetto Luciano Spalletti è al top.

Il giorno della sua presentazione come d.s. della Roma disse: “Totti è il sole al tramonto che brilla sui tetti di Roma”. Il sole in questo caso non tramonta mai?
Fu un infortunio dialettico quella frase, no scherzo. Direi che è ancora attuale anche a distanza di 5 anni. Io dissi questa cosa spontaneamente. Chi vive a Roma come me da 20 anni, si accorge e si accorgerà che la luce sui tetti al tramonto non tramonta mai, indugia sui tetti. Dissi che Totti era come la luce sui tetti di Roma perché non si spegneva mai. E’ una cosa che dissi 5 anni fa, ma potrei anche ribadirla anche oggi, perché non si è spenta ancora la luce.

Questo quindi cosa significa?
E’ solo un’osservazione, Francesco lo sa, lui è ancora in grado di produrre calcio, su questo non ci sono dubbi. Il vero punto di domanda è: “Vuoi finire di giocare quando sei ancora a dei livelli altissimi oppure quando non ce la fai più?”. Noi due ci siamo parlati, è una cosa nostra personale. Lui pensa, secondo me, che queste sue possibilità tecniche, dinamiche e fisiche, siano ancora procrastinabili nel tempo, perché esprime questa voglia di giocare, che è anche un po’ adolescenziale se vogliamo, ma è una vera passione per il calcio.

Considerazione di Ciro Ferrara: Francesco merita di scegliere quando smettere di giocare e merita rispetto. Ma io credo che in questo caso il presidente doveva intervenire prima e non a fine campionato, anzi 1 anno fa doveva intervenire facendo un colloquio con Totti e dire tutto al pubblico cosa sarebbe accaduto. Perché in questo modo si è lasciata tutta la responsabilità sulle spalle di Spalletti, che deve sempre rispondere alle domande su questo argomento e magari può anche inciampare….
Spalletti non centra assolutamente con questa storia. Lui allena e quando è venuto ha fatto giocare Francesco, con buoni risultati. E’ esclusivamente dovere della società e anche del calciatore parlare di questo. Ma non è vero che questo caso non è stato affrontato prima. Perché Pallotta ha parlato personalmente ed esclusivamente con Francesco diversi mesi fa. Le posizioni sono abbastanza chiare ad oggi. Spalletti è fuori da questo discorso. Lui ha allenato Francesco come ha allenato tutti gli altri. Devo dire anche in un momento intossicato dai discorsi e le opinioni espresse su questo caso, ma lui ha avuto l’onestà e il rigore di metterlo in campo a giocare. Tutto quello che si sta concretizzando oggi è dovuto dal fatto che Francesco è andato in campo proponendo le sue giocate. E in campo ce l’ha mandato l’allenatore, non ce l’ha mandato la stampa o nessun altro. Ribadisco che Spalletti è fuori da questa possibile polemica o qualsiasi discorso che possa essere fatto. Perché Spalletti ha fatto il suo mestiere e lo ha fatto molto bene, mi complimento.

E’ vero che Conte vuole Nainggolan al Chelsea?
Non lo so perché non ho mai parlato con Antonio Conte, non so se potrà avere questa idea sul giocatore. Ma devo dire che Nainggolan è un centrocampista universale, è così forte in tutte le fasi di gioco che infatti è seguito da molte società. Anche da noi è seguito, o inseguito qualche volta.

Spalletti ha cambiato la sua posizione in campo traendone benefici. Ma è solo una posizione transitoria?
Probabilmente potrebbe essere anche transitoria, però spesso lo utilizza come centrocampista avanzato, che va a pressare la prima palla che esce. Ha capacità da incursore e spesso lo alza e lo fa giocare più avanti degli altri.

Un tifoso sui social: “Portace Cavani Walter!”…
Cavani è un ragazzo che ho avuto a Palermo, è un calciatore di grandissimo livello. Ma vorrei ricordare a questo signore che ha scritto che il nostro problema non è il gol, siamo il miglior attacco della Serie A, quello più forte, forse non è l’esigenza più urgente.

Messi o Cristiano Ronaldo?
Come faccio a rispondere a questa domanda. Vorrei far rispondere Paolo Rossi(ride, ndr).

Interviene Paolo Rossi: “Il direttore mi disse in un pranzo che preferiva Cristiano Ronaldo“. Sabatini risponde: “E’ una grande indicazione di mercato“.

Alla domanda “Sabatini, lei resta?” il direttore sportivo saluta tutti e conclude il collegamento.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti