Roma, scoperta un’altra America

Il Messaggero (S.Carina) – Entrambi statunitensi, uomini d’affari e appassionati di basket. Le affinità tra Pallotta e Friedkin finiscono qui. Venerdì saranno due mesi dal closing e tanto è bastato per una sorta di rivoluzione copernicana. Dalla comunicazione alla presenza in loco, dalle gags ai silenzi, dal look sportivo a quello impeccabile giacca e cravatta, dal codazzo di reporter al seguito all’anonimato più assoluto. Dan e Jim sono come lo Yin e lo Yang, il bianco e il nero, il giorno e la notte. Il bostoniano si presentò con un tuffo nella piscina di Trigoria, il magnate texano è passato quasi inosservato. Quello che salta agli occhi è la presenza costante dei Friedkin, silente ma assidua. Padre e figlio, una volta sbarcati, si sono recati a Trigoria ogni giorno. I Friedkin osservano, scrutano, s’informano direttamente. Questo è accaduto con Borja Mayoral. Non sapevano chi fosse: un giorno hanno chiamato lo scout Cavallo e gli hanno chiesto una relazione. Oppure nei colloqui per il nuovo diesse: Williamson va in avan scoperta, ma poi sono loro a parlare con Rangnick, Campos ed Emenalo, senza dimenticare l’incrocio con Paratici all’Olimpico. Probabilmente anche nel futuro anche loro delegheranno, ma l’impressione è che tutto passerà per la loro supervisione.

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