Il Messaggero (A. Angeloni) – Per fortuna c’è Romelu Lukaku, che regala un po’ di luce, che riesce nonostante tutto a illuminare, almeno un po’, il futuro. Big Rom contro il Milan ci ha messo il fisico, è andato oltre se stesso, in soli venti minuti ha mostrato quello che sa fare: è apparso in condizioni migliori di quanto si potesse pensare. Ha almeno spaventato gli avversari, con la sua forza, con l’irruenza, con la personalità, qualità che alla Roma mancano.

La squadra di Mourinho ha mostrato in queste tre partite tutte le sue fragilità, i suoi limiti mentali e soprattutto fisici. Tanti calciatori leggeri, troppi infortunati, e tutti per guai muscolari. E’ sembrata una squadra senza logica né gamba, con elementi non totalmente inseriti: come se non avesse fatto la preparazione o come se si stesse giocando ancora nel precampionato. Un cantiere, senza il capo cantiere. La Roma in questo momento non è una squadra e il silenzio di Mourinho dopo la partita è inquietante.

Mica sarà stata colpa solo dell’arbitro se è arrivata la seconda sconfitta in tre partite? Peggio di così, solo nel 50-51: tre sconfitte su tre. I problemi, dunque, sono altri, e ben evidenti. Mou vi dovrà porre rimedio, se avrà la testa e la voglia di farlo: forse gli manca quell’entusiasmo dell’inizio avventura, la situazione sta sfuggendo di mano. E il club è pronto, semmai, a correre ai ripari. Questo poi, non è il periodo migliore per mettere i cerotti, visto che per una decina di giorni José non avrà a disposizione i vari nazionali, compreso Lukaku.

Avrà Dybala, che è un problema sempre quando non c’è e fino a ora c’è stato quasi mai: solo un’ora disputata a Verona e anche male. Mou ha bisogno di recuperare pure il miglior Pellegrini, di avere Sanches e tutti gli altri nuovi al top, ma soprattutto di risolvere il problema in difesa, un reparto totalmente smarrito. Basti dare un’occhiata ai numeri: nelle prime tre giornate del passato campionato, Rui Patricio aveva incassato un solo gol (Vlahovic alla terza giornata), mentre ora ne ha presi sei, due a partita.

Lo stesso portiere portoghese, con il contratto in scadenza come Mourinho (e Pinto) è apparso indeciso, ma chi preoccupa di più è Smalling, la cui migliore condizione sembra lontana. Stesso discorso vale per Mancini Llorente, che ha preso il posto da titolare di Ibañez il quale, con i suoi limiti, dava un contributo di velocità e ed era utile nei recuperi sulla profondità. Il brasiliano è finito in Arabia, non è stato sostituito: Kumbulla è ancora fermo ai box e non è certo da considerare un titolare, viste le presenze con il contagocce in questi anni, N’Dicka evidentemente non viene al momento considerato all’altezza, Mourinho nelle prime tre partite lo ha schierato per zero minuti.

Ma non è solo una questione di uomini: lo scorso anno, a proteggere la difesa, c’era Cristante e/o Matic e il reparto si sentiva più tranquillo, tanto che è risultato tra i migliori del campionato e quella solidità ha consentito alla Roma di arrivare fino in fondo in Europa League. Ora a protezione del reparto difensivo c’è Paredes, che ha un passo diverso e non è nemmeno in condizioni fisiche eccezionali; Cristante è costretto a fare la mezz’ala, un ruolo che non ricopriva da tempo e che non ama più, ma si adatta.

Da più parti viene chiesto a Mou di tornare alla difesa a quattro e qui emerge il problema degli esterni, incapaci, quasi tutti, di garantire continuità nelle due fasi e per tutta la fascia, di essere registi della manovra, di crossare (contro il Milan, undici tentativi e zero a buon fine). Giocare a quattro significa liberare un uomo in avanti, dove la Roma è più abbondante, infortuni a parte. Staremo a vedere, siamo solo all’inizio, ma queste tre partite hanno detto già tanto. Si riparte dal Lukaku e da Dybala, ma per ora non bastano. Mourinho deve riprendersi la squadra, nonostante la sua avventura nella Roma, contratto alla mano, sia agli sgoccioli.