È Roma-Inter da professori. In cattedra c’è la scuola slava

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini – A.Pugliese) – Dicono che esista un luogo immaginario dove si siano materializzati tutti i sogni artistici pensati, ma mai realizzati dall’uomo. Dicono che lì sia possibile trovare drammi di Shakespeare, affreschi di Michelangelo, romanzi di Salinger o film di Fellini che purtroppo non riusciremo mai ad ammirare. Ecco, in quel posto così particolare c’è un angolo anche dedicato agli appassionati di calcio, e fra questi a coloro che pensano: «Quanto sarebbe stata forte una Nazionale composta da giocatori della ex Jugoslavia?». Se avessero giocato davvero da squadra, la risposta è facile: tantissimo. Dal 1990, cioè dalla formalizzazione della dissoluzione del Paese, quella ideale formazione è entrata a far parte del luogo dei sogni, lasciandoci il ricordo di una Nazionale che – pur avendo in bacheca «solo» due argenti Europei (1960 e 1968) e un 3° posto al Mondiale (1930) – fino a quel momento per tecnica individuale era considerata il «Brasile d’Europa». Le ruggini dovute alle diverse etnie, però, hanno sempre impedito alla Jugoslavia di decollare e così non ci resta che l’immaginazione. Da questo punto di vista – al netto di infortuni e scelte tecniche – la sfida tra Roma e Inter di domani sarebbe quasi una parziale risposta estetica al quesito di partenza. Da un lato avremo i bosniaci Zukanovic, Pjanic e Dzeko, dall’altra lo sloveno Handanovic, i croati Brozovic e Perisic, il montenegrino Jovetic e il serbo Ljajic.

SCAMBI – Il livello tecnico degli 8 è eccezionale. Un esempio per tutti: capitan Totti ha sempre considerato Jovetic l’unico «italiano» degno di ereditare la sua maglia. Non basta. Il bello è che tanti di loro avrebbero potuto giocare anche nella squadra avversaria, visto che Ljajic (in prestito dai giallorossi) è un atteso ex, e Handanovic e lo stesso Jovetic sono stati seguiti a lungo dalla Roma, così come Zukanovic è stato ad un passo dall’Inter. Ma ora lo stesso bosniaco dice: «È passato tempo, ora sono contento qui. Per me è importante giocare. In questa squadra sono stato schierato terzino e centrale, ma decide Spalletti. Vediamo se il secondo posto è un obiettivo raggiungibile; dell’Inter comunque non ho paura. Penso solo alla mia squadra, al nostro gioco e ai nostri obiettivi. La Champions? Esordirvi è stata una grande cosa. Ora voglio rigiocarla, spero insieme a Dzeko, che è uno che in carriera ha vinto tanto».

LJAJIC C’È – Il match di domani sarà anche un incontro tra amici. Ljajic e Pjanic, ad esempio. Racconta a Mediaset il serbo. «Non mi aspettavo Roma-Inter decisiva per la Champions, perché prima che iniziasse il campionato pensavo che i giallorossi lottassero per lo scudetto. Però siamo lì, sarà una partita molto importante soprattutto per noi che siamo sotto di 5 punti. Dobbiamo provare a vincere per raggiungere il 3° posto che per noi è molto importante». Il passato per Adem non è una terra straniera. «Non ho il dente avvelenato con i giallorossi per la cessione. A Roma mi sono trovato molto bene, ho fatto due anni bellissimi e lì ho trovato tanti amici che lo saranno per tutta la vita. La città è bellissima, la squadra mi piace tanto ma è una cosa passata: adesso nella mia testa c’è solo l’Inter. Sarà una gara speciale per me, vivrò tante emozioni ma io devo solo pensare a dare tutto per la mia squadra. Poi vedremo chi vincerà».

PJANIC CERCA IL BIS – Occhio però a Pjanic, che nella scorsa stagione all’Olimpico contro i nerazzurri segnò addirittura una doppietta. Dall’altra però c’è Perisic, che nelle ultime tre partite – tra campionato e Coppa Italia – ha segnato altrettanti gol. Insomma, domani all’Olimpico va in cattedra la scuola slava. Il modo migliore forse per provare ad immaginare quale potenziale squadra fantastica il calcio ha perso.

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