Roma, il bilancio della tournée negli USA

Pagine Romaniste (A.Fiano) – La Roma termina la sua tournée estiva americana imbattuta sul campo contro avversari di spessore. È vero che è “il cosiddetto calcio d’agosto“, ma comunque fa bene al morale della squadra. La prima gara col Psg ha dato pochissime indicazioni tattiche, poiché quasi nulla si è visto di ciò che è l’idea di gioco del nuovo allenatore Eusebio Di Francesco. L’unica cosa buona che è emersa è sotto l’aspetto caratteriale, quando la Roma sotto di un gol, è pervenuta al pareggio con grande grinta ed orgoglio. Dopo circa 6 giorni di allenamenti si è poi arrivati alla vittoriosa gara col Tottenham e qui soprattutto nei primi 35 minuti di gioco del primo tempo, si sono registrati enormi progressi tattici ed anche atletici. L’11 di Di Francesco ha impresso un ritmo alto di gioco, è riuscita ad essere molto corta, coi reparti vicini tra loro in un totale di 25 metri, quando non era in possesso palla. Era capace inoltre di pressare in maniera molto efficace, creando rapidamente grande intensità nelle zone dove si trovava il pallone per riconquistarlo rapidamente per poi andare a far male agli avversari con veloci e letali giocate in verticale. Tutti dettami tattici tanto cari al nuovo allenatore.

Anche nell’ultima gara contro la Juventus si è notato che rispetto alla gestione Spalletti, la Roma tiene un baricentro più alto di circa 8-10 metri, attua un pressing più feroce, che tende meno al possesso palla e quindi rarissimamente a giocare in orizzontale. Ora la Roma difende di solito con 7 ed a volte 8 elementi e non di più dietro la palla, mentre col tecnico di Certaldo difendeva spesso con 9 giocatori dietro la palla. Gli esterni offensivi spesso si accentrano, come ieri ha fatto Perotti, mente ciò che ancora si è visto poco e lo si è notato anche ieri sera, sono le sovrapposizioni (tanto care a Di Francesco) degli esterni bassi. Si è potuto constatare anche che la linea difensiva, quando gli avversari avanzano palla al piede ed a maggior ragione cercano la profondità, cerca di salire in linea più velocemente rispetto al passato, proprio per togliere la sopra citata profondità agli avversari e cercare di metterli in fuorigioco. Questo atteggiamento è costato il gol di Mandzukic, ma perché giustamente ancora è un meccanismo che richiede tempo per essere poi ben rodato.

Sui calci da fermo a sfavore, la Roma alterna la marcatura, a volte si dispone ad uomo altre a zona. È noto che Di Francesco detesta i rinvii lunghi e quindi è parso anche evidente che la squadra rarissime volte si affida ai lanci lunghi in partita e questo lo fa anche Alisson il portiere, che quando deve rimettere in gioco la sfera, anziché appunto rinviare coi piedi, quasi sempre appoggia la palla ai suoi compagni di difesa. Questo avviene anche perché Di Francesco vuole che l’impostazione nasca anche dalla linea difensiva. Quando poi la Roma attacca lo fa con 7 elementi, attuando una vera e propria invasione nella metà campo avversaria, creando così una forte pressione ed avendo più soluzioni di trame offensive per cercare di far male. Anche gli interni di centrocampo si alzano di diversi metri all’unisono, lasciando solo il centrale di centrocampo ed i 2 difensori centrali in copertura per sventare un eventuale contropiede avversario.

Tra i singoli comunque molto bene Gonalons che a centrocampo ha mostrato personalità e velocità di pensiero, Kolarov che pare giochi nella Roma da molto tempo, Bruno Peres nettamente migliorato nei movimenti difensivi (soprattutto le diagonali) e Perotti molto a suo agio come esterno sinistro offensivo nel 4-3-3 del tecnico abruzzese e già in buonissima condizione fisica. Altra nota molto positiva e che lascia ben sperare è il lavoro anche psicologico che sta facendo il mister: i giocatori lo seguono con grande attenzione e disponibilità al sacrificio. Si percepisce una compattezza ed armonia di gruppo, tanta grinta, aggressività e voglia di non mollare mai.

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