Roma, i numeri dei nuovi: Olsen sempre in campo, Pastore il più prolifico. Che fine ha fatto Coric?

Pagine Romaniste (Alessio Nardo) – Chiamiamolo L’esercito di Ramon. Dodici calciatori nuovi di zecca per rinforzare, in estate, una Roma ritenuta ormai a fine ciclo e bisognosa, dunque, di una bella rinfrescata. Esaurito il primo ciclo stagionale, con dieci partite ufficiali già alle spalle, è il caso di fare un piccolissimo bilancio. Basandoci, ovviamente, sui numeri collezionati dai volti nuovi romanisti.

ROBIN OLSEN – 900’ – 10 presenze, 13 gol subiti
E’ lui il più utilizzato dell’intera rosa, il gigante svedese sbarcato dalla Danimarca per sostituire Sua Maestà Alisson. Nemmeno un minuto saltato e persino le briciole tolte alle due riserve, Mirante e Fuzato. Erano tante le perplessità su questo ragazzo, la cui valutazione, sul noto sito Transfermarkt, è di appena 2,5 milioni di euro. Un esordio agrodolce col Toro (intervento da brividi su Baselli riscattato da alcune parate di livello) poi troppi gol presi tra Atalanta e Milan. Col Chievo, nonostante il 2-2 finale, determinante il miracolo su Giaccherini in extremis che ha regalato un punticino (!) alla Roma. Poi a Madrid tanto orgoglio di fronte al bombardamento. Dopo il disastro collettivo di Bologna, Olsen non ha più fatto miracoli, ma la crescita difensiva gli ha consentito di subire una sola rete (ad opera di Immobile) in quattro partite. Non è Alisson, ma ha quantomeno dimostrato (anzi, confermato) di essere un portiere degno e tutto sommato affidabile. Anche se la media generale resta di un gol subito ogni 69 minuti.

STEVEN NZONZI – 653’ – 8 presenze, 1 gol segnato
Il secondo, tra i nuovi, più impiegato da mister Di Francesco è il gigante francese che sembra un cestista e che a luglio, scusate se è poco, si è laureato campione del mondo. Dopo aver saltato la gara iniziale col Toro per mancanza di condizione, Steven ha debuttato con l’Atalanta in casa (da subentrato) e da lì, sostanzialmente, non ha più mollato il posto, saltando solo il disastroso match perso al Dall’Ara di Bologna per 2-0. La prima uscita da titolare, a Milano, non è stata trionfale, visto il gol subito al 95’ da Cutrone a causa proprio di un suo errato appoggio in fase di uscita. Così come non hanno convinto al 100% le due prestazioni con Chievo e Real Madrid (quest’ultima occasionalmente da mezzala). Dal Frosinone in poi, Di Francesco lo ha reso imprescindibile quale baluardo di mediana nel suo 4-2-3-1 e Nzonzi, di fatto, non ha sbagliato una virgola, trovando contro l’Empoli il suo primo gol in Italia (chiaramente di testa) e diventando il dodicesimo marcatore stagionale della Roma. In poche parole, una garanzia.

JAVIER PASTORE – 373’ – 6 presenze, 2 gol segnati
Il grande colpo, assieme a Nzonzi, dell’estate di Monchi. Finora è il terzo “nuovo” per minutaggio acquisito sul campo. Un avvio di stagione problematico, a causa di alti e bassi nel rendimento (tra l’altro tipici nella sua lunga e vincente carriera) e di noiosi infortuni muscolari. Negativo il debutto a Torino, da mezzala, riscattato alla seconda di campionato con l’Atalanta (primo tempo da esterno sinistro offensivo, ripresa da trequartista dietro Dzeko) con tanto di gol di tacco al 1’ ed assist da palla inattiva per il 3-3 di Manolas. Poi una prova incolore a Milano, due gare saltate con Chievo e Real Madrid ed uno spezzone infelice a Bologna. Il vero Pastore si è rivisto nel match col Frosinone, quello della svolta tattica col 4-2-3-1 estratto dal cilindro da Di Francesco proprio per esaltare le caratteristiche del Flaco. Un’altra perla di tacco, sempre sotto la Nord, e giocate d’autore. Peccato per l’ennesimo acciacco patito al 36’ del derby con la Lazio. Javier tornerà abile e arruolabile dopo la sosta e troverà una concorrenza imprevista, quella di un super Lorenzo Pellegrini riscopertosi incursore di alta qualità.

BRYAN CRISTANTE – 364’ – 8 presenze, 1 gol segnato
Stagione sin qui indecifrabile per l’ex atalantino, che anche soltanto per il numero di maglia (il 4) è da considerare l’erede naturale di Radja Nainggolan. Bryan è ancora alla ricerca di una definitiva identità sul piano tattico. Acquistato per agire da mezzala, si è trovato inevitabilmente spiazzato dal cambio di modulo in corsa. Critico il suo avvio (subentrato senza squilli con Toro e Milan, titolare ma sostituito all’intervallo nel complicatissimo match con l’Atalanta) seguito dalla buona prova da interno, con tanto di gol, contro il Chievo e dai 90′ trascorsi in panchina al Bernabeu. Dopo il flop di Bologna (schierato dal 1’ e tra i peggiori in campo), Cristante ha rimediato un altro paio di ingressi a gara in corso, con Lazio ed Empoli, e novanta minuti coi fiocchi col Viktoria Plzen agendo accanto a Nzonzi da centrale di centrocampo nel 4-2-3-1. Questo potrebbe essere il suo nuovo ruolo, se non altro perché Di Francesco è già ricco di trequartisti (Pastore, Pellegrini, Zaniolo, Coric) ed è alla ricerca di valide alternative a De Rossi e Nzonzi. Bryan, per quanto sia abile nell’attacco alla profondità con inserimenti senza palla e dunque molto vicino per caratteristiche ad un incursore puro (a Bergamo si è spesso esaltato in questa posizione), ha la giusta fisicità per poter lavorare da centrale. Rinunciando a qualche gol, forse, ma dando una grossa mano al mister. Che di opzioni aggiuntive in mezzo ne ha maledettamente bisogno dopo la cessione di Kevin Strootman.

DAVIDE SANTON – 283’ – 4 presenze
Il brutto anatroccolo, zitto zitto, sta provando a trasformarsi in cigno. Uno degli acquisti di Monchi maggiormente contestati è invece da annoverare (almeno per ora, attendiamo ulteriori esami) tra gli elementi più solidi e affidabili di questa prima fetta di stagione a tinte gialle e rosse. Il ragazzo dà l’idea di essersi liberato di un peso, ossia l’appartenenza ad una realtà (l’Inter) che non lo apprezzava e non lo riteneva più utile alla causa. Lancinanti i fischi di San Siro, oramai insopportabili. Giusto cambiare, respirare aria nuova, ritrovare tranquillità e pian piano riscoprire le proprie doti. Peraltro evidenti ad inizio carriera, quando Davide veniva accostato ai grandi terzini della storia del calcio italiano: Giacinto Facchetti e Paolo Maldini. Dopo un primissimo step trascorso a guardare gli altri (appena 12 minuti racimolati col Milan nell’arco delle sei gare iniziali), il mister lo ha lanciato titolare contro il Frosinone e lui si è fatto trovare pronto. In tutto 270 minuti disputati nelle ultime 4 sfide (saltato solo il Viktoria Plzen) e un derby giocato molto bene. Per ora ha scalzato nelle gerarchie il desaparecido Rick Karsdorp. E in pochi l’avrebbero detto.

JUSTIN KLUIVERT – 223’ – 5 presenze, 1 gol segnato
Faccia da sbruffoncello, simile ma solo per tratti somatici a quella del papà, che in realtà sembrava ai più un bonaccione. Ecco, Justin è quanto di più differente da babbo Patrick ci possa essere. E non soltanto per l’espressività, ma anche per caratteristiche oggettive. Non un centravanti possente, bensì un’aletta piccola e guizzante, dotata di colpi straordinari. Quei colpi che ci hanno letteralmente incantato a metà agosto, giorno dell’esordio ufficiale col Toro: venti minuti disputati al posto di Under e difesa granata mandata al manicomio con giocate da fuoriclasse. Pazzesca l’ultima, all’89’, con tanto di assist per l’eurogol di Edin Dzeko. Un approccio devastante, seguito da piccoli inevitabili contrattempi. Di Francesco lo sta dosando, trattandolo con bastone e carota. Non gli ha risparmiato la tribuna (al Bernabeu), gli ha concesso due ingressi a gara in corso (con Atalanta e Chievo, non memorabili), facendolo partire dall’inizio solo a Bologna (brutta prestazione) e all’Olimpico col Viktoria Plzen. Serata speciale, l’ultima, che ha regalato a Justin il primo gol romanista. Quello del provvisorio 4-0. Non è un titolare, al momento, ma resta una gran carta a disposizione in qualsiasi fase del match.

IVAN MARCANO – 180’ – 3 presenze
Non ha impressionato, almeno per ora, l’esperto centrale spagnolo approdato a parametro zero alla Roma dopo aver conquistato il titolo lusitano con la maglia del Porto. Secondo le previsioni estive, Marcano avrebbe potuto e dovuto mettere in discussione la titolarità di Fazio al centro della difesa accanto a Manolas. Non solo non è accaduto, ma nelle ultime settimane Juan Jesus lo ha scavalcato nelle preferenze del mister, entrando a gara in corso con Lazio ed Empoli e giocando dal 1’ il match di Champions League con il Viktoria Plzen, relegando il ragazzo di Santander a ruolo di quarto centrale. Per lui due spezzoni, il primo tempo di San Siro col Milan e i secondi 45’ contro il Frosinone, oltre all’intera gara di Bologna, peraltro disputata nella posizione di terzino sinistro. Apparentemente simile il suo percorso a quello di Hector Moreno, sbarcato un anno fa a Roma con buone credenziali (esperienza e personalità) ma poi tristemente spedito in uno scantinato.

NICOLO’ ZANIOLO – 93’ – 3 presenze
Piccole grandi gioie per il talento del 1999, stellina del settore giovanile della Fiorentina, esploso lo scorso anno nel campionato Primavera ma con la maglia dell’Inter, squadra che ha guidato al trionfo nazionale a suon di prodezze. Monchi, sempre attentissimo al mercato dei giovani, nella trattativa Nainggolan, oltre a Santon, ha infilato anche il ragazzino dal fisico ben strutturato e dal mancino delizioso. Decidendo di non mandarlo in giro in prestito nonostante le molte offerte arrivate, ma preferendo mantenerlo nel roster per farlo crescere al fianco di giocatori più esperti. Zaniolo un risultato lo ha già ottenuto, e non di poco conto: ha “sorpassato” Ante Coric (’97, tante presenze in Champions e un Europeo da riserva con la Croazia alle spalle) guadagnandosi l’esordio nell’Europa dei grandi, nientemeno che al Santiago Bernabeu, e due spezzoni con Frosinone e Viktoria Plzen. Sarà dura per lui ritagliarsi uno spazio concreto, vista la concorrenza sulla trequarti nel 4-2-3-1 di Pastore e Lorenzo Pellegrini, ma la testa c’è e la serietà nel lavoro, come sempre, pagherà. Anno di sano apprendistato.

MIRANTE, FUZATO, BIANDA E CORIC – 0 minuti
Ben quattro gli elementi ancora a caccia dei primi minuti in stagione. Ovviamente i due portieri, con Mirante che, scongiurando infortuni o squalifiche di Olsen, sarà costretto ad attendere l’ottavo di finale di Coppa Italia per debuttare in giallorosso. William Bianda, difensore francese del 2000, prelevato dal Lens per sei milioni, ad oggi è lontanissimo dai pensieri di Di Francesco e da un possibile ingresso in prima squadra. Anzi, ha fin qui disputato 4 presenze con la Primavera di Alberto De Rossi (2 in campionato e 2 in Youth League) per un totale di 321 minuti, con risultati oggettivamente mediocri. Infine, il già citato Ante Coric, 21 anni ed un passato alle spalle già da signor giocatore. Lo abbiamo visto solo nelle amichevoli, lo aspettiamo in gare ufficiali. Con lo stesso dubbio tattico legato a Zaniolo: in una Roma col 4-2-3-1 e con due uomini importanti in concorrenza come Pastore e Pellegrini, quanto spazio potrà esserci per gli altri aspiranti al ruolo di uomo dietro la punta? Chissà. Ante, intanto, aspetta il suo turno. In attesa di gennaio e di eventuali ipotesi di trasferimento in prestito.

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