Roma Femminile, Pipitone: “La Roma ha dimostrato di essere più di una squadra di calcio. In futuro mi piacerebbe allenare” – VIDEO

Rosalia Pipitone difende la porta della Roma Femminile dal 2018. Il portiere, classe 1985, si è raccontata in un’intervista a RomaTv in occasione del programma Women’s Weekly,  nel quale ha parlato della sua carriera, delle iniziative portate avanti dalla Roma durante l’emergenza Coronavirus e del suo rapporto con le compagne di squadra. Queste le sue parole:

Com’è andato il passaggio da fase 1 a fase 2?

È un periodo difficile, anche se questa settimana abbiamo avuto un po’ tutti una boccata d’aria fresca, nel vero senso della parola. Nessuno avrebbe mai potuto prevedere una cosa del genere, ma adesso questa fase 2 ci dà più prospettive positive.

Hai sempre giocato in porta?

Non ho sempre giocato in porta, io sono nata attaccante. In realtà in porta ci sono finita per caso. Mi piaceva tanto fare gol, era la mia passione, poi invece sono finita ad evitarli i gol! Durante una partita di Primavera per caso sono finita in porta perché il nostro portiere si era fatto male; fu in quell’occasione che il mister di prima squadra mi disse che sarebbe stato il caso di allenarmi in porta. Da lì non sono più uscita.

Da portiere a chi ti sei ispirata?

Nella mia carriera sicuramente oltre a Buffon, che penso sia un esempio per tante generazioni, mi sono ispirata a Christian Abbiati. Quando subentrò al posto del famoso Sebastiano Rossi che si fece male, iniziò a piacermi tantissimo, guardavo tutte le sue partite.

Com’è giocare nella Roma e al Tre Fontane?

Giocare nella Roma è qualcosa di meraviglioso, senti il calore dei tifosi romanisti, il calore della maglia e di questa città. Ti dà una forza incredibile, ti trasmette una passione immensa. È qualcosa di inspiegabile.

Cosa ti ha trasmesso il calcio e in cosa ti ha cambiato?

Al calcio ho dedicato vent’anni della mia vita, il calcio mi ha formato, mi ha reso una donna migliore. Senza questa passione per il calcio non credo che sarei diventata la donna che sono oggi. Ho dato tanto, vent’anni sono difficili da spiegare.

Il Mondiale sicuramente è stata la tappa più alta della tua carriera

Il Mondiale è stata la ciliegina sulla torta della mia carriera, è stata la realizzazione di tutte le fatiche e del mio sogno più grande che avevo sin da piccola. Mi ha fatto capire che nella vita se vuoi veramente qualcosa e ci credi puoi ottenerla.

Bonfatini ti chiede: “Quant’è bello giocare con così tante giovani in squadra?”

In squadra ci sono tante giocatrici giovani ed è molto bello perché mantengono giovane anche me. È bello perché io sono una persona abbastanza competitiva, tanto quanto il nostro capitano Elisa Bartoli, quindi il voler eccellere in qualcosa o voler vincere qualche partitella, mi porta a dare sempre di più di quello che a quest’età non riuscirei a dare senza il loro aiuto e stimolo.

In futuro ti piacerebbe allenare o ti pensi in un altro ruolo?

Il futuro? Uno dei sogni che ho nel cassetto, oltre a poter finire la mia carriera di calciatrice insieme alla Roma, è poter allenare un giorno. Aiuto tanto le mie compagne, non riesco a non dire qualcosa o a non dare qualche consiglio. Spesso magari parlo anche troppo, ma è più forte di me. Alcune addirittura mi chiamano mamma! Penso che la mia indole sia quella di aiutare sempre le mie compagne, dentro e fuori dal campo.

La Roma in questo momento di difficoltà ha dimostrato di tenere molto al lavoro sociale sul territorio

Il club si è distinto nel sociale, grazie alla campagna Assieme che ha racchiuso tante iniziative per aiutare le persone in difficoltà. Sono stati consegnati beni di prima necessità agli anziani, consegnate le uova di Pasqua, è stata aperta una raccolta fondi. Tutte iniziative che hanno rappresentato una boccata d’aria per le strutture che ne avevano bisogno. Oltre ad una squadra di calcio la Roma ha dimostrato di essere anche altro.

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