Corriere dello Sport – Il mondo del calcio piange il suo “postino”. Si è spento ieri a 86 anni Luis Del Sol. A darne l’annuncio è stato il Betis Siviglia, club dove ha iniziato e concluso la sua lunga carriera, che lo ha definito “la più grande leggenda” della sua storia. Del Sol fu anche capitano della Roma primi anni Settanta, bandiera della Juve anni sessanta, capace di vincere tutto con il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, anche campione d’Europa con la Spagna nel 1964.
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Uno dei primi centrocampisti moderni, di quelli che corrono per tutti pur avendo nei piedi qualità a sufficienza per dialogare con i fuoriclasse. Prima di tornare al Betis per concludere la carriera nel 1972, Del Sol aveva però guidato da capitano la Roma di Helenio Herrera, ereditando la fascia dal connazionale Peirò. In giallorosso due stagioni, con un sesto e un settimo posto in campionato.
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A far discutere fu in ogni caso l’operazione che portò Del Sol nella capitale: alla Juve tre giovani talenti come Capello, Spinosi e Landini, alla Roma andarono circa 700 milioni di lire oltre a Vieri, Zigoni, Viganò e appunto Del Sol. Un campione assoluto ma in fase calante essendosi trasferito già a 35 anni, confermando però tutte le proprie qualità di centrocampista infaticabile e uomo d’ordine, collezionando ancora 57 presenze tra campionato e Coppa Italia, segnando ancora 4 reti in serie A, tutte nella prima stagione.
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Di origini vercellesi, è nato in Spagna a Soria il 6 aprile 1935 ed è cresciuto a Siviglia. È il Betis il club in cui è diventato grande, passando al Real Madrid nel 1959. Qui vince tutto, comprese la Coppa dei Campioni e la Coppa Internazionale nel 1960. Ed è Alfredo Di Stefano ad affidargli il soprannome di “Cartero”, letteralmente “postino”, per la sua capacità di rubare palla e consegnarla puntualmente al fuoriclasse di quel Real Madrid leggendario.