La Stampa (G.Buccheri) – Un calcio diverso. Europeo, quasi perfetto, ma solo perchè la perfezione non esiste: la Roma è in semifinale per la prima volta nella sua storia da quando c’è la Champions League e lo fa con quella sana follia che ti permette di trasformare in possibile una rimonta dopo quattro reti (ad una) subite all’andata. Si può giocare così anche se il nostro campionato, per qualcuno, è poco allenante. Così, grazie alle idee e alla loro forza di un allenatore mai, prima di questa avventura, sul palcoscenico europeo più grande: Eusebio Di Francesco ha mantenuto fede alle parole, sia al Camp Nou, sia all’Olimpico perchè il filo conduttore che lega i 180’ è il coraggio. Il Barcellona che domina la Liga e che sognava il triplete è piccolo, piccolissimo davanti ai giganti giallorossi. E, piccolo, si mostra anche il ragazzo d’oro Lionel Messi: la Pulce scalcia come si fa su un campo di provincia prendendo anche un’ammonizione perchè capisce che, per una volta, non è lui sulla scena. E sa che sulla scena non può entrarvi.
LA DIFESA A TRE FUNZIONA – Il primo segnale di che cosa ci riserverà una notte che resterà nella storia giallorossa arriva quando la Roma si disegna in campo: Di Francesco rivoluziona la propria lavagna tattica e ne esce una squadra mai vista. Difesa a tre e due trequartisti dietro al gigante Dzeko, un modo per trovare spazio a Schick e per lasciare libero Nainggolan di guadagnare il suo spazio. Il Barcellona è sorpreso e lo è anche, e soprattutto, perchè il suo centrocampo fa fatica a mettersi in moto: Iniesta, Rakitic e Busquets, a tratti, è come se sparissero dal gioco, chiusi nella gabbia predisposta da De Rossi e soci. Raramente si osserva dall’alto una squadra che, sulla ripartenza del portiere avversario, occupa, praticamente, la metà campo altrui in maniera tanto organizzata da impedire anche il più semplice dei passaggi.
DZEKO APRE IL RIBALTONE – La Roma è dentro alla sfida con la testa e con la benzina nelle gambe. Il pubblico si fa trascinare e il risultato è un effetto speciale che non si vedeva da anni. La rete di Dzeko al primo, vero, affondo giallorossa non fa altro che aumentare i decibel di tifo ed entusiasmo, tanto da influenzare anche i pochi tentativi di reazione dei catalani. Dzeko va a segno con un gol da applausi, per la preparazione (elegante come addomestica l’assist di De Rossi) e per la conclusione (il bosniaco anticipa Umtiti e beffa Ter Stegen in uscita).
DECIDE MANOLAS – Più si va avanti, più il ricordo degli errori dell’andata si fa ingombrante. Fra questi, l’autogol di De Rossi che mercoledì scorso spezzò gli equilibri: lo stesso De Rossi ha la freddezza di battere il rigore del raddoppio, dopo che Dzeko (sempre lui) ha mandato in tilt Piqué. Poi, spunta la testa di Manolas e la Roma riscrive la storia. La sua e, in parte, anche quella di un calcio italiano che alza la voce davanti ad una Spagna troppo spesso nel recente passato di un altro pianeta. Stavolta, la lezione di calcio, i maestri spagnoli, l’hanno subita e chissà che la sana follia della Roma non diventi anche quella della Juve, che con un tweet si è complimentata con i giallorossi, questa sera dentro il Santiago Bernabeu. Roma, intanto, fa festa. Fino all’alba per la sua prima semifinale di Champions.