Corriere dello Sport – Lucho: “Forse non andrò via”

Soltanto poche avvisaglie iniziali, con le quali Luis Enriqueprova a dribblare l’argomento centrale dell’ambiente-Roma: la sua permanenza, o meno, sulla panchina giallorossa. Il contratto per la seconda stagione c’è, firmato l’estate scorsa, ma i risultati hanno portato il tecnico spagnolo a dire solo qualche giorno fa  «ho deciso» . Si riparte da lì:  «Il futuro di Luis Enrique non è importante, non interessa neanche me… Abbiamo ancora la possibilità di andare in Europa, non voglio parlare di altro» . Poi però ritrova serenità e buon umore. E allora parlare diventa più facile. E si può toccare anche il tema “caldo”, partendo dalla riunione che avrà con la società non appena il campionato sarà concluso, tra otto giorni:  «L’incontro con i dirigenti sarà importante. Deciderò (quindi non ha deciso? ndr)  anche in base a ciò che sento, a come si comporta la squadra, a quello che pensano i tifosi. La società non può fare di più» . Ma i dubbi restano:  «Perché il cammino non è facile» .
DUBBI – Società, squadra, tecnico, tifosi. Nell’incontro di fine stagione si parlerà di tutto. Quanto emergerà inciderà sulle decisioni:  «Il club conosce le mie idee dall’inizio e io non chiedo niente. Cosa dovrei chiedere? Sia io che la società abbiamo dato tutto e quando uno dà il cento per cento non si può chiedere di più» . Ma nella scelta di Luis Enrique peserà di più l’eventuale qualificazione all’Europa League, che potrebbe rendere il bilancio meno amaro, o il processo di crescita della squadra, fermo ormai da tempo?  «La cosa che conta di più è sempre il risultato e arrivare in Europa farebbe la differenza. Mancano due partite, siamo in corsa, ma ciò non significa che non pensi a tornare a giocare come facevamo all’inizio. (…)
CAMMINO – Luis Enrique ci prende gusto, è sorridente. Allora è più facile ripercorrere quanto accaduto finora, alla sua prima (e ultima?) stagione in Italia:  «Più difficile di così non avrebbe potuto essere. All’inizio sapevo poco, poi la società mi ha sorpreso per il modo di lavorare. Sapevo del progetto fatto di un calcio d’attacco e di giovani. Umanamente non vedo nulla di diverso negli italiani, sono come gli spagnoli, i tedeschi, gli inglesi… Certo quando ho fatto scelte che non sono piaciute si è montato un casino. Ma mi chiedo di che si parla. Mi dicevano “falli correre” e “fuori le palle”… Poi alla prima scelta discutibile è stata la fine del mondo. Sapete chi vede tutti gli allenamenti, chi sa come stanno i ragazzi, chi deve scegliere? Io. Tra me e i calciatori c’è un accordo, abbiamo trovato un compromesso, ognuno sa di avere una responsabilità. L’obiettivo è diventare una squadra. Prima dei risultati ho messo la volontà di formare una squadra e ho preso la strada che reputo più giusta» .
SUPPORTO – Di una cosa il tecnico giallorosso è assolutamente convinto. L’importanza dei tifosi:  «Questo tifo è eccezionale. Tante volte il nostro pubblico ha sempre continuato a supportarci senza che lo meritassimo. E’ questa la grande virtù, sono fedeli al massimo. Qualche volta per me che devo scegliere è un po’ incomprensibile ma so che il rapporto con i tifosi è fondamentale» . Comunque, Luis Enrique difende i suoi:  «Mi piace proteggere la mia squadra. So che dobbiamo fare di più, ma in un clima di tranquillità i calciatori possono lavorare molto meglio. Io ho cercato di dare personalità, sarò sempre vicino alla squadra fin quando vedrò il giusto comportamento. Se fosse mancato lo avrei detto, potevamo fare di più ma il calcio va così» . E stasera che si aspetta?  «Farò portare a mia moglie uno striscione con scritto “Luis sei un grande”, ma poi magari dall’altra parte un’altra signora ne porta uno con scritto “Luis sei una merda”. (…)
Corriere dello Sport – Alberto Ghiacci 

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