Roma, 18 pali costano caro

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Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – Un palo è qualcosa che quasi non esiste. Un’impalpabilità statistica, una linea di confine, quindi un’assenza. Ora, recitate questa solfa a Mohamed Salah. Inciampare tre volte in una partita unica su quel filo simbolico che distanzia il destino di un pallone tra il gol e il non gol non capita mai. O quasi mai. Undici anni fa accadde ad Arturo Di Napoli detto Re Artù. Il 2 ottobre 2005 lui giocava nel Messina e la Sampdoria passò sopra la sua squadra segnando quattro volte. Contro una. Le tre quasi reti del Messina avrebbero azzerato il vantaggio, ammesso che sia lecito spostare di un centimetro la realtà dei fatti in questo modo. Da quell’episodio sono state disputate circa 4.000 partite di Serie A, tante ce ne sono volute perché un singolo giocatore tornasse a colpire tre pali in una gara.

PRECISIONE – Suggeriamo di apprezzare l’inestinguibile fiducia di Salah nel senso profondo dell’universo: dopo i tre pali suddetti ha finalmente segnato e si è piegato in ginocchio per ringraziare Dio. Nel suo caso non c’è separazione neppure sottile tra la gioia di vivere e giocare e la rabbia per gli equilibrismi del pallone su quel cavo di legno. Salah non cambia, ma possono cambiare il campionato e il futuro di una squadra se un tiro finisce lì dove non dovrebbe, respinto dai contorni della porta. La Roma ha il suo punto di forza nell’attacco e quello di debolezza, direbbero i tifosi più accorati, nella sfortuna marcia. Mettendo insieme le due cose risulta abbastanza logico sia la squadra che in questo campionato ha colpito più pali: 18, contro i 15 del Milan e i 13 del Napoli e della Juventus. La tesi della sfortuna marcia è avallata da un altro dato: nel numero totale di tiri i giallorossi con 363 sono alle spalle di Napoli (430) e Juventus (387). Idem per i tiri nello specchio della porta: Napoli 203, Juventus 198 e Roma 191. Colpiscono più pali pur tirando meno. E con il 52,6% il tasso di precisione dei giallorossi è persino superiore a quello degli avversari che li precedono in classifica. Sostenere che poi questa sfortuna sia sufficiente a corrompere il risultato di un campionato intero è arduo ma lecito. Dei 18 pali centrati dalla Roma ben 7 avrebbero potuto aggiungere punti freschi alla classifica. Se solo il mondo in quel momento si fosse trovato lievemente più a destra o più a sinistra, dal lato che serviva. Parliamo di 5 partite, in realtà, perché le tre disavventure di Salah ovviamente più di una vittoria non avrebbero garantito. Nella prima di campionato, Verona-Roma 1-1, è stato Pjanic a maledire qualcosa, in Chievo-Roma 3-3 è toccato a Sadiq, a Rüdiger in Roma-Milan 1-1, a Salah in Roma-Verona 1-1. In quest’ultimo caso anche Dzeko ha colpito un palo, ma questo lo scaliamo alla malizia del destino perché il seguito dell’azione ha portato alla rete di Nainggolan, la prima della gestione Spalletti.

CASUALITA’ – Cinque partite pareggiate anziché vinte costano 10 punti. I calcoli sono semplici da effettuare: La Juve ha 6 punti di margine sul Napoli, altrettanti ce ne sono tra Napoli e Roma e tra Roma e Inter. Ma naturalmente quel che è giusto è giusto e allora bisognerebbe andare a vedere dove e in che modo le altre squadre sono state a loro volta frenate dalla sovrabbondanza di legno lungo la loro strada. Per esempio, nel Roma-Verona di cui sopra anche Rebic ha provato quanto sappia di sale tirare in porta e trovarne esattamente la frontiera. Inutile cercare verità statistiche in ciò che rimane casualità allo stato puro, eventi che potrebbero essere in un modo e sono in un altro. Possiamo solo contare e se del caso incavolarci. Salah ne avrebbe ben donde: da lunedì è il giocatore della Roma meno gratificato dalla fortuna. Con il suo quinto palo ha superato i quattro di Pjanic. Sono i due che segnano di più, peraltro, e quelli che fanno sempre girare il pallone ad arco cercando gli stretti d’aria oltre le mani tese dei portieri. Stretti che talvolta sono più sottili del palo stesso.

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