La Stampa (M.De Santis) – Al teatro della Roma va in scena il primo atto di discontinuità con il recente passato. Non più un marziano in panchina, ma un figliol prodigo di belle speranze che vuole diventare grande. Dopo aver vinto da almeno tre settimane le primarie, anche per l’impossibilità di arrivare ai nomi più di grido tra gli altri venti candidati vagliati, Eusebio Di Francesco è stato eletto nuovo allenatore della Roma: ieri, tutto in un giorno, la firma della risoluzione con il Sassuolo, il viaggio in compagnia del suo agente Chiodi, l’arrivo a Trigoria, l’abbraccio con il ds Monchi e l’autografo apposto su un contratto biennale da 1,8 milioni a stagione dove era già stato sia da giocatore (dal 1997 al 2001) che da team manager (2005-2006). «Per me è un ritorno a casa», le prime nuove parole romaniste di Di Francesco. «Cercavamo qualcuno che tirasse fuori il meglio dai nostri calciatori e valorizzasse i giovani», il benvenuto, da Boston, di Pallotta.
La Roma del primo anno dopo Totti (forse già oggi a colloquio per il futuro con Monchi) riparte dall’eredità della Champions diretta lasciata da Spalletti e dall’architetto del 4-3-3 che in un quinquennio ha portato il Sassuolo dalla B all’Europa. Una scelta approvata da Monchi, riguardando una lezione di calcio inflitta dal Sassuolo all’Athletic Bilbao, che ricalca, nella forma, quelle passate e fortunate del Milan con Allegri, della Juve con Conte e del Napoli con Sarri. Dal Psv arriva Moreno Di Francesco in panchina e Monchi dietro la scrivania: la nuova Roma ricomincia da questa coppia e da un doppio colpo. Ieri non è stato solo il giorno dell’annuncio dell’allenatore, ma del primo acquisto firmato dal ds andaluso. Dal Psv Eindhoven, in cambio di 5 milioni e 750 mila euro, è arrivato Hector Moreno, difensore centrale messicano. Il primo di una trafficata estate romanista in entrata e, con il Liverpool sempre forte su Salah, anche in uscita.
