Resa Garcia: «Impossibile fare di più»

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – La letterina è stata recapitata a Boston e la potremmo anche sintetizzare così: «Caro Pallotta, per il momento la Roma non può vincere, meglio non illudere i tifosi». Il mittente non è uno qualsiasi ma Rudi Garcia, cioè l’allenatore che oggi col Palermo chiude un campionato in cui è arrivato ancora dietro la Juve. A distanza siderale, certo, e proprio per questo le sue considerazioni vanno ascoltate. E pazienza se tutto questo ha suscitato una bufera nell’ambiente giallorosso, in sfortunata coincidenza con la campagna abbonamenti.

ANCELOTTI & CO. – Insomma, Garcia (che ieri ha ricevuto il Premio Scopigno), in attesa del vertice di giovedì a Londra con Pallotta che lo vuole tenere – nel frattempo mette il presidente spalle al muro, esponendosi così tanto da far credere che si stia costruendo una «exit strategy» alla Conte o un alibi, in caso di mercato deludente. E Ancelotti è libero, con Emery (e Conte stesso) come sogno…. per ora non vogliamo crederci, ma il messaggio è stato ruvido, anche se con due nei evidenti: 1) che la Roma volesse vincere è stato dichiarato spesso, con riferimento anche alla Coppa Italia; 2) al di là dei limiti finanziari, un po’ di autocritica ci sarebbe stata bene e avrebbe dato un tono più autorevole al tutto.

DIRIGENZA IRRITATA – «Il bilancio è positivo. Siamo primi nel nostro campionato, perché la Juve è fuori concorso. È irraggiungibile e il gap sarà superiore perché noi siamo anche costretti dal fair play finanziario. Poi non cambiamo le nostre ambizioni: io sono qua per vincere. Anche in campionato un incidente statistico può succedere, ma la logica economica fa che la Juve sia fuori concorso. Questa stagione ha dimostrato come la vittoria sia una “divisa” troppo grande per noi. Non serve illudere i nostri tifosi. C’è grande differenza tra obiettivi e ambizioni. Gli obiettivi devono essere in accordo con i mezzi del club ed era logico dire: “Raggiungiamo la Champions”. Anche se il 2° posto non è scontato, perché siamo il 5° fatturato d’Italia. Ora c’è un appuntamento col presidente giovedì a Londra e avremo più parametri. Da quando sono arrivato le cose sono state chiare: dobbiamo vendere prima di comprare. Penso che sarà ancora così, ma solo i dirigenti possono dare certezze. Non possiamo bruciare le tappe, un passo troppo grande ti fa retrocedere di tre». E a chi gli chiede se sia vero che, come promesso dalla proprietà Usa, dopo 5 anni (cioè nel 2015-16) sia arrivata l’ora di vincere, il francese replica: «A me nessuno ha detto niente».

IL TIFO DELUDE – Di mercato Garcia regala solo questo: «Ognuno vorrebbe avere Messi in rosa, ma bisogna fare con i nostri mezzi. Sono stupito nel vedere la Roma seconda dover ricevere tante critiche come quelle dopo l’eliminazione con la Fiorentina. Non voglio vivere di nuovo momenti così. Facile fare i tifosi quando tutto soffia per il verso giusto. Quando era importante avere il sostegno di tutti non l’abbiamo avuto. Non è normale che abbiamo risultati migliori in trasferta». Vero, ma quando Garcia dice «non abbiamo mai detto che il nostro obiettivo era altra cosa che raggiungere la Champions» non ricorda bene. Macchina indietro. Sabatini, settembre 2014: «La Roma gioca per vincere lo scudetto». Pallotta, ottobre 2014: «Credo nello scudetto». Garcia, ottobre 2014: «Vinceremo di sicuro lo scudetto». E allora? Nonostante il pranzo successivo col d.s., resta l’irritazione della dirigenza e una considerazione: la Roma sarà anche il 5° fatturato d’Italia, ma è il 2° per monte ingaggi. Come dire, Garcia ha lavorato bene, ma non ha fatto miracoli.

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