Quando Ranieri fece “tremare” Mourinho

Nei suoi anni in giro per il mondo, la cosa che gli è sempre mancata di più di Roma è il sorriso e l’allegria dei romani. «Unici e impagabili». Ecco, da oggi l’obiettivo di Claudio Ranieri sarà proprio quello di ricolorare quei sentimenti lì, ridando sorriso ed allegria alla gente romanista. Ci proverà mettendoci tutto se stesso, con il cuore del tifoso e la qualità del maestro. E con il suo immenso stile, quello che ha mostrato un po’ ovunque, dai trionfi internazionali con Valencia e Leicester alle ultime avventure (poco fortunate) con Nantes e Fulham. E che, nella sua prima esperienza romanista, dimostrò anche con quelle dimissioni del febbraio 2011, esattamente otto anni fa. In un mondo del calcio dove l’arte delle dimissioni è rara, Ranieri disse addio alla Roma dopo quel 4-3 con il Genoa, a Marassi, con una clamorosa rimonta da 0-3 dei liguri. «A fine partita mi guardava negli occhi solo Burdisso», raccontò poi, quasi ad ammettere che la squadra non lo seguiva più. Solo dieci mesi prima era stato ad un passo dal portare la Roma al suo quarto scudetto. Il ritorno Ranieri torna di nuovo a casa, dunque. E lo fa dove sfiorò un’impresa gigantesca, magari non tanto grande quanto quella firmata a Leicester ma quasi. La sua Roma arrivò ad un soffio dal tricolore, che gli sfuggì per quel Roma-Sampdoria 1-2 del 2010, con la doppietta di Pazzini a ribaltare il gol di Totti e l’Inter del Triplete a godere dell’harakiri giallorosso. Decisiva fu anche la lite, nell’intervallo, tra Vucinic e Perrotta, anche se Ranieri ha sempre puntato il mirino altrove: «Tutti pensano che perdemmo lo scudetto lì, ma furono letali i punti dilapidati altrove. Come con il Livorno retrocesso, con cui ne facemmo uno solo». Arrivato per sostituire un dimissionario Spalletti, portò Roma a sognare, lui che Roma l’ha vista crescere e cambiare. Lo riporta La Gazzetta dello Sport.

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