I poteri forti non vogliono il nostro stadio

Il Tempo (Nati il 7 giugno) – Qualcuno potrebbe prendermi per un utopista, dopo i fatti accaduti questa settimana. Ho capito che i poteri forti continuano a disporre delle cose di noi comuni mortali, specie di quelli che speravano si potesse creare occupazione, aumento del PIL, sistemazione di un quadrante abbandonato. Invece no, quelli che i loro figli li piazzano sempre e comunque si sono messi per traverso. Stavolta i poteri forti sono rappresentati dal Comitato per la difesa dei ratti,delle prostitute e del sudiciume. Non c’è da meravigliarsi, ad onor del vero, sono simboli della nostra storia. Da Rea Silvia ad Acca Larentia; dal colera alla peste bubbonica che periodicamente hanno decimato l’ex città eterna. Alcuni possono essere definiti fiancheggiatori emeriti del CDRPS. Su tutti, un professore che accusa la dirigenza della Roma di collusione con la mafia, salvo poi ammettere di avere la possibilità di contattare l’ISIS ed un archistar che parla di un progetto dimostrando di non conoscerlo e tacendo dei rilievi da cinque milioni di euro di danno erariale che riguardano una sua creatura. Presidente ad honorem una solerte funzionaria statale che, novella bella addormentata nel bosco, si sveglia dopo quattro anni dalla chiusura dell’ippodromo (solo tre e mezzo dalla presentazione del progetto) per scoprire che una tribuna decrepita e piena di amianto, necessita di un iter per decretarne un vincolo da estendere anche al sedime (la terra concimata in modo naturale dai cavalli che vi correvano). Certo, ha dato una prova di solerzia della bistrattata burocrazia italica. In appena quindici giorni ha dato seguito ad una sollecitazione proveniente da una nota associazione privata. Sono sicuro che le parentele non c’entrino assolutamente nulla, ma sono altrettanto certo che ormai la strada non possa che essere quella giudiziaria. Dimenticavo. Toro annientato in una partita senza storia.

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