Il centrocampista della Roma, Miralem Pjanic, ha rilasciato questa intervista ai microfoni di Ultimouomo.com:
Sui suoi idoli calcistici: “Da bambino Zizou, Zidane. Da avversario mi piace molto Pirlo, è sempre difficile giocare contro di lui, fa la differenza, è elegante. Forse in generale nel calcio di oggi quello che mi piace di più è Xavi, per lo stile. Mi piacciono i calciatori che riflettono quando giocano. Si capisce se un giocatore sa riflettere o no. E questi tre vedono cose che gli altri non vedono“.
Un altro aneddoto, stavolta a lieto fine, quando ha capito che sarebbe diventato calciatore: “Eravamo già in Lussemburgo. Io quella mattina mi sono svegliato presto e sono sceso a palleggiare contro la porta del garage. Mio padre ha sentito dei rumori e pensava che qualcuno stesse provando ad entrare in casa nostra. Quando mi ha visto ha capito che avevo qualcosa di speciale con la palla. Difficilmente mi separavo del pallone, lo tenevo sempre in braccio, tra i piedi, ero sempre fuori con gli amici. E mio padre mi dice che anche da piccolo c’era una grande differenza tra me e gli altri. Ma ci sono tanti giocatori bravi nel mondo. È la testa che a un certo punto cambia e ti permette di diventare un professionista. Oppure no“.
Il rapporto col padre: “Certo, conta tanto per me, perché mi conosce meglio di qualsiasi altra persona. Mi segue fin da bambino, mi dà consigli. Era un centrocampista come me, giocava in una coppia di centrali. Sapeva giocare. Io l’ho visto giocare e ogni tanto giochiamo ancora insieme. Si vede che ne capisce. Ma abbiamo un rapporto normale, niente di eccessivo”.
La prima esperienza alla Roma e il rapporto con Totti: “Checco gioca in un ruolo diverso, Gourcuff è più il mio ruolo. Non è stato un anno molto felice, positivo, e quando dovevo scegliere di venire Roma ho tenuto conto anche di questo. Ma qui è diverso. Con Checco ci troviamo bene in campo, capiamo i movimenti l’uno dell’altro. È la quarta stagione che giochiamo insieme. Io so molto bene come gioca lui, lui sa molto bene come gioco io. Quando vedo che lui viene un po’ più basso, vado io più alto. So come lui vuole la palla… ci capiamo, è diverso e mi sento molto bene come gioco adesso“.
Con Zeman: “Secondo me Zeman è un bravo allenatore. Forse però voleva un certo tipo di giocatori che non aveva qui. Forse dovevamo giocare in un’altra maniera, perché i giocatori a disposizione facevano un altro tipo di gioco. Lui chiede spesso ai centrocampisti di buttare la palla in avanti, di verticalizzare, sempre. A me piace giocarla come la sento io. Come mi chiede il Mister adesso: Fai quello che senti perché tu sei quello che decide, tu devi fare il tuo gioco. Questo mi dice Garcia oggi. È completamente diverso. Non è che non me la sentivo di buttarla dentro, a volte però pensavo che la soluzione migliore era un altra. La differenza oggi è che mi sento molto più libero“.
Al terzo anno con Garcia: “Noi facciamo quello che chiede il Mister e se il Mister vuole che recuperiamo la palla subito, velocemente, subito dopo la linea degli attaccanti ci siamo noi centrocampisti“.