Corriere dello Sport (C.Zucchelli) – Con Pellegrini e Dybala squalificati. Con un altro centrocampista (Renato Sanches) che nella migliore delle ipotesi sarà arrivato solo da qualche giorno, se non qualche ora. Con Mou in tribuna. Con Matic chissà dove e chissà con quale maglia. Contro la Salernitana, alla prima giornata di campionato, Houssem Aouar avrà tutti gli occhi puntati addosso. Perché sarà, per lui, l’esordio ufficiale con la Roma, la prima all’Olimpico e anche il debutto come nuovo faro della squadra. Sull’ex Lione, infatti, le aspettative sono alte e lui è il primo ad esserne consapevole. La speranza dei romanisti è che possa raccogliere l’eredità di quel Mkhitaryan di cui la Roma è rimasta orfana la scorsa stagione e che è mancato tanto nella produzione offensiva della squadra, come Mourinho ha avuto spesso modo di ricordare.
Mettere a confronto l’armeno con Aouar si può fare da un punto di vista del ruolo (tra centrocampo e trequarti), della fantasia e anche dell’apporto numerico in chiave gol, ma sul fronte della personalità e dell’esperienza è chiaro che Micki aveva qualcosa in più. Ciò non significa che Aouar non possa averla o, almeno, trovarla con il passare della settimane. In questo mese di allenamenti, l’algerino ha conquistato tutti per due caratteristiche che a molti hanno ricordato proprio Mkhitaryan: la capacità di esprimersi in italiano e la voglia di prendere sempre il pallone. Che sia in fase offensiva, che sia come voglia di pulire le palle sporche, che sia come opportunità al tiro, Aouar vuole far vedere di esserci e non ha problemi a farlo capire ai compagni.
Logicamente le amichevoli, peraltro non di primissimo livello, sono una cosa, le gare ufficiali un’altra. Ma Aouar è in quell’età perfetta per il grande salto: ha 25 anni e più di 200 partite con il Lione di cui 34 nelle coppe e non è quindi un ragazzino alle prime armi. Magari i primi minuti all’Olimpico saranno emozionanti anche per lui, poi però dovrà sciogliersi e prendere per mano la squadra. Lo stadio di casa, tra l’altro, può diventare terreno fertile per lui: quando si gioca contro squadre chiuse Aouar ha la tecnica e l’occhio per trovare quelle che Walter Sabatin chiamerebbe “le linee oscure del calcio” e portare quindi la Roma in superiorità numerica. Non poco, soprattutto se non dovesse neppure arrivare quell’attaccante di manovra che Mourinho avrebbe voluto.
Ragazzo molto riservato, poco incline ai social e ad esporsi sulla sua vita privata, legatissimo alla mamma, Aouar sta prendendo contatto in maniera molto semplice con la sua nuova vita. Abiterà non lontano da Trigoria, si dividerà tra Roma e nazionale e sta facendo un importante lavoro fisico che dovrebbe limitare i guai che lo hanno tor. mentato la scorsa stagione. In questo senso Mourinho e il suo staff rappresentano una garanzia l’esempio è proprio Mkhitaryan che nei suoi primi anni romani soffriva, e tanto, con la pubalgia. Da quando lo hanno preso sotto la loro ala José e i suoi collaboratori ha trovato una continuità sorprendente, andando a soffrire solo nella parte finale di stagione. Ogni storia, però, è a se e non pensare agli altri è l’unico modo per prendersi definitivamente la Roma.