Il Tempo (T. Carmellini) – Un’altra sberla, in pieno volto. La Roma (o se preferite la Roma2), ormai prende le botte da tutte le parti in campionato. Ieri è toccato al Cagliari, in piena lotta per non tornare in B, a picchiare duro contro la squadra di Fonseca (il finale è un inesorabile 3-2) che, numeri alla mano, è ancora lassù solo per quanto fatto nel girone di andata e ha un bilancio disarmante di 18 punti in 14 partite in quello di ritorno.
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Nel calcio si sa, la differenza spesso la fanno le motivazioni e a Cagliari ieri sera in questo senso non c’è stata storia. Da una parte una squadra che lotta con il coltello tra i denti, affamata di punti, che vuole restare in serie A e si sta giocando tutto in queste ultime gare di stagione: il Cagliari, che con quelli di ieri raccoglie nove punti nelle ultime tre partite, aggancia Benevento e Torino e riapre i giochi.
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Dall’altra una Roma già rassegnata in campionato che pensa solo al doppio match di Europa League in programma giovedì a Manchester (ritorno 6 maggio all’Olimpico) e che si presenta alla Sardegna Arena senza otto titolari e con tutte le riserve in campo proprio per non rischiare in vista della “partita dell’anno”. La differenza è sostanzialmente tutta qui, ma anche leggendola così questa Roma non può essere così brutta: eppure lo è.