Pellegrini, l’azzurro e un destino da big

Corriere dello Sport (F.M.Splendore) – E fu così che anche la vita di Lorenzo Pellegrini si tinse d’azzurro. Perché ogni tanto la vita ti toglie, ma ogni tanto ti dà. E questo potrebbe essere solo l’inizio. Il tono è quello di una favola e invece è tutto vero. E il battito del cuore non è quello a due marce dell’aritmia che nel 2012 stava per togliergli il sogno di fare il calciatore. E’ un tono che mantiene la stessa intensità, verso l’alto, figlio dell’emozione che ti dà l’aria della Nazionale. Pellegrini se la è meritata: scegliendo Sassuolo nell’estate del 2015, nonostante Rudi Garcia il 22 marzo di quell’anno gli aveva fatto vivere l‘esordio in serie A a Cesena. Una scelta fatta con la testa di un diciannovenne già maturo, che anziché farsi ammaliare dal futuro con la maglia della squadra in cui era cresciuto, ha pensato che fosse meglio provare a giocare con continuità. Cosa che a Sassuolo gli è riuscita praticamente da subito.

IL DESTINO CAPOVOLTO – Certo, possibile che a Lorenzo, varcando la porta di Coverciano non per una Under (22 presenze e due gol con le maglie della 19, della 20 e della 21), ma per la Nazionale maggiore, sia tornato in mente, come un incubo su cui ora riuscire anche a sorridere, quel 2012 horribilis, in cui l’aritmia lo fermò cinque mesi togliendogli l’idoneità e, al ritorno in campo, una maledetta frattura al piede lo stoppò di nuovo. Roba da poter fiaccare la forza mentale di molti ragazzi. Non di Lorenzo Pellegrini, che davanti agli occhi aveva solo la voglia di rimettere il vestito tattico confezionatogli da un Vincenzo Montella allenatore alle prime armi, con i Giovanissimi giallorossi. E già, perché una stazza superiore alla media già intorno ai 12-13 anni, aveva fatto di Pellegrini un centravanti, ma senza troppa convinzione, a partire da lui. Montella lo mise in mezzo al campo, dove lo risistemò Alberto De Rossi. C’è una data, in tutto questo, che capovolge il destino di Lorenzo Pellegrini: è il 17 marzo del 2015, quando un gol premiato anche dall’Uefa piega il City e lancia la Primavera ben oltre i trentacinque metri che quel pallone scoccato con la traiettoria perfetta dal piede destro finisca alle spalle di Angus Gunn, il portiere di quel City, che a differenza di Lorenzo è rimasto lì, nella squadra riserve dei Citizens. E’ il gol che porta la Primavera alle semifinali di Youth League, è il gol che porta Lorenzo sotto i riflettori della prima squadra fino all’esordio pochi giorni dopo. E’ il cambio di marcia.

DRITTO ALLA META – E’ Sassuolo, sono le 47 presenze messe in fila fino a questo punto della carriera, 46 in una stagione e poco più di mezza in Emilia tra serie A, Europa League e Coppa Italia. Lorenzo ci ha messo dentro 10 gol, perché il meglio di sé lo dà quando attacca la profondità da mezzala e la personalità per calciare davvero non gli manca. Sono numeri da ventenne veterano, numeri che suoi coetanei non hanno. Lo sa la Roma, che ha un diritto di riacquisto a 10 milioni e lo eserciterà. Lo avrebbe esercitato anche a gennaio, quando si parlava di Defrel e nelle triangolazioni tra i ds Massara e Angelozzi con il manager Giampiero Pocetta, che gestisce entrambi i calciatori, il club giallorosso aveva pensato di anticipare il rientro di Pellegrini. Ma i vertici del Sassuolo non hanno dato il placet. Il diritto di riacquisto è una carta privata firmata dai due club ma non dal calciatore (e fin qui nessuna novità, si usa spesso fare così): questo significa che una parola sul suo futuro dovrà dirla anche Pellegrini. E, certo, peserà. Su questa… “debolezza” si inseriscono pressioni e sussurri che arrivano dalla Juve, in virtù dei solidi rapporti con il Sassuolo, dall’Inter e dalla Premier, perché Chelsea e City hanno visionato Pellegrini più volte. Lorenzo continuerà a guardare il suo faro: giocare e andare dove si gioca. Ma è anche vero che più alzi il livello, più entri in una logica di turn over e il posto garantito non lo hai più. Le certezze sono due: che Pellegrini sia già un assegno circolare (la quotazione di mercato è tra i 15 e 18 milioni) e che la cifra tecnica sia da club di fascia alta. La Roma lo sa e si sente blindata. Ma non è sola.

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