Il mondiale delle outsider: la Bosnia, soldati reduci dalla guerra.

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Molti lo chiamano il mondiale dei mondiali, il miglior mondiale di sempre e via dicendo…ma siamo sicuri che sia così? Siamo sicuri che un mondiale come quello del 2006 non avesse più campioni? Dove il Brasile aveva i migliori Kakà e Ronaldinho, la SpagnaTorres e Raul, la Germania Klose e Ballack, e l’Italia, sulla quale posso anche non esprimermi. O magari il mondiale del 1994, dove un giovane Ronaldo faceva coppia conRomario e l’Italia arrivava in finale trascinata dalla difesa sacchiana e dai gol di Roby Baggio, a scapito della bulgaria di Stoichkov e della Spagna del Barcellona campione d’Europa e di Luis Enrique.

Non si sa ancora se questo mondiale potrà offrire lo spettacolo che offrirono i suoi antecedenti, forse per la crisi che ricopre il Brasile o forse per la mancanza di campioni figli di un calcio d’altri tempi. Non possiamo dirlo se tra 20 anni Balotelli sarà ricordato come un fenomeno o se Aguero e Messi saranno la coppia d’attacco più forte di sempre. Però una cosa, a priori, possiamo dirla: un mondiale con così tante outsider non si è mai visto. Un mondiale con 4-5 squadre che, per i meno esperti, un po’ per il nome, un po’ per la loro storia, non sono all’altezza di Spagna, Italia o Brasile, ma che in realtà lo sono e come, non si era mai visto prima. Quelle 4-5 squadre saranno i “dark horses” per i più romantici.

Ma andiamoli a conoscere ed analizzare meglio questi dark horses: oggi tocca alla Bosnia, è mai successo che una squadra alla prima qualificazione al mondiale possa impensierire le big?

A quanto pare sì, e le cause sono molte. La prima è sicuramente che la Bosnia è una nazionale giovane, neanche 20 anni fa, infatti, si è iscritta alla FIFA. La seconda è sicuramente il merito del CT, Safet Susic, che è riuscito a conferire a questo gruppo le giuste motivazioni per difendere l’onore di un paese distrutto dalla guerra. Le motivazioni si vedono prima fuori dal campo, quando tutti i giocatori si sono attivati per aiutare i propri connazionali più in difficoltà, poi dentro al campo. Quando il tuo giocatore più talentuoso, Miralem Pjanic, scoppia a piangere dopo aver trascinato la propria squadra alla qualificazione mondiale, capisci che questa non è una nazionale “da incontrare”, bensì una “da battere”. È successo dopo Lituania – Bosnia, in uno stadio minuscolo, ma con 6 mila tifosi che non aspettavano altro che una buona notizia. La squadra non ha lo stesso talento di Argentina o Spagna, ma ha sicuramente più voglia di dimostrare quanto vale.

A partire dal portiere, Asmir Begovic. Giovane quanto basta, sono 4 stagioni e mezzo che difende la porta dello Stoke City più che degnamente, facendo arrivare i Potters anche in Europa. Per un pelo non diventava il portiere della nazionale canadese: metà dei calciatori bosniaci sono scappati dalla guerra e hanno la doppia cittadinanza, ma se hanno tutti scelto di combattere con questa maglia c’è un motivo. Resta il fatto che non tutte le nazionali possono godere di un portiere titolare in Premier League, forse tra i più forti nelle squadre di seconda fascia, e per questo Begovic sarà uno dei punti fermi di questa formazione durante il mondiale.

La difesa è la nota dolente di questa squadra: l’unico a tenere il fardello è Emir Spahic, centrale del Bayer Leverkusen. Viene da una stagione buona, ha esperienza europea e ha anche il fiuto del gol. I suoi 33 anni sono fondamentali a questa squadra: Susic può infatti approfittarne per disporgli attorno giovani talenti come Kolasinac, terzino dello Schalke classe 1992, e Bikakcic, solido centrale 24enne dell’Hoffeneim.

Più avanti i dragoni godo di un centrocampo invidiabile. Oltre al già citato Pjanic, metronomo e regista di questa splendida formazione, Susic dispone di un uomo di corsa, Senad Lulic, sicuramente uno dei più valorosi dall’altra sponda del tevere, un mediano incontrista, Sejad Salihovic, bandiera dell’Hoffeneim, ed un giocatore d’inserimento, Zvjezdan Misimovic, giocatore di fondamentale importanza e dal gol facile ( i suoi 25 gol in 80 partite con la nazionale lo possono testimoniare). Difficile trovare reparti così completi in nazionali di seconda fascia.

L’attacco lascia pochi dubbi a Susic: solo due sono gli attaccanti bosniaci, ma che attaccanti! Uno è Vedad Ibisevic, centroboa dello Stoccarda. Nelle ultime 6 stagioni in Bundesliga è andato 5 volte in doppia cifra, mentre in nazionale ha una media-gol di quasi una rete ogni due partite, avendone segnate 20 in 54 presenze. Fisico imponente che si sposa benissimo con l’altra punta di diamante di questa nazionale: Edin Dzeko. Lo conoscete tutti, punta del Manchester City e capocannoniere di questa nazionale. Sono 6 stagioni che supera i 10 gol tra Premier League e Bundesliga, ed in due occasioni ha addirittura superato i 20. Nella fase di qualificazione ha letteralmente trascinato i suoi compagni segnando 10 gol in 10 partite, assistito dal suo compagno di reparto che ne ha invece segnati 8. Una coppia devastante, capace di far ottenere alla Bosnia 25 punti su 30 disponibili nella fase a gironi. Vedremo se sono capaci di fare altrettanto al mondiale oppure se usciranno subito: la prima sfida è superare il girone, e non sarà facile con l’Argentina, la Nigeria e l’Iran. Staremo a vedere.

Filippo Grillo

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