La Gazzetta dello Sport (E.Esposito) – Sono riusciti a creare qualcosa di mai visto dalle nostre parti, un South Park all’italiana, un film d’animazione per grandi, ironico, irriverente e scorretto (nel mirino anche Obama, Berlusconi, la Merkel, i due Papi, George Clooney, Nanni Moretti o Moccia), violento quanto basta a scatenare la censura (è stato vietato ai minori di 14 anni), ma che attraverso gli occhi dei bambini che ne sono protagonisti riesce a mettere in evidenza tutte le contraddizioni del nostro Paese (e non solo), finendo con il denunciare chiaramente il pregiudizio e l’intolleranza da cui siamo circondati.
SCOPERTA – Per rendere la cosa comprensibile a tutti al centro della storia hanno messo il calcio, o meglio, il derby Roma-Lazio. Dopo tre anni di lavoro e attese mercoledì arriva nei cinema East End, firmato dai romani Skanf e Puccio, nomi d’arte di Luca Scanferla e Giuseppe Squillaci. Li abbiamo incontrati alla vigilia del derby, quello vero, nella sede della CaneCane, la società di effetti digitali in cui è nato questo piccolo grande film indipendente che potrebbe presto diventare una serie tv. E proprio in occasione di questo incontro abbiamo scoperto che Skanf è laziale e Puccio romanista… Skanf: «Il calcio era l’espediente narrativo perfetto per raccontare le nostre storie e il derby poi era ideale per parlare di diversità, uno dei temi centrali di questo lavoro».
La diversità sta nell’essere laziale tra romanisti…
S.: «Vivono in periferia e tifare Roma fa sentire i bambini parte della città e di un gruppo. Uno però è della Lazio e combatte con se stesso per trovare il coraggio di confessarlo agli amici… Per noi era un modo per parlare del concetto assoluto di outing».
Puccio: «Abbiamo voluto prendere cose che tutti comprendono, come una partita di calcio e il tifo, e utilizzarle per parlare di altro, a partire dai pregiudizi, che nel film sono dappertutto: quelli legati a Roma e Lazio, ma anche sull’omosessualità o per il mondo islamico. Quanto ai laziali, è satira, con qualcuno ce la dovevamo prendere! E dal punto di vista narrativo la Roma ha Totti, l’idolo che appare in continuazione, mentre loro a capitani stanno un po’ indietro… Altrimenti davvero, le parti si sarebbero potute invertire».
Nel film uno dei bambini canta «ai laziali martellate sulle gengive»…
S.: «Quel coro deve per forza essere contestualizzato. A cantare è Lex, lui odia la Lazio perché il suo patrigno laziale picchia la madre. In quel momento sfoga tutta la sua rabbia, forte anche dell’appartenenza a una bandiera, come del resto spesso avviene negli stadi. Ma basta seguire il film fino alla fine per capire che intolleranza e violenza, sue o degli altri, non portano a nulla di buono. Anzi».
Papa Francesco laziale e Ratzinger romanista. Perché questa scelta?
P.: «Diciamo per i colori delle bandiere di Argentina e Germania».
Come finisce il derby dell’ora di pranzo?
P.: «Vince la Roma. Io sono così, per me vinciamo sempre noi».
S.: «Io sono diventato un tifoso tiepido, ma se vince la Lazio sono di sicuro più contento».