Il Romanista – Osvaldo, il mondo alla rovescia

Chi l’ha visto dice che domenica sera fosse inconsolabile. Incredulo. Con un sorriso amaro. Nessuna parola ufficiale, solo un “non ci credo, non ci credo” ripetuto una nessuna e centomila volte.
A se stesso, ai compagni, a Luis Enrique che, uscendo dal campo, se l’è preso quasi sottobraccio per consolarlo. Perché difficilmente Dani Osvaldo dimenticherà l’ingiustizia subìta. Va bene il gol annullato (che pure avrebbe consentito alla Roma di giocare con molta più tranquillità gli ultimi minuti) ma un gesto del genere avrebbe meritato la convalida comunque. Anche se Osvaldo fosse stato davvero in fuorigioco. D’altronde, essere un centimetro più avanti o più indietro cosa poteva cambiare a una rovesciata così straordinaria? Niente. Una rovesciata talmente bella da far scattare in piedi non solo tutto lo stadio, ma anche la panchina della Roma e persino quella del Lecce. I giocatori avversari infatti sono stati i primi a rendersi conto di che gol aveva fatto Osvaldo. Di quelli della Roma, invece, poco da dire. Per tutti bastano le mani in testa di De Rossi che correva da centrocampo per andare ad abbracciare di corsa Dani. Il quale, sotto la Sud, stava già scaricando la mitraglia. Quando si è accorto della bandierina alzata da tale Carrer Roberto da Conegliano Veneto (il paese dove è nato Del Piero e che, evidentemente, ha dato i natali solo a un esteta del calcio) l’attaccante si è coperto il volto con la maglietta.

Quando l’ha tirata giù sorrideva, ancora incredulo. Lo stadio, dopo un attimo di silenzio, ha dedicato qualche coro proprio a Carrer e poi fischi, solo fischi. Tanti fischi. D’altronde, come fai a farti una ragione di un gol del genere non convalidato? Osvaldo, quando ha lasciato lo stadio dopo la partita, era ancora senza parole. Oggi a Trigoria metterà – dovrà mettersi – tutto alle spalle. Anche se non sarà mica tanto facile. Per dire: Julio Baptista a Roma viene ricordato per due cose. Un derby vinto praticamente da solo (eterno grazie) e una rovesciata all’ultimo secondo a Torino. Un gol splendido che resterà nella storia anche perché è stato il numero 3500 della nostra storia. C’è poi Carlo Parola. Quello delle bustine Panini. Lui è diventato famoso solo per quel gesto lì. L’ha fatto ed è diventato il protagonista non solo delle figurine ma anche dei sogni di tutti i ragazzini d’Italia. Da più di 60 anni. Anzi: non solo d’Italia. Ma del mondo. Tanto che la rovesciata di Parola è stata pubblicata in oltre 200 milioni di copie con didascalie in greco e cirillico, arabo e giapponese. Ed è entrata nella storia. Proprio come poteva entrarci quella di Osvaldo in un Roma-Lecce qualsiasi. Chissà come si dice in cirillico “Che m’hai annullato…”.
Il Romanista – Chiara Zucchelli

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