Olimpico: «Le barriere rimangono»

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Il Corriere dello Sport (F.M.Splendore) – «Avanti con le barriere». Il questore di Roma Nicolò D’Angelo dà l’annuncio, il prefetto della Capitale uscente Franco Gabrielli sottoscrive e all’orizzonte vede la fine del tunnel di una vicenda che lo ha toccato dal punto di vista personale, come ha tenuto a specificare: da capo della Polizia, nomina formalmente ricevuta a fine aprile dal Consiglio dei Ministri, lo stadio Olimpico lo riguarderà sicuramente di meno. Ieri l’Aula Magna del Rettorato all’Università La Sapienza ha ospitato la tavola rotonda “La legalità rompe le barriere – Stadio Olimpico tra presente e futuro”, evento organizzato dal Ministero dell’Interno attraverso la Questura di Roma e dall’Università La Sapienza. Con il prefetto e il questore, il Magnifico Rettore della Sapienza, professor Eugenio Gaudio che ha fatto gli onori di casa, la professoressa Giannini, ordinario di Psicologia, il capo di Gabinetto della Questura di Roma, Roberto Massucci, gli psicologi della Polizia di Stato Ludovica Moschini e Rita Staccone, il ricercatore della Link Campus University Nicola Ferrigni. E poi il mondo del calcio: il presidente della Lazio, Claudio Lotito, il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, i due tecnici Simone Inzaghi e Luciano Spalletti. A moderare l’incontro il giornalista sportivo Marino Bartoletti, davanti a una platea nutrita di giovani, che hanno rivolto le ovazioni più sentite al tecnico della Roma e, in forma indiretta, a Francesco Totti, “evocato” dal suo allenatore. Ma l’applauso più caloroso con una standing ovation carica di rispetto e affetto, l’ha ricevuta Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore Filippo Raciti, che morì il 2 febbraio 2007 prima del derby Catania-Palermo a seguito di una aggressione ultrà: l’atteggiamento dello Stato nei confronti della violenza negli stadi è cambiato da lì.

LA RICERCA E LE LINEE GUIDA – Si è partiti dalla ricerca che i professionisti della Link Campus hanno condotto tra novembre 2015 e lo scorso mese di aprile su un campione di quasi 4.000 tifosi di ogni settore dello stadio. Una indagine demoscopica che si può riassumere con due dati: la percezione di sicurezza da parte della gente all’interno dell’Olimpico, che porta un segno “più” pari al 74,5% e un 64,9% che è invece il dato del campione contrario al provvedimento delle barriere, con solo un 15,4 favorevole. E, nell’elenco degli effetti negativi del provvedimento, un 39,3% se lo mangia la rilevazione che in curva non è più possibile vedere le partite accanto agli amici e un 34,5% vede curve smembrate a danno dello spettacolo. «Abbiamo applicato in modo rigido le regole che già ci sono – ha spiegato il questore D’Angelo nel suo intervento. E alla fine ha aggiunto – Questa è stata una misura necessaria per riportare delle regole all’interno delle curve e attivare un percorso di legalità rispetto al quale però tutti sono rimasti sordi e ciechi. Devo ringraziare il Coni e i due club per come abbiamo lavorato insieme. Quanto alle due curve rileviamo che non solo c’è uno zoccolo duro che resta fuori lo stadio, ma abbiamo certezze che questi abbiano agito per dissuadere chi voleva rientrare. Quindi andremo avanti con le barriere: le toglieremo quando ci arriveranno segnali che il percorso è comune. Un stadio regno illegale non fa bene a nessuno». Il capo di gabinetto della Questura, Roberto Massucci, aveva introdotto i lavori spiegando come «sono gli atteggiamenti ispirati alla legalità gli unici che abbattono le barriere».

CHIUSURA – Il prefetto Gabrielli ha chiuso i lavori e ci sono stati alcuni “buuu” in sottofondo stigmatizzati dal prefetto. «Sono stato insultato personalmente e in modo pesante senza avvertire alcuna vicinanza da parte dei commentatori di ogni genere – ha detto GabrielliEppure devo ricordare ancora una volta che questa norma è scritta nel documento conclusivo, data aprile 2014, della task force alla quale parteciparono anche i migliori soloni delle Leghe e della Figc. Le barriere resteranno fino a che questi signori non torneranno allo stadio. E per fortuna la responsabilità del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica di Roma non la avrò più. Noto però con dispiacere che questo è il Paese in cui vale il principio delle proprietà del bene pubblico che è quello per cui questa norma delle barriere non piace. E questo lo dico a scanso di equivoci: anche i numeri della ricerca dicono che la norma non piace: perché qualcuno la ha sentita come una norma messa in casa propria, ma la curva non è la loro casa». Gabrielli sarà presto capo della Polizia, la domanda se vigilerà sul’applicazione di quella norma della task force su tutto il territorio nazionale è doverosa. E la risposta quasi scontata. «Assolutamente sì, poi varranno le responsabilità personali».

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