Repubblica (M.Juric) – «È questo il tuo Colosseo, noi saremo il tuo popolo». Era iniziata così la prima di Romelu Lukaku davanti ai suoi nuovi tifosi. Con una presentazione scenica ma sobria, in pieno stile societario. Sembrava l’incipit di qualcosa di grande, in realtà è rimasto l’unico sussulto di una serata da dimenticare per la Roma. Sconfitta 2-1 dal Milan (ininfluente il gol nel recupero e in superiorità numerica di Spinazzola) e in piena crisi di identità, di gioco e di risultati. Un punto in tre partite è inammissibile per una squadra che punta ufficialmente ai primi quattro posti. E le giustificazioni non possono limitarsi alla condizione fisica. Anche ieri è proseguita la sequela di infortuni muscolari per i nuovi acquisti, con Aouar che ha alzato bandiera bianca dopo 29’. Oltre al non gioco, la Roma sembra aver totalmente perso la compattezza difensiva che l’aveva resa competitiva, almeno in Europa.

I giallorossi al terzo anno di Mou sembrano in totale regressione. Di idee e di uomini, tutti lontani parenti di quelli visti fino a maggio scorso. E a poco è servito l’ingresso in campo al 70’ di Lukaku, ancora lontano dalla forma fisica migliore. Ma sono bastati sessanta secondi al belga per toccare il primo pallone e creare la prima apprensione a Maignan. Il resto sono state spallate ai difensori e una grande voglia di spaccare il mondo, compreso il cartellino giallo rimediato per eccesso di foga. Nulla più, nella serata che doveva essere del riscatto in campo, trasformata solo nella triste appendice scenica di Ciampino.

Romelu Lukaku è entrato all’Olimpico in solitaria un’ora prima del calcio d’inizio. Annunciato come un gladiatore, il belga ha prima salutato il pubblico e poi è andato al centro del campo ricevendo il tributo di tutto lo stadio. Sotto la Tribuna Tevere si è alzato uno striscione con il suo nome nell’iconica esultanza: mano sulla fronte nel classico gesto del saluto militare e poi il dito indice davanti alla bocca. Il boato, l’esplosione di fuochi d’artificio rigorosamente giallorossi e una breve corsa sotto la Curva Sud. Fine.

Quattro minuti in tutto per “autocelebrare” l’acquisto più importante del calciomercato perché gli eccessi non fanno parte dello stile imposto dai Friedkin alla Roma. Certo è che l’arrivo dell’attaccante belga ha fatto breccia nei cuori dei tifosi. Ciampino è stato il manifesto dell’entusiasmo, diventato atto di fiducia tangibile già ieri sera all’Olimpico. Centinaia le magliette marchiate “90 Lukaku” comparse sugli spalti, a soli due giorni dall’ufficialità.