Nati il 7 giugno – Rocchi dà ragione a Maresca. Allora “è bbono tutto”

Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Il dubbio credo possa essere solo uno: maggiori le responsabilità del sedicente arbitro Maresca (con occhi di bragia) o quelle del sedicente addetto al VAR Guida? Probabilmente di entrambi. O forse del sistema. Perché se Gianluca Rocchi (indimenticato protagonista di un 5 ottobre in cui, tra le tante nefandezze, riuscì a comminare un cartellino giallo a Totti dopo esortazione da parte di tal Bonucci) ha sostanzialmente difeso le scelte dei suoi amici di fischietto, addebitando le proteste del mister Fonseca allo stress, vuol dire che gli arbitri hanno ragione a prescindere e che, per dirla come da noi, “è bbono tutto. Ci vuole una bella faccia tosta a rendere pubbliche siffatte affermazioni. Secondo l’ineffabile ex arbitro fiorentino, sarebbe corretto ammonire Pedro per un non intervento su Berardi, correggersi dopo una chiamata del VAR pur in assenza di un chiaro ed evidente errore, avendo avuto visuale libera nella valutazione dell’azione? Ancora, dopo 4 cartellini gialli su 5 falli, è corretto il giallo ad Obiang per un intervento scorretto e violento sulla caviglia di Pellegrini? Quanto al rigore non concesso per il fallo di mano di Haraslin, ricordiamo tutti cosa combinò il Rocchi quel 5 ottobre, però, a sua giustificazione potrebbe affermare che, all’epoca, non aveva a disposizione il supporto tecnico, come parrebbe, invece, esserci oggi.

A questo aggiungiamo – ma una parola avrebbe dovuto spenderla il buon Rocchi – che gli assistenti sono tornati al loro inutile ruolo di spettatori non paganti; mancano così le loro chiamate sull’unica occasione creata dal Sassuolo nel primo tempo, in quella che è costata l’ammonizione a Mirante ed in quella della rete solo successivamente annullata in sala Var, pur essendo chiaramente visibile ad occhio nudo. Il sospetto che lo sbandieramento della scorsa settimana – quello che aveva fermato Mkhitaryan lanciato verso Meret – servisse solo ad arrivare indenni alle celebrazioni del decimo minuto, ha trovato puntuale conferma. Stress a parte, nulla è da addebitare ai due campani, a dire del loro difensore. Infatti, la responsabilità è di un sistema che li manda in campo a far danni.

D’altro canto, colpire la Roma è come sparare sulla Croce Rossa. Non protesta mai nessuno nelle sedi deputate; non ha alcun peso politico in Lega ed in Federazione; non riesce neanche ad impedire che i suoi poveri tifosi debbano adirarsi fin dalla fase di presentazione della partita in televisione. Qualcuno potrebbe significare come, visto che lo stadio è vietato e non esistano alternative lecite per tifare la Maggica, sia fastidioso ed indisponente che la costosissima emittente satellitare ci debba propinare laziali in serie o ex giocatori della Juve, del Milan, dell’Inter o del Parma quando giochiamo contro quelle squadre? Qualcuno vuole tutelare i nostri diritti di tifosi?

La gara? Dopo averla controllata nel primo tempo, nel secondo la Roma l’ha dominata e mi piace porre in risalto le prestazioni di Villar e di Karsdorp, il primo grande coordinatore del centrocampo, il secondo sempre pronto a proporsi sulla fascia. Senza gli strafalcioni dei novelli epigoni di Roger Moore e Tony Curtis, con due punti in più si sarebbe potuta respirare aria d’alta classifica. Prima o poi, però, recupereremo gli assenti ed allora saranno dolori per tutti.

Per diventare grandi e competere con continuità, però, sarebbe servito lo Stadio, sul quale dobbiamo ancora sopportare le affermazioni di aria fritta alle quali ci sta sottoponendo la Vostra sindaca (non sarà mai la mia). Chiunque viva, anche per pochi anni, in questa che una volta era la città più bella del mondo, sa perfettamente come il romano sia disposto a tollerare tutto, fin da quando i due gemelli vennero lasciati in una cesta alla deriva. Con un’eccezione: non accetta di passare per lo zimbello della situazione. In quel caso, gli salta la mosca al naso e reagisce come può.

Vede sindaca degli altri romani, sullo stadio ci ha raccontato di tutto, per poi raccontarci l’esatto contrario, però non è opportuno abusare della nostra bonomia. La sua consiliatura è iniziata con un appuntamento istituzionale mancato – al quale sostituì un piatto di pasta e fagioli e ciao Olimpiadi, occasione unica per porre qualche toppa allo scempio cittadino – mi auguro si chiuda con uno dei cori più belli della Curva Sud: “nun se vedemo più, se salutamo adesso”.

P.S. Il sacrosanto principio della presunzione d’innocenza – sempre e per tutti – mi impedisce di pronunciarmi sull’indagine di Perugia. Quello che rattrista profondamente, però, è la consapevolezza di un diverso trattamento riservato al campione ricco e famoso, rispetto a quello che sarebbe stato riservato ad Ahmed, pizzaiolo egiziano, da vent’anni in attesa di ottenere la cittadinanza.

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