Nati il 7 giugno – In bocca al lupo a De Sanctis. A Crotone finisce dopo 30′, ma Fonseca non era un minus habens?

Pagine Romaniste (Nati il 7 giugno) – Un caloroso in bocca al lupo a Morgan De Sanctis. Le notizie parrebbero confortanti e mi auguro possa tornare al suo posto quanto prima.

Un lavoro forse troppo sottovalutato il suo, visto che lo si è fatto passare quasi per un semplice prestanome. Invece, a me pare che, da coriaceo abruzzese, si sia messo sotto a studiare come si faccia a diventare dirigente nel mondo del calcio. Ha iniziato come team manager, ha superato il corso di Coverciano, ha umilmente cercato di apprendere da chi ne sa più di lui, ma una volta trovatosi in prima linea non ha sbagliato un colpo: è sufficiente guardare i nuovi acquisti della splendida Primavera di Albertino De Rossi. Forse non sarà simpatico, per certo non ha piegato il capo con alcuni tifosi, non sa accattivarsi la comunicazione che si occupa di Roma (a differenza di altri), ma avercene di cocciuti lavoratori come lui.

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Forse le appena trascorse festività mi hanno reso meno acido, tanto che dopo Morgan, voglio rivolgere un sincero e disinteressato elogio a Giovanni Stroppa. Non tanto perché, nonostante non possa disporre di campioni, tenti comunque di dare alla sua squadra un gioco piacevole, tanto da affrontare anche compagini di alto rango a viso aperto; l’elogio intendo riservarlo all’uomo, serio e rispettoso delle regole. Ad Avellino, verso la fine della sua carriera di calciatore, dimostrò di non piegarsi al sopore, al limite dell’omertoso, che accompagna troppo spesso il mondo del calcio. Lui dimostrò di essere fatto di altra pasta. Gli auguro ogni fortuna, anche se ha giocato con la squadra della provincia.

Dovremmo parlare della partita, finita praticamente al trentesimo del primo tempo.

Preferisco, invece, parlare del precario Fonseca.

In molti, eccezion fatta per gli autori, ricorderanno gli articoli in cui veniva descritto come un quasi minus habens, inadeguato alla panchina della Maggica, che si divertiva a mandare in campo le riserve – specie in Europa League- dimostrando la sua totale incapacità.

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Due mesi dopo, quegli stessi che lo mortificavano, affermano che aver fatto giocare tutti i componenti della rosa, oltre a creare un gruppo compatto, ha fatto sì che, al momento opportuno, tutti si siano fatti trovare pronti alla chiamata.

Capita così che in una Roma ancora priva di 8 (otto) titolari, lui decida di rinunciare a titolari del calibro di Veretout, Pellegrini e Dzeko, senza che i sostituti li facciano rimpiangere.

Capita che due calciatori ormai dati per finiti da tutti (me compreso) come Karsdorp e Bruno Peres rifioriscano all’improvviso.

Capita che giocatori etichettati per bidoni come Ibanez, Villar o Borja Mayoral dimostrino di non essere tali, anzi di sapersi rendere molto utili, sorprendendo ogni più rosea aspettativa.

Però il merito non è di Fonseca, ma di chi gli ha suggerito di cambiare il metodo di preparazione, magari quello stesso che pronosticava una Roma da ottavo posto ed oggi si lamenta perché non vince con le grandi: perché dovrebbe, se grande non è?

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P.S. Casualmente mi è capitato di leggere il contenuto di questa rubrica in occasione del primo Crotone-Roma disputatosi. Iniziavo con l’esortazione a far realizzare lo stadio della Roma. Era il 13 febbraio del 2017. Il vento non solo non è cambiato ma si è trasformato in un uragano che spero travolgerà la Sindaca degli altri romani, restituendola al suo ruolo di grande Avvocatessa.

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