Napoli a più quattro e con lo scontro diretto tutto è ancora possibile

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Il Tempo (G.Giubilo) – Che meraviglia, quell’aroma di caffè che i giocatori della Roma sorbivano a fine pranzo, in attesa di salire sul pullman per raggiungere l’Olimpico: e che gli juventini respiravano prima di mettersi davanti al televisore, per gufare i rivali napoletani, dopo il sonno ristoratore seguito alla vittoria sull’Empoli. Frutto, questa, di un’ennesima prova di forza di una linea difensiva che può permettersi di non avvertire la assenze di Bonucci e Chiellini. La capolista poteva godersi la caduta dei rivali alla Dacia Arena, il trentesimo gioiello di Higuain non guastava la festa dei friulani. Il quinto scudetto di fila, impresa che manca dagli Anni Trenta, è ormai quasi nelle mani di Max Allegri. Ma ancora più luminoso il sorriso che il pomeriggio festivo avrebbe rivolto alla Roma. La nona sinfonia di Spalletti, giunta dopo che il pari con l’Inter aveva fermato la striscia di vittorie consecutive, ha accenti melodiosi perché celebra un autentico trionfo nel derby. Volendo fare un calcolo percentuale, i novanta minuti si possono dividere in settanta per i romanisti e venti per i laziali.

Dopo il raddoppio di Dzeko e le troppe occasioni sprecate, l’orgoglio laziale ha fatto passare ai concittadini un brutto quarto d’ora, come se la Roma fosse uscita dal campo. Un errore del portiere ha rilanciato le ambizioni biancocelesti, ma l’assalto in massa promosso da Pioli con troppi attaccanti in campo si è rivelato arma a doppio taglio. L’ha pagata cara, il tecnico, sollevato dall’incarico, con la squadra affidata a Simone Inzaghi. Difficile però attribuirgli tutte le responsabilità per una sconfitta maturata contro una formazione di qualità nettamente superiore. Comprensibile la delusione dei tifosi, ma forse la società ha preferito scaricare sulle spalle del tecnico anche il peso di una campagna acquisti certamente non di primo piano. Per tornare alla partita, negli spazi ritrovati la Roma è tornata a colpire prima con l’ennesimo capolavoro balistico di Florenzi, fascia di capitano onorata al meglio, e poi con Perotti, il coltellino multi-uso al quale soltanto Nainggolan ha potuto insidiare il ruolo di «hombre del partido». Ma merita apprezzamento anche il prezioso lavoro in copertura di Pjanic, in aggiunta alla solita eleganza di gesti tecnici. La Roma può perfino puntare al secondo posto, se saprà trarre profitto dalla visita degli azzurri di Sarri all’Olimpico.

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