Nainggolan: “Il ruolo? Ho sempre fatto la mezz’ala, quindi stiamo parlando del niente. Voglio vincere con la Roma”

Radja Nainggolan, centrocampista della Roma, è stato intervistato da Il Romanista, ed ha parlato anche della sua permanenza nella Capitale. Queste le sue parole:

Quindi non è vietato segnare anche in questo ruolo? Battute a parte, il gol l’ho vissuto come qualcosa di naturale, frutto del lavoro. Mi ha fatto piacere che sia arrivato anche su una bella azione. Io non ho mai avuto dubbi, già nelle partite precedenti ho avuto delle occasioni, ma al di là della soddisfazione personale è stato importante sbloccare il risultato e dare il via a una bella vittoria davanti ai nostri tifosi. Adesso dobbiamo restare concentrati e andare avanti su questa strada”.

In molti sostengono che la tua posizione sia uno dei motivi di maggior contrasto con l’allenatore…
«Lo dicono fuori, ma che ne sanno? Dieci metri più avanti o più indietro a me non cambiano niente. Dove gioco gioco. Mica voglio negare che lo scorso anno sia stata la miglior stagione per me, ho fatto tanti gol e tante partite importanti. Ma io ho sempre fatto la mezz’ala, sto solo cercando di riabituarmi al ruolo. Io non sono un trequartista, di solito quelli che giocano lì sono giocatori alla Ronaldinho. Il mio ruolo l’anno scorso è stata un’invenzione di Spalletti e si è rivelata perfetta per me. Ma ora sono tornato al vecchio ruolo e anche questa posizione è perfetta per me. Stiamo parlando di niente».

Su questo terreno secondo te venivano coltivate le sgradevoli chiacchiere sulla presunta inadeguatezza di Di Francesco? 
«E’ il calcio, sapete come funziona. Ma chi dice che non crediamo in lui dice cazzate. Di sicuro l’anno scorso è stata una bella annata, col record di punti eccetera. Ma è un capitolo chiuso. Sono andati via giocatori importanti, lo sappiamo, ma quando cambi diversi elementi ci vuole solo tempo per far inserire i nuovi e per avere il gioco che vuole l’allenatore».

Nel 4-3-3 di Di Francesco c’è qualcosa di particolare che va provato? 
«L’unica differenza viene dalle caratteristiche diverse dei giocatori. Prendi Defrel, è un attaccante che si sta adattando a giocare esterno sacrificandosi molto anche in fase difensiva, sta cercando la dimensione giusta anche lui. Come Alisson, che l’anno scorso giocava una partita ogni sei e quest’anno gioca sempre. E’ tutta una questione di ambientamento. Ma siamo tutti sulla stessa barca. Il mister vuole fare giocare bene questa squadra, noi siamo con lui. Ci è mancato solo il risultato con l’Inter. Se avessimo vinto noi 3-1, e la partita ce ne avrebbe data la possibilità, nessuno avrebbe sollevato il problema del sistema di gioco. Ma questo è il calcio. A Bergamo abbiamo giocato peggio e vinto e tutti ci hanno elogiato, con l’Inter abbiamo giocato meglio e perso e vengono fuori tutti i dubbi».

L’obiettivo qual è? 
«Io voglio fare meglio dell’anno scorso, questo è chiaro. Se sono rimasto a Roma è perché voglio vincere con questa squadra, questa maglia, questa piazza. Sarà un’emozione che non si può descrivere. Spero che prima o poi possiamo festeggiare qualcosa».

Perché hai scelto di restare alla Roma? 
«Avevo molte offerte importanti, ma per me è importante lo stile di vita giusto con le persone che amo, sono felice dove sto e non avevo nessun motivo di cambiare. Non è solo questione di stare bene a Roma, è che qui ricevo tanto affetto, forse qualcosa ho anche dato, certo, non c’è cosa più bella. L’altro giorno prima della partita con l’Atletico, Carrasco mi chiedeva perché fossi rimasto qui. Perché qui ho tutto, gli ho risposto. La società vuole crescere, io voglio vincere. Siamo una squadra di grandi tradizioni. Siamo la capitale d’Italia, non può essere che non vinca qualcosa per tanto tempo. Sono sicuro che presto succederà».

Hai avuto mai la tentazione di continuare a lavorare con Spalletti accettando la corte dell’Inter?
«Sicuramente è un grande allenatore, non posso certo negarlo. Con lui mi sono trovato bene, certo, e avendo segnato tanto è naturale che il mio rendimento abbia colpito tutti, ma la mia scelta è fatta. Mi sono affezionato a questa città ormai».

Ti senti un idolo qui? 
«No, mi sento rispettato. Quando uno dà tanto poi riceve tanto».

In Italia i valori sono gli stessi di sempre? 
«Il livello di competitività si è alzato. Secondo me ci sarà maggior equilibrio. Ci sono squadre più forti».

La Juventus è sempre la favorita? 
«Certo, il 3-0 di Barcellona è stato brutto. Ma resta sempre la più forte. E vicino a loro metto anche il Napoli. E qui ci siamo anche noi».

La Juventus ti è ancora antipatica? Ti sei mai pentito di certe dichiarazioni polemiche? 
«Mai, io dico quello che penso. Nasce tutto dai tempi di Cagliari, vedevo in campo certi atteggiamenti dei giocatori nei confronti degli arbitri e gli arbitri mi sembravano sempre un po’ condizionati. Quando poi è successo che nello scontro diretto ci hanno dato due rigori contro fuori area ho detto che la storia è sempre la stessa, non cambia mai. E gli juventini mi hanno attaccato. Io ho solo risposto».

E quando hai segnato alla Juventus ti sei goduto l’esultanza… 
«Mi hanno gridato “uomo di mer..” per tutta la partita…».

Più gratificante segnare alla Lazio o alla Juve? 
«Gli unici gol che mi piacciono sono quelli che servono per vincere…».

Ti piace il Var? 
«Speravo fosse più utile. A noi per ora non lo è stato, con l’Inter mi aspettavo che l’arbitro nel dubbio si consultasse. Ma io forse non dovrei entrare in questi discorsi… ».

Se potessi tornare indietro, come un film, c’è qualcosa che non rifaresti net tuo rapporto col ct della Nazionale? 
«No, niente. Non riesco proprio a capire perché non sono rispettato per come sono. La mia vita è questa, non manco di rispetto a nessuno, sono disponibile per tutti. Magari non gli piaccio, non so, questo può essere. Io dico quello che penso, sempre, non penso di far male a nessuno, amo le persone che parlano chiaro. Magari pago quello. Ma non ho davvero niente di cui rimproverarmi».

Forse a Martinez non piace il fatto che vivi in maniera così “intensa”? 
«Ma lo vedete che poi in campo do il massimo, no? Non nego di divertirmi, ma mi pare che reggo bene tutto. Se un giorno non reggerò più certi orari cambierei stile. Io do il massimo nel mio lavoro, che è anche la mia passione, ma poi voglio rilassarmi».

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