Nainggolan: «E’ il campo la risposta»

Corriere dello Sport (R.Maida) – Al fischio finale, sulle note di Rino Gaetano, Radja Nainggolan si guarda intorno accorgendosi che davvero il cielo è sempre più blu. Circondato dai raccattapalle e da decine di bambini entrati in campo chissà da dove, si concede come se niente fosse accaduto alle richieste di selfie e alle pacche sulle spalle. Senza sorrisi e senza mugugni: sereno. Poi si avvicina allo spicchio di tifosi della Roma e li applaude per venti, trenta secondi consecutivi finché, dal popolo dei mille che si sono avventurati a Crotone, parte il coro di tutte le belle giornate: Ollellè, Ollallà, Radja Nainggolan, Radja Nainggolan. La sua popolarità non è diminuita, semmai il contrario.

UN PASSO OLTRE – E’ bastato un gol, il nono stagionale, il sesto in campionato, a cancellare o almeno anestetizzare le sensazioni negative provocate dal video infrasettimanale. «La cosa migliore è sempre rispondere sul campo» si è limitato a spiegare Nainggolan, quando già era sul pullman che riportava la Roma a Lamezia Terme, attraverso gli immancabili social. Senza parole, senza scrivere: si è limitato a un “retweet” della tifosa Silvia che riassumeva in quella frase uno stato d’animo comprensibile. Dagli spogliatoi, dopo la doccia, si era invece allontanato in fretta, dribblando i cronisti e il pantano che si era creato per l’umidità con la stessa leggiadria mostrata in occasione del tiro vincente, utilissimo a instradare la vittoria prima dell’intervallo.

SFOGO – Abbracciato calorosamente dai compagni, che già nei giorni scorsi gli avevano manifestato solidarietà per la piccola violazione subita in un’ordinaria notte romana da un manipolo di aspiranti filmakers, Nainggolan ha esultato con un urlo e con il pugno chiuso, per liberarsi dalle ore di dubbi e dibattito, dei richiami all’etica e degli appelli alla professionalità, e poi è passato velocemente davanti alla panchina per stringere la mano a Spalletti, a cui deve molto sul piano tattico e anche umano, per tutto ciò che di buono aveva ascoltato nelle ultime ore in sua difesa.

LA FASCIA – Nainggolan ha apprezzato la normalità di avvicinamento alla partita dello Scida. Non solo non è mai stato messo in discussione o punito per le «bischerate» fuori ordinanza. Ma in una Roma senza italiani, e quindi con i tre teorici capitani fuori causa, ha conservato i gradi di vicario che servivano per indossare la fascia. Per Spalletti sarebbe stato fin troppo facile consegnarla a Strootman, uno dei leader del gruppo e un robot di efficienza. Ma proprio a causa del can can mediatico generato dal video, da caposquadra ha voluto trasmettere noncuranza alla squadra e allo stesso giocatore. Ottenendo in cambio da Nainggolan una partita di sostanza e qualità.

NUMERI – E’ interessante osservare quanto l’avanzamento di postazione, da mediano a trequartista, abbia migliorato le sue percentuali realizzative. Con 9 gol tra campionato e coppe, adesso Nainggolan intravede nel mirino l’amico Pjanic: sono state 12 le reti segnate in una stessa stagione, l’ultima in maglia della Roma. E più in generale, dall’arrivo di Spalletti, Nainggolan ha raggiunto quota 12 gol in 13 mesi, dopo un intero girone d’andata trascorso senza reti da discepolo di Rudi Garcia. Ieri sera sarà andato a festeggiare facendo le ore piccole, di ritorno dalla Calabria? Forse sì, forse no, a questo punto non importa più. L’importante, come gli hanno suggerito in privato i dirigenti, è che abbia imparato due lezioni: 1) meglio non lasciarsi tirare dentro a conversazioni scivolose davanti ai telefonini accesi. 2) meglio non odiare la Juventus: è sufficiente batterla.

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