Il Messaggero (S. Carina) – Bentornato José. Ci sono volute 10 partite di campionato e 3 di coppa, per rispolverare il Mou formato Budapest. Quello senza peli sulla lingua, che non pondera le parole o dribbla le questioni per non andare a urtare la sensibilità di chi lo circonda. Perché lo faccia adesso, diventa una questione soggettiva. Tradotto: da chi pensa che sia un modo scaltro per spostare l’attenzione ad altri che ritengono perché abbia sposato invece in toto la causa giallorossa, poco importa. Ognuno ha la sua idea che non cambierà.

I temi che però affronta sono oggettivi: calendario, assenza della società, mercato. Poi i toni sono più o meno sarcastici/polemici e ne risponde il diretto interessato. Ma è sulla sostanza che ci si deve soffermare. E sulla quale difficilmente ci si può dividere. A partire dal calendario e dalle parole dell’ad della Lega De Siervo (“Le sue dichiarazioni sono suonate come un alibi”) che rimanda al mittente: “Nel calcio la parola alibi si utilizza quando si perde, di solito non prima di perdere le partite. Noi invece parliamo del calendario fin dall’inizio, non solo dopo la sconfitta contro l’Inter. Capisco che nel calcio c’è tanta gente che è arrivata col paracadute, non è il loro mondo, non lo conoscono, vengono per lo status, per la politica. Queste persone le devi rispettare e va bene, ma non vale nemmeno la pena commentare le loro parole. È come se io parlassi di fisica o di cinema. Sono arrivati con il paracadute e dobbiamo rispettarli. Non sanno cosa significa giocare ogni 3 giorni oppure lo sanno e fanno finta di non saperlo. Nella Lega Calcio c’è anche gente con una storia di calcio e che ha lavorato in questo mondo e ne conosce le difficoltà per recuperare”. Provate a dargli torto.

Dopo le sfide di Europa League, in programma il giovedì, la Roma non ha mai riposato più di due giorni e ha sempre giocato in trasferta il turno successivo. Di fatto ha avuto a malapena un giorno pieno per recuperare tra una partita e l’altra. Copione che si ripeterà questa settimana con la trasferta di Praga e il derby: “Ora succederà di nuovo – spiega il tecnico – La Lazio gioca martedì, noi giovedì. In questo caso siamo stati solo sfortunati, visto che non si può giocare di lunedì per le nazionali. Loro avranno un vantaggio ma non c’è niente da dire o commentare. Ma per tutto quello che è accaduto fino ad oggi e capiterà anche dopo, siamo stati veramente penalizzati”.

Secondo tema, l’assenza di supporto da parte del club, già rimarcato lo scorso 31 maggio: “Se la nostra società non solleva la questione pubblicamente, sono sempre io a dover parlare delle stesse cose. Magari non dovrei. Fortunatamente, mi sembra che i tifosi non siano degli scemi, prima di ogni partita la musica della Lega viene fischiata e se lo fanno ci sarà un motivo”. Anche in questo caso, difficile contraddirlo. Per filosofia, modus operandi, linea societaria – chiamatela come volete – la Roma pubblicamente più che un low profile ha scelto un no profile. Decisione legittima che però contrasta con quello che vorrebbe l’allenatore.