Il Messaggero (A. Angeloni) – C’è Paulo Dybala, sempre pronto a regalare un sorriso, in campo (con i compagni) e fuori (ai tifosi, che lo invocano e gli chiedono di restare a lungo nella Roma e il rinnovo appare ormai scontato); c’è poi El Shaarawy, l’idolo di grandi e piccoli, il Faraone dalla faccia da pupo. Quindi, ecco Solbakken, fermo ai box per noie muscolari.

Infine c’è Belotti, che in campo fatica come un mulo e a fine allenamento sale subito sul pullman, telefono in mano, borsetta porta oggetti sul braccio e cuffie nelle orecchie. Lui il sorriso lo ha un po’ smarrito, non è il momento di calarsi tra la gente, lo farà quando tutto andrà meglio, quando e se quella cresta ricomincerà ad alzarsi come la prima volta, quando dedicò un gol al suo amico Juri Gallo; forse ripartirà proprio da qui, stasera (dopo cenni di risveglio nelle amichevoli di Trigoria), nel primo test serio del pre-campionato: all’Estadio Municipal di Albufeira (ore 21 italiane, diretta su Dazn) arriva il Braga, terzo nell’ultimo campionato portoghese, alle spalle di Benfica e Porto.

Il Braga assaggerà la Champions (8/9 agosto, terzo turno preliminare), la Roma la sogna e nella preparazione è solo a metà strada, in piena costruzione, specialmente dell’attacco. Mourinho ha sistemato la difesa, sta lavorando sul centrocampo e ora sogna un bomber da affiancare a Dybala, che si chiami Morata (un sogno) oppure Scamacca (nome più realistico). Ma ne serve uno, prima possibile. Tra i desideri dello Special c’è anche quello di ridisegnare in Belotti quella capacità di fare gol: Andrea, che ne ha segnati 106 in carriera, è lo stesso che lo scorso anno, in campionato, non ne ha fatto nemmeno uno.

Una corsa al contrario. Qualcosa è andato storto, come se dopo il Toro si fosse avventata su di lui una sorta di maledizione. Storto non nel ragazzo, amato da tutta la squadra e dallo stesso allenatore, ma nel calciatore, lontano parente di quello visto da capitano granata, quando viaggiava sempre in doppia cifra, quando era diventato mister cento milioni e forse lì si è esagerato, lo ha ammesso pure Andrea in passato. Il vento del mare che soffia costante da queste parti sa rinfrescare la testa, perché forse il problema del Gallo è proprio lì, ovvero nel non riuscire a riconoscere più le proprie qualità.