Morassut: «Ma ora bisogna evitare altri pasticci. Roma diventi una Regione Capitale»

Il Messaggero (F.Rossi) – Roberto Morassut, deputato del Pd ed ex assessore capitolino all’urbanistica, cosa pensa della vicenda del nuovo stadio della Roma? «Io ho criticato il progetto di Tor di Valle fin dall’inizio. Anche in disaccordo con l’orientamento prevalente del Pd».

Perché?
«Ritengo che sia una scelta urbanisticamente sbagliata e che deriva da una legge, quella sugli stadi, altrettanto sbagliata e foriera di confusione, rischi e pasticci di ogni tipo. Ho votato quella legge per disciplina di gruppo ma ho contribuito a limitarne i danni e comunque continuo a ritenerla talmente deleteria da considerare necessario persino un suo ritiro».

Venerdì scorso si è raggiunto l’accordo tra i costruttori e la giunta M5S. Come lo valuta?
«Non mi pronuncio perché non ne conosco il merito con esattezza, ma rilevo che l’urbanistica fatta un tanto al chilo e sotto la pressione della piazza non porta mai a buoni risultati».

C’erano alternative praticabili?
«Secondo me sarebbe stato possibile perseguire la via del recupero del patrimonio pubblico del Flaminio e dell’Olimpico e farli diventare le case della Roma e della Lazio attraverso un operazione urbanistica e patrimoniale pubblico-privata di grande respiro. Si è scelta un’altra strada che si è rivelata pasticciata».

E ora?
«Spero che questo ultimo annuncio della Raggi non sia un’altra bufala e che si proceda con linearità e senza pasticci perché significherebbe gettare altra benzina sul fuoco».

Tutto ciò avviene sullo sfondo di una Capitale che attraversa momenti difficili.
«La tensione sociale nella città sta raggiungendo livelli allarmanti. La rivolta dei tassisti, la situazione di tensione tra le famiglie dei piani di zona, le proteste degli ambulanti sono le spie di un accumulo di tensioni profonde e che derivano damotivazioni strutturali. La città vive una crisi di sistema alla quale la politica nazionale non sta dando risposta. Abbiamo visto come nelle manifestazioni di questi giorni si siano ripresentate organizzazioni estremiste che sempre colgono lo spazio giusto per inserirsi, come accadde nel 2013 con le tensioni sulla casa».

Come si può risollevare la città?
«Con Raffaele Ranucci abbiamo avanzato già dal 2013 una proposta di legge costituzionale: dare a Roma i poteri di una Regione Capitale come avviene per le maggiori capitali europee».

Sul Campidoglio pesa anche il fardello del debito storico.
«Bisogna fare qualcosa ed il Governo deve farsene carico da subito, credo. In primo luogo bisogna fare chiarezza sull’entità di questo debito perché sono state dette cose assai inesatte sul passato. A me risulta che nel 2008 questo debito non ammontasse affatto ai 22 miliardi di cui si è sempre parlato a sproposito ma a meno di 10 e quindi dentro livelli assolutamente compatibili, per proporzione, con quelli della maggioranza dei Comuni italiani. Dopo il 2008 il Comune ha prodotto poi ulteriore indebitamento. E oggi i 500 milioni annui che vanno a ripiano del pregresso vengono tutti destinati, di fatto, a spesa corrente».

Quindi?
«Occorre spostare risorse sugli investimenti e sul capitale fisso della città scegliendo alcune priorità».

Anche il suo partito, il Pd, sta affrontando un passaggio delicato.
«Penso che per il Pd a livello nazionale sia arrivato il momento di evolversi in qualcosa di davvero più conseguente a questo tempo. La forma partito tradizionale è ormai più una barriera che uno strumento attivo per la partecipazione di tante persone che vogliono sentirsi libere da forme burocratiche. Il Pd deve evolversi in un Movimento Democratico avviando una Costituente che parli a milioni di italiani».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti