Mkhitaryan: “Sono molto felice di giocare per la Roma e di avere questi tifosi” – VIDEO

L’obiettivo di Petrachi deve essere confermarlo per la prossima stagione. Mkhitaryan è un punto fermo della Roma di Fonseca e anche lui si trova molto bene a Roma. Lo ha confermato in un’intervista rilasciata all’ambasciata italiana in Armenia. Queste le sue parole:

In una recente intervista hai parlato dei tuoi piani per restare Roma. Che livelli vuoi raggiungere, la Champions? 

Dal primo giorno che sono arrivato a Roma mi sono trovato bene, con al squadra, la città, era tutto fantastico. Ovviamente sarebbe bello restare qua. L’obiettivo principale sarebbe la Champions, e ovviamente giocare e vincere dei titoli.

Hai giocato in Ucraina, Germania e Inghilterra, ora sei in Italia. Cosa ti ha dato la Serie A?

Paragonandola al calcio inglese, tedesco e ucraino, ha le sue particolarità. Alcuni la sottovalutano, ma è molto interessante giocare qui. Non è forse come 20 anni fa, ma sono sicuro che il campionato stia continuando a crescere e anche la scelta del prestito dell’anno scorso parla da sé. Sono molto felice di essere qui, giocare in Italia con questi tifosi è davvero incredibile. Avevo sentito molto sul fatto che i tifosi qui fossero pazzi in senso buono, ma non potevo credere che fosse davvero così. Sono molto soddisfatto di giocare per la Roma e di avere questi tifosi. Non è un segreto che il successo di ogni giocatore in campo dipenda anche dai suoi compagni e da una collaborazione efficace tra di loro.

Raccontaci qualche aneddoto sui tuoi compagni. 

Ovviamente una buona performance non si basa solo su di te, dipende anche da tutti gli altri perché non puoi vincere una partita da solo. Devi vincere con 11 giocatori più quelli in panchina, perché il calcio è uno sport di squadra. Non puoi pensare: “Ok, oggi gioco da solo, dipende tutto da me”. No, dipende da tutta la squadra. Cerco di fare del mio meglio per aiutare i compagni e loro fanno lo stesso per me. Dal primo giorno che sono arrivato sono rimasto impressionato da alcuni giocatori, dei livelli che non avevo visto in Germania, Inghilterra o Ucraina. Non farò i nomi ma dico che abbiamo dei grandi talenti, dei grandi calciatori che possono raggiungere livelli altissimi e spero che con le loro qualità potranno aiutare la Roma per raggiungere gli obiettivi.

La situazione più divertente nella quale ti sei trovato in Italia? Anche gli italiani come gli armeni hanno un grande senso dell’umorismo…

Gli italiani con la loro mentalità sono molto simili agli armeni ed è una cosa buona per me perché mi trovo molto bene con loro e mi rende la vita più facile. Di cose divertenti ne sono accadute, la prima è stata mentre stavo prendendo il volo, il 2 settembre, per viaggiare da Londra a Roma. Ero seduto in aereo e l’assistente di volo è venuto da me e mi ha chiesto: “Hai già firmato con la Roma?” e io gli ho risposto: “Beh, come vedi sto andando a Roma a vedere se firmare o meno”. Quando sono sceso dall’aereo c’erano tantissimi giornalisti e ho chiesto all’ufficio stampa della Roma: “Non ho ancora firmato, perché c’è tutta questa gente con le telecamere che si aspetta che dica qualcosa sulla Roma?”. E mi ha risposto che l’Italia va pazza per il calcio, quindi sarei dovuto essere pronto per queste cose. Forse ora la storia non è così divertente ma comunque ti dice molto: ero in una situazione in cui io stesso non sapevo se avrei firmato o meno con la Roma, ma tutti già lo davano per scontato.

In che modo la tua famiglia ti sprona ad essere più motivato?

Anche prima di sposarmi avevo la famiglia che mi motivava, mia madre mia sorella, ma anche mio cugino, i miei amici. Io gioco a calcio per me stesso ma voglio che anche loro siano felici. Se gioco bene significa che staranno bene anche loro. Il livello successivo è stato quando mi sono sposato ed è nato mio figlio. Ogni volta che vado agli allenamenti penso a loro. Sfortunatamente non ho ancora giocato una partita dalla sua nascita, ma spero che presto ci saranno altre gare. Durante gli allenamenti penso sempre a loro, penso ad allenarmi e a giocare con più impegno.

Impossibile evitare l’argomento della buona cucina…

Quando ho iniziato ad assaggiare il cibo qui, in tanti ristoranti ho pensato: “Oh mio Dio”. In tutto l’anno che ho passato qui ho provato un sacco di cose e tutto ciò che ho assaggiato è stato fantastico. Certamente anche questo può spronarti, perché ti dici che ti sei allenato e hai giocato e poi puoi goderti la vita in Italia.

Qual è il tuo prossimo obiettivo nel calcio a livello personale? 

Ho già ottenuto molto, ma per me quello è il passato. Voglio di più per l’anno prossimo, non mi restano molti anni in carriera ma sono sicuro che sto facendo del mio meglio per raggiungere i miei obiettivi. Alla fine dalla tua carriera tutti penseranno a cosa hai fatto per le squadre, cosa hai vinto, come hai giocato… Quindi per me è molto importante lasciare un ricordo positivo: vincere qualcosa, un titolo, fare qualcosa di buono per la squadra.

C’è qualche gergo particolare per il calcio italiano? 

L’italiano è una lingua splendida e quando ero giovane avevo l’obiettivo di impararla, ora ho questa opportunità. Grazie a Dio sto andando bene, anche gli altri sono soddisfatti del mio italiano e ho già fatto delle interviste. In più è molto più facile parlare con i compagni perché non ti servono frasi lunghe, dici solo un paio di parole. È facile, ma credo che il modo in cui mi sono dedicato allo studio dell’italiano sia ottimo, anche grazie alle persone che mi hanno aiutato.

La quarantena ti dà più possibilità di restare in contatto con i tuoi fan attraverso i social media?

Si ho fatto alcune interviste dal vivo e ho risposto ad alcune domande dei fan su come io stia durante la quarantena, come mi tenga occupato, se vedendo film o serie tv, o se possa uscire per brevi allenamenti. Queste sono le domande che mi hanno fatto durante la quarantena e sono felice di averci parlato anche per sapere come stavano loro.

In che modo i tifosi italiani apprezzano il tuo gioco?

Le uniche occasioni dove ho contatto con loro è dopo le partite, quando prendo la macchina per andare a casa e a volte mi fermano per un autografo o una foto. I fan li posso incontrare dovunque e sono felice di parlare con loro. Alcuni sono felici, altri meno, ma è normale. Non puoi essere amato da tutti, fa parte del calcio. Provo a fare del mio meglio per rendere tutti felici. Se segnerò, se farò un assist, è quello che li rende felici. Per me la cosa più importante è che la squadra vinca ma ovviamente sono felice se riesco a segnare o fare assist.

C’è un momento in “The Last Dance” in cui Michael Jordan dice: “Sono solo un giocatore professionista, non un attivista”. Come la pensi?

Bè, se l’ha detto ha ragione. Non puoi fare l’attivista se stai facendo dello sport. Io sono totalmente concentrato sul calcio e non penso a nient’altro, che si tratti di attivismo o altro. Non è da me. Mi sono impegnato nel calcio e voglio restare nel calcio. Non voglio stare a guardare da altre parti per vedere cosa accade o cosa posso fare o dire qualcosa di provocatorio. Il mio lavoro è giocare a calcio e basta. Voglio godermi questo.

Che cosa fai vedere ai tuoi giovani tifosi oltre il bel gioco sul campo?

Se una nuova generazione ti sta vedendo come un idolo significa che sei sulla strada giusta. Se vedono qualcosa in te che possono imparare per loro vuol dire che stai facendo bene. Io ho sempre sognato di fare il calciatore, di essere un top player, anche affinché le persone mi guardassero e fossero orgogliose di me e potessero imparare qualcosa.

Che cosa serve per avere una squadra forte? Per l’Armenia per esempio?

Vedo molti sbagli ma anche cose fatte molto bene. È comunque difficile parlare di cose in cui non sei dentro. Non sono nell’accademia e non vedo che tipo di lavoro fanno sui ragazzi, che tipo di filosofia hanno di allenare. I soldi fanno la differenza certo. Con più soldi puoi costruire di più e raggiungere più obiettivi.

Qual è la tua filosofia per diventare uno dei migliori giocatori in Europa?

Prima di avere una filosofia ho sempre avuto un sogno, ho sempre saputo dove volevo arrivare. Grazie a mio padre sono diventato un calciatore e gli sono davvero grato per questo perché non riesco ad immaginarmi senza calcio. Fin dai primi giorni ho sempre sognato di giocare per i migliori club d’Europa e ho realizzato il mio sogno impegnandomi e mischiando l’impegno con il mio talento. La mia filosofia è semplice: devi sforzarti, lavorare duro, credere in te stesso e non arrenderti mai. Se ti arrendi significa che stai andando nella direzione sbagliata. Devi immaginare di essere dentro un tunnel e di dover raggiungere la luce.

Gli italiani e gli armeni sono simili tra loro?

Credo che l’unica differenza sia la lingua. Ad entrambi piace scherzare, fare battute, possono anche mentire ma è normale. Mi piace la positività e l’energia delle persone. Dal primo giorno che sono arrivato qui mi sono sentito come in Armenia e questo mi ha fatto stare molto bene.

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