La Gazzetta dello Sport (G.B. Olivero) – Non vogliamo assolutamente provocare l’esercito di giochisti in servizio permanente effettivo, ma la domanda sorge per l’ennesima volta spontanea: conta di più il gioco o la giocata di qualità? Chiedetelo a Daniele De Rossi, che sta studiando da grande allenatore, per una vita ha avuto come compagno Francesco Totti e oggi si gode da tecnico Paulo Dybala: l’argentino ieri ha vinto quasi da solo una sfida che il Toro ha giocato meglio nel primo tempo e alla pari nella ripresa. Chiedetelo a Ivan Juric, la cui squadra nel giro di pochi giorni ha creato tanto e concesso poco contro le romane, ma ha chiuso con due sconfitte amare che complicano la rincorsa a un posto in Europa.

D’altronde la qualità, se manca, non la si può allenare. Nessuno insegna a Dybala a prendere la palla sulla trequarti e a metterla nell’angolino da oltre venticinque metri. Da posizioni più agevoli nel primo tempo Sanabria non è stato sufficientemente cattivo e nella ripresa una conclusione di Vlasic è finita comodamente tra le braccia di Svilar: il croato è un giocatore forte e ieri l’ha dimostrato ancora, però quando tira non avrà mai la stessa efficacia e inesorabilità di Dybala.

Nel calcio, insomma, la qualità batte spesso l’organizzazione. E l’altro lato della medaglia sono gli errori individuali: Sazonov regala un rigore assurdo ad Azmoun, Masina lascia troppo spazio a Dybala e tante buone azioni granata muoiono dalla trequarti in avanti per scarsa precisione al cross, all’assist, al tiro. Così Dybala si porta a casa il pallone della prima tripletta in giallorosso e De Rossi festeggia una vittoria che conforta le ambizioni di quarto posto, distante quattro punti.