Ma quale arbitro. Che sVentura l’Italia

Il Tempo (S.Pieretti) – A.A.A. cercasi nuovo allenatore. Il problema non è andare o non andare al Mondiale, ma trovare immediatamente una nuova guida tecnica per la Nazionale. L’Italia in Russia può ancora andarci ribaltando nello spareggio di ritorno domani a Milano l’1-0 subìto contro un avversario qualitativamente scarso. La Svezia è poca cosa, ma la Nazionale di Ventura al suo cospetto è riuscita nell’impresa di valere ancor meno. Altri novanta minuti, poi il cambio. Comunque vada. Perché presentarsi al Mondiale con questo assetto tecnico porterebbe soltanto risultati disastrosi. Dopo il trionfo del 2006, nelle due ultime edizioni della Coppa del Mondo gli azzurri sono usciti nella fase a gironi, la replica di tali risultati certificherebbe la retrocessione mondiale della nostra selezione. Il movimento calcistico nazionale non può permettersi una debacle del genere che ricadrebbe pesantemente su tutto il sistema, uno tsunami di dimensioni significative, dal punto di vista economico, politico, sportivo. Cambiare tecnico per cambiare destino, che altrimenti pare segnato.

L’Italia è una squadra alla deriva, il conclamato ricambio generazionale di Ventura non ha portato a nulla, le novità tattiche (4-2-4?) non hanno fatto altro che creare confusione in seno a una formazione che aveva trovato un equilibrio tattico ben preciso. Oggi la Nazionale è incerta, insicura, timorosa, è il ritratto di un allenatore che – da tecnico di club – aveva solo sfiorato la ribalta internazionale con appena 7 panchine – sette! – nelle competizioni europee. In Russia, a patto arrivi qualificazione, è necessario un nuovo ct, perché quello attuale si è rottamato da solo, indicando come alibi la sconsiderata direzione arbitrale del fischietto turco Cakir, e altresì auspicando – per la partita di Milano – un arbitro altrettanto permissivo. Ritornello ripetuto ieri dal presidente federale Tavecchio. «Mai discutere con un idiota. Ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza». Ecco spiegata la sconfitta di Stoccolma, con gli azzurri caduti nell’imboscata svedese senza batter ciglio; eppure l’esperienza non mancava, con sette giocatori ultra trentenni scesi in campo dal primo minuto. La disfatta svedese è unicamente ascrivibile al ct Ventura che, dopo aver ereditato una squadra da Antonio Conte, è riuscito a smembrarla in undici componenti distinti e separati.

L’Italia non è squadra, a fatica riesce a essere un gruppo. Lo ha dimostrato in campo contro un avversario mediocre che ha messo in campo solo la generosità, unica arma dei mediocri. Gli azzurri hanno fatto lo stesso, laddove sarebbero servite qualità e razionalità. L’Italia ha perso il primo tempo dello spareggio, ma non la qualificazione che si gioca nell’arco dei centottanta minuti; a Milano servirà testa, serviranno gambe, equilibrio e qualità tecniche. Ventura chiede aiuto a San Siro, ma i Santi non hanno mai fatto gol, tantomeno i tifosi che – pur appassionati – non avranno la facoltà di buttarla dentro. Dovrà aiutarsi da solo. Per fare gol – senza prenderne – servirà una squadra equilibrata, e servirà soprattutto una squadra. Fatta dello stesso equilibrio che è sempre mancato in questa gestione tecnica. L’Italia di Stoccolma non ha offerto alcuna idea di gioco, i calciatori hanno garantito il minimo sindacale scegliendo di salvarsi singolarmente dalla disfatta piuttosto che salvare la propria squadra, limitandosi al compitino. Domani sera, tutti Fratelli d’Italia. Da martedì, comunque vada, ognuno per la propria strada: ct da una parte, azzurri dall’altra. Per amor di Patria.

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