La Gazzetta dello Sport (V. Piccioni) – Chiediamo scusa a Osvaldo Soriano, però abbiamo un dubbio: forse il rigore più lungo del mondo non è quello tirato nel suo formidabile racconto. Niente Patagonia dunque, ma lo stadio Olimpico di Roma, il 3 marzo del 1972, durante l’amichevole Roma-Santos. Tutto finì in un attimo, ma quell’attimo, la parata con cui il portiere Alberto Ginulfi disse no a Pelé, è un ricordo che resiste al flusso dei decenni. E c’è da giurare che anche la scomparsa di Ginulfi, avvenuta ieri all’età di 81 anni, non scalfirà la potenza iconica di quel giorno.

Successe tutto in una serata tempestosa riempita all’inizio dagli incidenti per la gente che voleva entrare per forza: tutti dentro per evitare il peggio e per vedere O Rey. Pelé aveva sbagliato dal dischetto 3 volte, segnando in 75 occasioni. L’errore fu evento. E racconto. E versi. “La curva così esplose – scrive il poeta Fernando Acitelli – e la perla nera, stringendoti la mano, t’annovera in quella manciata d’eretici che non avevano abboccato alle finte del penalty“.

Saranno in tanti oggi pomeriggio alle 15 a salutarlo nei funerali che si svolgeranno nella chiesa di San Tommaso da Villanova, nella Piazza della Libertà di Castel Gandolfo. Ognuno avràil suo Ginulfi da raccontare, ma tutti – inevitabilmente – correranno dietro a quell’attimo fuggente impossibile da dimenticare. Il suo rigore più lungo del mondo.