La Repubblica (M.Juric) – Si sapeva non sarebbe stata una trattativa facile. Tanti soldi sul tavolo e soprattutto trasformare in poche ore un sogno impossibile in realtà. Per vedere Romelu Lukaku con la maglia della Roma ci sarà da aspettare un altro giorno. Nella domenica londinese di Tiago Pinto sono stati fatti passi avanti nella trattativa per il calciatore belga. I giallorossi hanno raggiunto l’accordo con il Chelsea per un prestito oneroso da 5 milioni di euro più bonus. Resta ancora il nodo dell’ingaggio: la Roma vorrebbe chiudere l’operazione a circa 7,5 milioni di euro l’anno da versare al calciatore. Molti meno dello stipendio percepito dal belga con il club londinese. Da qui il rallentamento. Lukaku dovrà abbassarsi l’ingaggio e rinunciare a due mensilità (luglio e agosto) maturate in Inghilterra. Il belga volerà nella City proprio per trattare con i due club e trovare l’accordo definitivo con il club giallorosso.

Da Trigoria (o meglio dalla Londra giallorossa) continua a filtrare ottimismo sulla chiusura della trattativa. “Ma serve tempo”, Una congiunzione avversativa diventata unica moneta di scambio tra chi prova a reperire informazioni sull’avanzamento dell’operazione e i protagonisti della stessa. A cui si è aggiunto Dan Friedkin, volato a Londra nel pomeriggio di ieri. Un ulteriore indizio che i tifosi della Roma hanno colto come positivo per la chiusura imminente. Quattro giorni, è questa la dead line che pone il calciomercato. Di più non si può. Ma tutta la Roma dirigenziale è convinta che oggi sia il giorno decisivo. Dentro o fuori. Per poi far arrivare il calciatore nella Capitale, accoglierlo come si deve ad un campione (atteso e voluto) ed espletare le tante condizioni economiche in ballo, compresa la commissione all’agente. Si è continuato a lavorare anche nella notte e lo si farà anche oggi a Londra, con l’intero board giallorosso pronto a tornare con il calciatore.

Ma se da un lato c’è un mercato che accende sogni e speranze dei tifosi giallorossi, dall’altro c’è una classifica deficitaria, che mette la Roma (sì sopra la Lazio) ma con un solo punto in due partite. La disfatta di Verona ancora brucia, per come è arrivata e per le tante note negative uscite dal Bentegodi. Sul banco degli imputati c’è la difesa, il fiore all’occhiello dei giallorossi da quando c’è Mourinho in panchina. A partire dal portiere, colpevole sul primo gol dei gialloblu e al centro delle critiche dei tifosi. Oltre i punti in classifica, i quattro gol subiti in due partite sono statistiche non sostenibili per una squadra che punta dichiaratamente (checché ne dica il suo allenatore) ad un posto Champions, già oggi distante tre punti.

Ma non è solo il portiere portoghese a preoccupare, ma anche Smalling, il baluardo della difesa romanista. “Sembra un altro”, è il giudizio unanime. Due errori in due partite, costati una sconfitta e un pareggio. In più, dopo solo 180’, c’è già chi rimpiange Ibanez, ceduto in Arabia. La velocità del brasiliano, al netto delle amnesie, è una caratteristica che sembra mancare quest’anno alla difesa giallorossa. Che ancora aspetta di vedere il nuovo acquisto Ndicka, lasciato in panchina sia contro la Salernitana che contro il Verona. Di lavoro per Mourinho ce n’è tanto, soprattutto nella solidità difensiva. In attesa che arrivi il prima possibile il salvatore Romelu Lukaku.